La pandemia

Il covid-19 ha approfittato di un tempo buttato via, quello del mese di febbraio 2020 nel corso del quale non si è fatto nulla per fermarlo, degli avvertimenti inascoltati, della lentezza nella reazione dei governi e del colpevole ritardo da parte dell’Oms nel dichiarare lo stato di pandemia. Questi solo alcuni dei motivi che hanno permesso che la pandemia che stiamo attraversando diventasse così drammatica per il mondo. E se la Cina, dopo i primi casi di polmonite di origine sconosciuta, registrati nel dicembre 2019, ha reagito con ritardo il resto del mondo non è stato da meno.
«Se le restrizioni agli spostamenti fossero state imposte più rapidamente e diffusamente, avrebbero comportato una seria inibizione alla rapida trasmissione del virus. Dunque la situazione è stata aggravata da una carenza di leadership globale». La dolorosa analisi arriva da uno studio commissionato ad un team di esperti proprio dall’Organizzazione mondiale della sanità che vuole andare oltre il semplice elenco delle cose non fatte. L’indagine, dal titolo significativo “Covid-19: agiamo perché questa pandemia sia l’ultima”, sottolinea come servano misure audaci per mettere fine alla crisi da covid-19 «che poteva essere evitata», e sollecita l’adozione urgente di un sistema di risposta rapida a possibili future epidemie. «I governi non possono che scegliere di agire per evitare che una simile catastrofe possa riproporsi» sottolineano gli esperti del team voluto dal direttore generale dell’Oms, Tedros Adhanom Ghebreyesus, e presieduto da Ellen Johnson Sirleaf, già presidente della Liberia e prima donna eletta capo di Stato in Africa, oltre che Nobel per la Pace nel 2011.
Dopo aver analizzato gli ultimi mesi di pandemia nel mondo, lo studio avverte che è necessario fare subito dei cambiamenti altrimenti nulla ci proteggerà da possibili prossime epidemie. Infatti il sistema attuale, sia a livello nazionale che internazionale non si è dimostrato adeguato a proteggere la popolazione dal covid. Lo studio, che contiene una cronologia puntuale di ciò che è accaduto dal punto di vista sanitario in questo anno nel mondo, insiste sul fatto che il mese di febbraio 2020 è stato un mese perduto, che l’Oms avrebbe dovuto dichiarare la pandemia ben prima di quando ha fatto e che i Paesi avrebbero potuto fare molto di più per contenere il propagarsi del virus, una volta dichiarato lo stato di emergenza sanitaria. Un’azione più rapida «avrebbe impedito la catastrofe sanitaria, sociale ed economica globale in cui ci troviamo», osserva lo studio che aggiunge: «il sistema nella sua forma attuale non è chiaramente in grado di impedire che un altro nuovo agente patogeno altamente infettivo, che potrebbe apparire in qualsiasi momento, si trasformi in una pandemia». Eppure «gli scaffali degli archivi delle Nazioni Unite sono pieni di relazioni sulle precedenti crisi sanitarie. Se i loro avvertimenti fossero stati presi in considerazione, avremmo evitato la catastrofe in cui ci troviamo oggi» ha affermato l’ex primo ministro della Nuova Zelanda Helen Clark, co-presidente del comitato di esperti. Dunque dobbiamo evitare ad ogni costo che una situazione del genere si ripeta.
Intanto mentre la crisi del coronavirus continua a devastare le comunità, il gruppo esorta i capi di Stato a insistere nel sostenere misure comprovate di salute pubblica per fermare la pandemia. È necessario, inoltre, che i Paesi ad alto reddito con un’adeguata fornitura di vaccini si impegnino a fornire entro il mese di settembre 2021 «almeno un miliardo» di dosi ai 92 Paesi a basso e medio reddito che partecipano al programma di immunizzazione guidato dalle Nazioni Unite, Covax. Infine, secondo l’Oms e l’Organizzazione mondiale del commercio (Omc), i principali Paesi e produttori di vaccini dovrebbero accettare di condividere i diritti di proprietà intellettuale sui loro vaccini, così come i Paesi più ricchi devono farsi carico «immediatamente» almeno del 60% dei finanziamenti necessari (stimati in 19 miliardi di dollari) per fornire a tutti strumenti anticovid come vaccini, mezzi diagnostici e adeguati sistemi sanitari.
Lo studio si conclude con un quadro drammatico degli effetti della pandemia nel mondo che vede: oltre 125 milioni di persone cadute in estrema povertà e 72 milioni di bambini in età scolare a rischio di non essere in grado di leggere o comprendere un testo semplice a causa della chiusura delle scuole, un grave aumento della violenza di genere, che ha raggiunto livelli record, e un’importante crescita dei matrimoni precoci. Senza parlare dello shock economico quantificato in una perdita di 7 mila miliardi di dollari, più del Pil dell’intero continente africano nel 2019.
di