Religio - In cammino sulle vie del mondo

Ora inizia
il tempo nuovo

Bernadette Lopez «Ascensione del Signore» (2020)
12 maggio 2021

L’Ascensione del Signore per l’umanità intera è causa di gaudio perché in essa si percepisce e ravvisa il proprio destino e la propria vocazione


Quattro decadi per levare al “cielo” l’umanità: il tempo dalla Risurrezione all’Ascensione. Ecco la “mappa topografia” della grandezza di Dio. Un’umanità che a stento sa liberarsi dalle pressanti necessità e, oppressa dalle fatiche quotidiane, rischia di perdere di mira l’essenziale. «In questi giorni il Signore si unisce, e per dissipare in noi ogni ombra di incertezza, biasima la fede languida e quei cuori da lui illuminati s’infiammano di fede e, mentre prima erano freddi, diventano ardenti» (Discorsi di san Leone Magno, Papa, «Sull’Ascensione», 24; Pl 54, 395-396). Tuttavia è la ricerca costante e assidua dell’eternità che qualifica la vita di ogni persona. «Nel salire però non insuperbiamoci. Dobbiamo infatti tenere il cuore in alto, ma rivolto al Signore. Avere il cuore in alto ma non rivolto al Signore significa essere superbi; invece avere il cuore rivolto al Signore significa rifugiarsi in lui» (Sant’Agostino, Discorso 261).

Evidente che Risurrezione, Ascensione e Pentecoste siano tre aspetti diversi dell’unico mistero, il mistero pasquale. E proprio l’Ascensione di Gesù, fastigio del Vangelo di san Luca, oltre che luogo teologico, che manifesta chi è Gesù, diventa un fatto pedagogico. Perché l’itinerarium del figlio di Dio è il medesimo del discepolo o persona di buona volontà che con la propria vita attraversa le vie del mondo per raggiungere il monte più alto di Gerusalemme, quello degli Ulivi. «È il cielo la cattedra del nostro maestro. Ma di parole ne ascoltiamo tante tutti i giorni. Non pensare alla Parola che era Dio alla stessa maniera come a quelle che sei solito ascoltare» (ibidem 261).

In un tempo come l’attuale, condizionato dalla pandemia, è facile cadere nello scoraggiamento e nella paura di non farcela. Ma Dio conosce gli uomini di questo mondo e soprattutto quello di cui hanno bisogno per vivere. «Così guarì i vizi del mio animo e fece sue le infermità del mio corpo. Sopportò invero le debolezze, che però sono naturali della carne e non nascose le sensazioni del corpo umano; con l’andare sente la stanchezza del cammino. Come uomo sparge lacrime sull’amico defunto. Come uomo pende dalla croce, come Dio dalla croce perdona i peccati» (Paolino di Nola, I carmi, xxxi ). I cristiani, in quanto uomini di speranza, sanno che il mondo non è dovuto al caso, bensì è frutto di un progetto della Provvidenza, dove Gesù Cristo è morto, risorto e asceso al cielo, proprio per indicare il senso ultimo della vita e della storia togliendola all’assurdità della morte e proteggerli dall’alto. «Lo vedevano infatti accanto a sé come loro maestro, uno che li confortava, li consolava, li proteggeva, però alla maniera come si vedevano tra di loro. Se non lo vedevano così, come qualcosa di visibile, lo credevano assente, mentre egli era presente ovunque con la sua potenza. Tuttavia li proteggeva veramente — così egli stesso si è degnato di dire — come una gallina protegge i suoi pulcini» (Sant’Agostino, Discorso 264).

L’Ascensione del Signore Gesù alla destra del Padre conclude l’esistenza terrena del figlio di Dio ma apre la storia della Chiesa. «Ma riceverete la forza dello Spirito Santo che scenderà sopra di voi e mi sarete testimoni. Dove? In Gerusalemme. Era conseguenza logica che udissimo tali parole: con queste infatti viene annunziata la Chiesa, viene raccomandata la Chiesa, viene proclamata l’unità, viene condannata la divisione. [...] Sono venuto a riunire, non a dividere. Perciò — concluse — guardate di star lontani da ogni cupidigia. La cupidigia desidera dividere come la carità desidera riunire» (Sant’Agostino, Discorso 265). Ora inizia sul monte di Galilea il tempo nuovo, della responsabilità, della missione che chiama i discepoli e la Chiesa tutta a evangelizzare le genti. L’uomo ha percorso il globo in tutte le sue direzioni eppure rimane insoddisfatto. Semplicemente perché l’uomo ha esigenza di cielo e non di terra. «Non c’è luogo sulla terra dove il cuore possa mantenersi integro; se rimane sulla terra si corrompe. Ma più in alto ponga ciò che ha di più prezioso, lo ponga in alto. Presso di lui, il Creatore, deponiamo ciò che abbiamo di più caro. O tu avaro, che pensi sempre al guadagno. Credi anche alla Parola di Dio» (ibidem 265/c). L’Ascensione di Gesù per l’umanità intera è causa di gaudio, perché in essa si percepisce e ravvisa il proprio destino e la propria vocazione. Anche se taluni pur esperti in settori come la politica, la scienza, gli affari e altro, in materia di religione rimangono deficitarii e presuntuosi, dimenticando talvolta che la Chiesa è un’istituzione divina e non umana. Il procuratore romano Festo, alle prese con Paolo, ammise di non capire nulla di ciò di cui san Paolo parlava. Fu un uomo onesto. Gli uomini si ripetono ma non sempre hanno la stessa onestà di Festo. E san Pietro: «In prossimità dell’ascensione, dopo aver udito “non spetta a voi conoscere i tempi e i momenti”, di nuovo tace e non contraddice. Successivamente sulla terrazza, nell’episodio della tovaglia, dopo aver udito una voce che gli diceva “Quello che Dio ha purificato, tu non chiamarlo profano”, pur senza sapere sul momento chiaramente che cosa significassero quelle parole, se ne sta tranquillo e non contesta» (Giovanni Crisostomo, Omelie sul Vangelo di Matteo/ 3 , 82, 3).

Ora per un check up della nostra vita e guardare al futuro con fiducia è necessario volgere lo sguardo all’eredità di valori eterni derivati da Cristo asceso al cielo, intercessore presso Dio, come ricorda il Credo proclamato ogni domenica. «In realtà Cristo non è asceso per manifestare se stesso davanti a Dio Padre: egli era, è e sarà sempre nel Padre, e sotto lo sguardo di Colui che l’ha generato; è sempre l’oggetto della sua compiacenza. Ma ora il Verbo è asceso come uomo dandosi a vedere in una maniera nuova e inusitata, poiché prima era privo dell’umanità. E questo per causa nostra e per nostro vantaggio, per cui, divenuto simile agli uomini, udì in tutta realtà, nella sua potenza di Figlio e come uomo “Siedi alla mia destra” (Salmi, 109, 1), onde trasmettere a tutto il genere umano, adottato in lui, la gloria della filiazione» (Commento sull’evangelo di Giovanni, di san Cirillo di Alessandria, vescovo). La festa dell’Ascensione «racchiude due elementi. Da una parte, orienta il nostro sguardo al cielo, dove Gesù glorificato siede alla destra di Dio. Dall’altra parte, ci ricorda l’inizio della missione della Chiesa: perché? Perché Gesù risorto e asceso al cielo manda i suoi discepoli a diffondere il Vangelo in tutto il mondo. Pertanto, l’Ascensione ci esorta ad alzare lo sguardo al cielo, per poi rivolgerlo subito alla terra, attuando i compiti che il Signore risorto ci affida» (Papa Francesco, Regina Caeli, 13 maggio 2018).

di Roberto Cutaia