Da trent’anni suor Gerardette digiuna durante il Ramadan

La via della comunione

 La via della comunione  QUO-105
11 maggio 2021

«Imparate da me, che sono mite e umile di cuore: queste parole di Gesù ispirano la mia vita quotidiana; testimoniare e annunciare la tenerezza e la misericordia del nostro Dio è la mia missione». Così suor Gerardette Philips, cinquantacinquenne religiosa del Sacro Cuore di Gesù, di nazionalità indiana ma missionaria in Indonesia dal 2000, spiega la scelta di compiere un gesto concreto di comunione spirituale e armonia interreligiosa: condividere la pratica del digiuno che i fedeli musulmani vivono durante il Ramadan, mese sacro alla tradizione islamica. Nel paese musulmano più popoloso al mondo, la scelta di suor Philips ha un valore paradigmatico che è servito a cementare una relazione umana, spirituale e solidale con le donne musulmane e le loro famiglie. È un segno concreto di fraternità che getta ponti di condivisione in contesti dove a volte si odono le sirene dell’intolleranza e dell’odio religioso. La figura materna, umile e pacificata della religiosa ha il potere di spegnere gli ardori della militanza ideologica e di accendere la luce dello spirito di convivenza e di genuina collaborazione fra comunità di diversa fede.

Era il 1991, racconta al nostro giornale, quando è sbocciata nel suo cuore l’idea di condividere il digiuno con i fedeli musulmani. In quell’anno la Quaresima e il Ramadan coincidevano temporalmente. Mentre suor Gerardette si prendeva cura dei bambini disabili in un istituto indiano, si trovò accanto a una studentessa musulmana che, anch’ella, stava digiunando. Le due donne condivisero quell’esperienza in uno scambio fecondo, di profondo carattere spirituale. Da lì è cominciata una pratica mai più abbandonata: «Da trent’anni osservo il digiuno durante il Ramadan. È un gesto di comunione spirituale che i fratelli musulmani apprezzano. Digiunando durante Ramadan e Quaresima, il cuore si apre, si colma della grazia di Dio, e vivo giorni densi di misericordia, riconciliazione e perdono. Questo digiuno significa per me accostarmi al cuore di Dio, fare spazio al prossimo, donare me stessa e farmi pane per i poveri. Digiunare — spiega — non significa solo rinunciare al cibo. Si tratta di creare dentro di sé uno spazio per accogliere la misericordia e l’amore di Dio che così può riversarsi su quanti incontriamo. Il digiuno ci aiuta ad allenare mente, cuore e corpo. È un impegno spirituale che richiede disciplina interiore», afferma Gerardette, notando che il digiuno compiuto durante il Ramadan è, in particolare, «segno di solidarietà, gioia e amicizia con i fratelli e le sorelle di fede musulmana».

Fin dal principio la sua vocazione alla vita consacrata ha avuto una connotazione di “viaggio”: «Sono nata a Bhusawal, piccolo nodo ferroviario nell’ovest dell’India ed entrambi i miei genitori lavoravano per le ferrovie indiane. Non c’è da meravigliarsi se l’immagine di un viaggio in treno esprima al meglio il mio percorso spirituale», riferisce. Il viaggio l’ha condotta a sposare il carisma della Società del Sacro Cuore di Gesù, istituto femminile fondato in Francia da santa Madeleine Sophie Barat nel 1800 e che oggi conta oltre duemila religiose in quarantuno paesi del mondo. «Il rispetto per l’islam — racconta — e il contatto con quella religione, iniziato già durante l’infanzia, si è sviluppato nello studio e nella pratica della mistica: con le consorelle in India ho intrapreso un percorso per incontrare Dio nel cuore di sorelle e fratelli anche di fede musulmana». Grazie al confronto con uno studioso che nutriva interesse nel promuovere buone relazioni tra cristiani e musulmani, suor Gerardette ha approfondito la passione per il dialogo interreligioso che «aiuta a superare i pregiudizi e a sviluppare stima e rispetto per l’altro». Accanto agli studi teologici, allora, è venuta la laurea in una università islamica e, dopo un dottorato di ricerca, il lavoro di insegnamento in università cattoliche e musulmane.

In passato consultore del Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso, oggi suor Philips è instancabile animatrice di programmi di formazione per istituti religiosi, associazioni, scuole, insegnanti, su temi come la tolleranza interreligiosa, il dialogo, la relazione spirituale, la costruzione della pace. «La via che seguo oggi — conclude — è quella della comunione. Gli esseri umani sono creati a immagine di Dio per donare la vita gli uni per gli altri e per essere in comunione gli uni con gli altri. La base di un’autentica cooperazione tra persone e comunità è costruire una comunione di carattere spirituale. Il digiuno è un umile strumento per gustare questa comunione con persone di altre fedi».

di Paolo Affatato