Il vertice di Oporto

Vaccini, sui brevetti
la Ue rinvia

European Parliament President David Sassoli, European Commission President Ursula von der Leyen and ...
08 maggio 2021

I paesi dell’Unione europea ancora in cerca di una visione comune su come garantire l’accesso ai vaccini ai paesi poveri, straziati dalla pandemia e in più da mancanza di immunizzazione, scarsità di ossigeno medicale, test diagnostici e strutture ospedaliere. Una tragedia che lambisce pericolosamente anche le sicurezze dei paesi ricchi, molto più avanti nella campagna di vaccinazione e impegnati nelle riaperture. Da ieri i rappresentanti dei governi dell’Unione sono riuniti, chi in presenza e chi da remoto, al Social Summit di Oporto. Agenda riscritta dall’urgenza Covid.

Davanti al via libera dell’amministrazione Usa alla temporanea sospensione dei brevetti sui vaccini, ha replicato ieri la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, secondo la quale «sul breve e medio periodo questa sospensione non porterà una sola dose in più». La presidente, in una conferenza stampa, ha affermato anche che «l’Europa è la sola regione democratica del mon do ad esportare su vasta scala la sua produzione. 200 milioni di dosi sono state fino ad oggi esportate. Il 50% di quelle prodotte». Sbloccare le esportazioni, ha detto, dovrebbe essere la prima risposta.

Il presidente francese Emmanuel Macron ha ripetuto di essere favorevole alla sospensione dei brevetti ma ha precisato che, secondo lui, questo non dovrebbe «uccidere la remunerazione dell’innovazione». Macron ha sostenuto che il primo passo dovrebbe essere fatto dal blocco Regno Unito-Stati Uniti che tratterrebbero, invece, gran parte delle dosi per le esigenze nazionali: «Ad oggi — le sue parole — il 100% dei vaccini prodotti negli Stati Uniti vanno al mercato statunitense». Le donazioni, ha poi sostenuto, sono la chiave del problema. Ma il programma Covax, pensato proprio per garantire l’accesso universale ai vaccini con uno sforzo collettivo, continua ad essere a corto di dosi. Ed uno dei più grandi produttori del mondo, l’India, nonostante abbia bloccato le esportazioni, annaspa per mancanza di dosi, ossigeno, test diagnostici. Solo ieri i morti sono stati quasi 4200.

Il primo ministro spagnolo Pedro Sanchez ha replicato, da parte sua, che «la proprietà intellettuale non può essere d’ostacolo nella lotta per mettere fine al Covid 19 e nel garantire l’accesso equo ed universale ai vaccini» .Tanto che Sanchez ha giudicato «insufficiente» perfino la scelta statunitense di allentare le protezioni dei brevetti. «Occorre essere più ambiziosi» ha rilanciato. Ed ha chiesto ai partners europei di adoperarsi «con urgenza» in seno alla Organizzazione internazionale del commercio (Wto) per supportare la posizione statunitense. Nel frattempo occorrerebbe, per Sanchez, fare pressioni sui laboratori perché rilascino volontariamente le licenze».

Agli antipodi la posizione tedesca, esposta dalla cancelliera Angela Merkel che supporta la tutela della proprietà intellettuale, a sua detta «la fonte dell’innovazione. Il solo limite alla fabbricazione dei vaccini — ha detto Merkel — sono la capacità produttiva degli stabilimenti e gli standard di qualità che la produzione deve garantire».

Il presidente del consiglio italiano, Mario Draghi , ha assunto una posizione mediana. I brevetti, ha spiegato possono essere sospesi. Ma contemporaneamente gli Stati produttori dovrebbero rimuovere i limiti alle esportazioni. Italia e Francia, dunque, si trovano in sintonia nel promuovere pressioni su Usa e Uk per lo sblocco delle forniture al mercato mondiale. L’Italia pensa anche alla sospensione contemporanea dei brevetti. Draghi afferma che un intervento «temporaneo ben congegnato» è possibile. Anche perché è tempo per le case farmaceutiche «che dai governi hanno avuto tanto, di restituire qualcosa».