La notte che divenne luce

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08 maggio 2021

La conversione del cuore passa attraverso Maria che conosce, sempre, l’anima dei propri figli. È una comunicazione d’amore che coinvolge tutti. Basterebbe pensare alle nostre madri che — anche a distanza di chilometri — riescono a percepire i nostri dubbi, le nostre riflessioni più nascoste, i nostri desideri più reconditi. Così è stato tra l’avvocato Bartolo Longo e la Vergine Maria.

Forse neanche lui conosceva profondamente il suo animo, forse neanche lui sapeva cosa stesse cercando realmente nella e dalla vita, eppure Maria non lo aveva dimenticato.

Longo nasce a Latiano, in Puglia, il 10 febbraio del 1841. Una giovinezza trascorsa tra note di musica della Belle Époque, accompagnate dal sordo suono di un affondo di scherma, la pratica sportiva più in uso all’epoca. Dopo l’Unità d’Italia, nel 1863, si iscrive alla facoltà di Giurisprudenza a Napoli. Ed è in questa città che si avvicina agli ideali anticlericali, arrivando addirittura a essere affascinato dallo spiritismo, fino a diventarne un celebrante dei riti. Niente di più lontano da Maria, in sintesi. Ma, le sorprese sono proprie del Signore. «E tutto un sol giorno cangiare poté»: i versi di Rigoletto nell’omonima opera di Giuseppe Verdi sembrano calzare più che bene all’esperienza di conversione di Bartolo Longo.

Infatti, tutto è cambiato per l’avvocato pugliese in una sola notte. Il passato di quest’uomo muore nelle tenebre di una notte per dare spazio a una nuova alba.

È il nuovo giorno con la luce di Maria. Il buio scompare e il futuro si illumina con i colori di un’immagine che ognuno di noi reca nella memoria dell’anima: l’icona della beata Vergine del santo Rosario di Pompei.

La Regina Maria è in trono con in braccio Gesù bambino. Ai suoi piedi, san Domenico e santa Caterina da Siena. La Vergine reca nella mano sinistra la corona del Rosario e lo dona alla santa senese, mentre Gesù — posato sulla sua gamba destra — lo porge a san Domenico.

Quest’icona fu data a Bartolo Longo da suor Maria Concetta De Litala, del convento del Rosariello situato a Porta Medina di Napoli. La religiosa l’aveva avuta in custodia da padre Alberto Radente, confessore dello stesso Longo. Per trasportarla a Pompei, il futuro beato l’affiderà al carrettiere Angelo Tortora che — dopo averla avvolta in un lenzuolo — la trasporterà nella città campana. Era il 13 novembre 1875. Ma, il quadro sarà esposto alla venerazione dei fedeli — dopo un restauro — soltanto il 13 febbraio 1876. Nello stesso giorno, a Napoli, avvenne il primo miracolo per intercessione della Madonna di Pompei: la dodicenne Clorinda Lucarelli, giudicata inguaribile dal noto professore Antonio Cardarelli, guarì perfettamente da terribili convulsioni epilettiche. È questo l’inizio della devozione a quell’immagine miracolosa. Ma è la fede, non certo un’effige, a compiere miracoli. E lo sapeva il beato Bartolo Longo che nella vita aveva sperimentato — in prima persona — uno dei miracoli più importanti: la conversione del cuore.

di Antonio Tarallo