I nuovi proletari

Parole profetiche su quelli che oggi il suo successore Francesco chiama “gli scartati”. Un’analisi realistica sui grandi squilibri e sulle conseguenze dell’esodo verso i grandi agglomerati urbani. Una critica all’ideologia marxista e al suo materialismo ateo, ma anche una critica all’ideologia liberale che meno di vent’anni dopo avrebbe prevalso aprendo definitivamente la strada al turbo-capitalismo. Correva l’anno 1971, e il 14 maggio Paolo
Il Papa parla delle «differenze evidenti» che «sussistono nello sviluppo economico, culturale e politico delle nazioni», ricordando i popoli in lotta contro la fame. Sancisce che modalità di azione, di impegno e di intervento concreto vanno lasciate al giudizio delle singole realtà locali, perché «spetta alle comunità cristiane analizzare obiettivamente la situazione del loro paese, chiarirla alla luce delle parole immutabili dell’evangelo, attingere principi di riflessione, criteri di giudizio e direttive di azione nell’insegnamento sociale della Chiesa».
Attira quindi l’attenzione su un fenomeno di grande importanza che caratterizza sia paesi industrializzati, sia quelli in via di sviluppo: l’urbanesimo e l’esodo dalle zone rurali verso le metropoli. «In questa crescita disordinata nascono, infatti, nuovi proletariati. […] Invece di favorire l’incontro fraterno e l’aiuto vicendevole, la città sviluppa le discriminazioni e anche l’indifferenza; fomenta nuove forme di sfruttamento e di dominio, dove certuni, speculando sulle necessità degli altri, traggono profitti inammissibili. Dietro le facciate si celano molte miserie, ignote anche ai più vicini».
Paolo
Un passaggio della Lettera è dedicato alle donne. Paolo VI, che l’anno precedente aveva proclamato due donne dottori della Chiesa — Teresa d’Avila e Caterina da Siena — chiede che cessino le discriminazioni e che le legislazioni vadano «nel senso della protezione della vocazione propria della donna stessa e, insieme, del riconoscimento della sua indipendenza in quanto persona, dell’uguaglianza dei suoi diritti in ordine alla partecipazione alla vita culturale, economica, sociale e politica».
Accennando alla crescita demografica nei paesi poveri, Papa Montini definisce «inquietante» quella «specie di fatalismo, che s’impadronisce persino dei responsabili» e «conduce talvolta a soluzioni maltusiane, esaltate da un’attiva propaganda a favore della contraccezione e dell’aborto». Il Pontefice parla anche di ambiente e avverte che «attraverso uno sfruttamento sconsiderato della natura», l’uomo «rischia di distruggerla e di essere a sua volta vittima di siffatta degradazione».
Citando l’impegno sociale e politico, Paolo
Infine, in quello che è forse il passaggio più ricordato del documento, il Papa si esprime in favore della pluralità di opzioni politiche per il cristiano, senza far venir meno la sua adesione ai principi evangelici: «Nelle situazioni concrete e tenendo conto delle solidarietà vissute da ciascuno, bisogna riconoscere una legittima varietà di opzioni possibili. Una medesima fede cristiana può condurre a impegni diversi».
Due giorni dopo la pubblicazione dell’Octogesima adveniens, domenica 16 maggio, Paolo
Ma, «a ben guardare — continuava Paolo
Da questo deriva, aggiungeva il Vescovo di Roma, «un diritto-dovere del Papa, che rappresenta Cristo, e della Chiesa tutta, ch’è pure il Corpo mistico di Cristo, anzi d’ogni autentico cristiano, dichiarato fratello d’ogni altro uomo, di occuparsi, di prodigarsi per il bene del prossimo; diritto-dovere tanto più forte ed urgente quanto più grave e pietosa è la condizione del prossimo nel bisogno».
«E vuol dire ancora — concludeva Paolo
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