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Nella diocesi di Kalookan alla periferia di Manila

Dispense comunitarie

 Dispense comunitarie  QUO-100
05 maggio 2021

Centinaia di persone ogni giorno in fila grazie al  passaparola.  Ma, rispetto al supermarket, c’è una piccola, fondamentale differenza: manca il cassiere 


Ogni giorno la fila è lunga davanti alla parrocchia di San Carlos. Il passaparola ha ben presto convocato centinaia di persone che attendono pazientemente il loro turno per “fare la spesa”. Ma, rispetto al supermarket, c’è una piccola, fondamentale differenza: manca il cassiere. Si prende gratuitamente quanto basta per un pasto giornaliero. E la moneta con cui si ripaga è fatta solo di sorrisi e tanta gratitudine. Il cartello spiega il meccanismo: «Ognuno dà secondo il proprio cuore; ognuno prende secondo il bisogno». È ispirata allo spirito e alla prassi delle prima comunità degli apostoli l’iniziativa avviata nella diocesi filippina di Kalokaan, nel territorio della vasta metropoli di Manila. La Chiesa locale ha creato speciali “dispense comunitarie” di cibo, istituite in diverse parrocchie della diocesi, per venire incontro alle necessità dei poveri e degli emarginati, cresciute in modo esponenziale in tempo di pandemia.

Mentre le Filippine sono sferzate dal covid-19, con oltre un milione di casi positivi e oltre 17.000 decessi, e mentre gli osservatori temono una seconda ondata di proporzioni catastrofiche, come quella indiana, la coalizione della società civile Pilipinas Kontra Gutom, che riunisce enti e organizzazioni pubbliche e private, ha riferito che attualmente almeno quattro milioni di filippini soffrono a causa della mancanza di cibo. «In uno scenario pandemico che sta avendo un impatto negativo sulla povertà, sulla sicurezza alimentare e sull’occupazione, abbiamo voluto mettere a disposizione la nostra rete per far circolare la linfa della compassione e dell’amore al prossimo nella società. Da qui è nata l’idea delle dispense comunitarie luoghi in cui si creano riserve di cibo condivise, curate e organizzate dalle parrocchie, e si mettono in comune beni di prima necessità per aiutare persone bisognose», spiega a «L’Osservatore Romano» monsignor Pablo Virgilio S. David, vescovo di Kalokaan.

Le dispense sono sostenute da donazioni in denaro o in forniture alimentari. «Il principio alla base della dispensa comunitaria è quella della condivisione e solidarietà. La logica del dono, anche se piccolo, crea un circolo virtuoso. Non è elemosina ma aiuto reciproco. Siamo responsabili gli uni degli altri. Il nostro modello è la vita delle prime comunità cristiane descritta negli Atti degli apostoli», spiega il vescovo.

Lo stato di calamità globale causato dal covid-19, il crollo delle imprese e l’improvvisa perdita di lavoro e di fonti di sostentamento per migliaia di persone genera emarginazione, indigenza e sofferenza soprattutto nelle fasce più povere di popolazione e tra i salariati a giornata. «In tale cornice, l’iniziativa delle dispense comunitarie è altamente educativa, perché spinge i fedeli a pensare non solo a se stessi, ma anche alle necessità del prossimo. È una via concreta per promuovere il bene comune e lo spirito comunitario», rileva il vescovo, riferendo che l’idea delle dispense, nata spontaneamente nella diocesi, sta velocemente contagiando tutto il Paese.

«L’iniziativa alimenta, premura, compassione, generosità, senso di corresponsabilità», aggiunge David. «L’egoismo e l’egocentrismo abbassano il nostro livello di umanità. L’istinto per la sopravvivenza e il principio darwiniano di selezione naturale sono propri del mondo animale. Come esseri umani siamo chiamati a prenderci cura dei più deboli e bisognosi. Ciò che rende veramente umani è la capacità di assumersi la responsabilità l’uno dell’altro, specialmente guardando ai più vulnerabili», spiega.

E ben poco effetto hanno le accuse, sollevate da alcuni osservatori o da malelingue, di perseguire «un modello sociale comunista». Rileva il vescovo di Kalokaan: «Non è comunismo. È puro cristianesimo. Anche Papa Francesco ce l’ha ricordato di recente. Nella nostra società la tendenza all’accumulazione del denaro è segno di avidità. La pandemia ci sta dando l’opportunità di correggere questo atteggiamento e di far rifiorire la bontà e la misericordia nel cuore della gente». Le dispense comunitarie sono, allora, «una strada per promuovere la dignità di tutti, come figli e figlie di Dio. I poveri sono la carne di Cristo. Stiamo cercando di mettere in pratica la Parola del Vangelo che, in questo tempo di pandemia e sofferenza, ci invita ad avere occhi aperti al bisogno dei fratelli e a compiere le opere di misericordia descritte nel Vangelo di Matteo».

La creazione delle dispense comunitarie è stata accolta e benedetta dalla rete della Caritas nelle Filippine, che già nell’aprile dello scorso anno aveva avviato le Kindness stations, un programma nazionale che, con il medesimo meccanismo solidale, incoraggia le relazioni intercomunitarie nei quartieri, nei distretti, nei villaggi. Qui il dono può essere non solo materiale ma anche in tempo, talento personale, competenza professionale. Lo spirito è lo stesso: incentivare la pratica e «l’economia del dono e della condivisione», sempre feconda e generativa.

di Paolo Affatato