Juana e la frontiera
degli orfani

(Go Nakamura/Reuters)
04 maggio 2021

Juana ha quattro figlie, dai 16 ai 9 anni. Erano arrivate tutte insieme, a piedi, ad ottobre del 2020 dopo una traversata via terra dall’Honduras ai confini fra Messico e Stati Uniti. Una piccola carovana di donne che dopo due mesi di pericolo, fatica e fame s’era trovata divisa: le figlie in un centro — gabbie e pavimenti di cemento definititi “struttura” — e lei su un aereo, in lacrime, dopo aver implorato gli agenti di frontiera, che come lei ne avevano viste a migliaia rimandate indietro senza quello per cui erano partite: i figli da portare al sicuro, via da povertà, criminalità organizzata, fame, diseguaglianze. Nei giorni in cui la rimandavano indietro c’era anche un audio a scuotere la cattiva coscienza del mondo. Una testimonianza scritta nella pietra grazie ad uno smartphone: le voci di quei mille “cuccioli” che, dalle gabbie delle «strutture» chiamavano «mami, papa», in un giorno del 2019, senza più fiato e speranza. Una piccina offriva il numero della zia: «Chiamatela, lei verrà da me». L’amministrazione Biden assicura che la ferita sarà rimarginata. Cancellando la frontiera degli orfani.

di Chiara Graziani