Napoleone secondo Ernesto Ferrero

Ei fu due secoli fa

Marcus Stone, «On the Road  From Waterloo to Paris»
03 maggio 2021

È un libro per amici Napoleone in 20 parole di Ernesto Ferrero (Milano, Einaudi, 2021, pagine 280, euro 13,50). Amici di Napoleone. Scritto in un italiano essenziale e allo stesso tempo raffinato, capace di richiamare gli aforismi attribuiti all’imperatore, il testo ha un sapore che si colloca tra i racconti fatti dai grognard alla sera, davanti al camino o sulle aie, per celebrare i tempi eroici e le immancabili chiacchiere al termine dei pranzi familiari festivi, a Pasqua e a Natale, quando si ricordano le storie di famiglia.

Ferrero non si preoccupa di raccontare la vicenda napoleonica, la dà per scontata: sa di parlare a persone che la conoscono a menadito. Invece la evoca, la approfondisce, la attraversa per accenni, aggiunge particolari, cita episodi per riportarli alla memoria. Come il titolo anticipa, il libro ricompone la figura storica di Napoleone con la tecnica del mosaico: accosta tessere aneddotiche, la forma narrativa caratteristica dei memoriali dell’epoca, a dati statistici, a informazioni minuziose ma illuminanti, a tracce significative che indicano con sicurezza i tratti tipici delle modalità di azione di Napoleone. Come l’istituzione del franco germinale, la solida moneta che fece uscire la Francia dalla stagione finanziariamente disastrata degli assignat per rimanere valuta corrente fino a tutta la prima guerra mondiale.

La mentalità dell’imperatore viene presentata attraverso tasselli puntuali, con sfumature accorte: nonostante la Rivoluzione avesse introdotto da parecchi anni il sistema metrico decimale, nei suoi piani di guerra Napoleone non si riferisce mai ai chilometri che i soldati devono percorrere, ma sempre alla vecchia misura delle leghe. Un vezzo, l’abitudine dell’antico, e allo stesso tempo la semplicità di uno strumento concreto, non la inespressiva quarantamilionesima parte della circonferenza equatoriale terrestre quanto piuttosto la strada che si può immaginare un reparto di fanteria percorra in un’ora. Una misura di tempo quest’ultima della quale le innovazioni illuministiche non riescono invece a scalfire l’uso, anche se a Parigi, nel Museo delle arti e dei mestieri, sono esposti orologi d’epoca con la giornata suddivisa in dieci ore da cento minuti ciascuna. Il successo del nuovo sistema era tanto incerto che il quadrante riporta in parallelo a quello decimale il metodo classico, per consentire una comoda doppia lettura.

Pur se le venti parole di Ferrero comprendono «Strategia», «Russia» e «Waterloo» nel libro si trova poco di militare, accolto quasi per dovere. È un tratto della storiografia italiana che investe anche quella napoleonica, con pochissime eccezioni, anche se luminose, come La Battaglia di Alessandro Barbero, dedicata proprio all’ultima sconfitta dell’imperatore sulla via di Bruxelles.

La tendenza si è resa evidente anche in occasione delle celebrazioni del bicentenario della morte di Napoleone, la sua biografia di generale, condottiero e conquistatore, di vincitore di decine di battaglie sottolinea questa particolarità: i testi usciti in Italia negli ultimi mesi sono attenti a molti aspetti della sua vita e di quanto si svolse attorno a essa, ma sembrano evitare di proposito i temi militari. Scorrere i titoli è sufficiente per rendersene conto. Alessandra Necci ha scritto Al cuore dell’impero, Napoleone e le sue donne fra sentimento e potere (Marsilio, 2020), Luca Crippa Napoleone e i suoi due Papi (San Paolo, 2021), Vittorio Criscuolo Ei fu, La morte di Napoleone (Il Mulino, 2021), Luigi Mascilli Migliorini L’ultima stanza di Napoleone (Salerno, 2021), insieme alla riedizione della sua biografia dell’imperatore, centrata su politica e diplomazia; Paola Bianchi e Andrea Merlotti hanno ricercato le tracce lasciate dal passaggio suo e dei numerosi familiari con Andare per l’Italia di Napoleone (Il Mulino, 2021).

Studi e ricerche tutte che scavano negli esiti delle campagne militari, nelle conseguenze, nelle testimonianze architettoniche dell’avventura napoleonica tuttora esistenti, nelle personalità che furono coinvolte dalle guerre senza parteciparvi in prima persona. Un modo per riconosce nello specchio della storiografia un’immagine degli italiani e del loro modo di pensare che deve essere letta in positivo nella grande distanza dalle suggestioni belliche, nella mancanza di fiducia nella credenza per la quale la guerra sarebbe capace di risolvere i problemi e non di aggravarli, come invece l’esperienza storica segnala e conferma a ogni occasione.

In senso critico bisogna considerare che purtroppo la guerra e la violenza, soprattutto rivolte contro gli indifesi, non sono affatto uscite dalla storia. Al contrario rimangono ben presenti, tanto da far dire a Papa Francesco che ci troviamo davanti a una «terza guerra mondiale, a pezzetti», e per lottare contro di esse la conoscenza e la consapevolezza della loro esistenza risultano necessarie.

di Sergio Valzania