La settimana di Papa Francesco

Il magistero

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29 aprile 2021

Giovedì 22


Coraggio giustizia e verità per salvare il pianeta dalla catastrofe

La natura merita di essere protetta, anche per il solo fatto che le interazioni umane con la biodiversità che Dio ci ha dato devono avvenire con la massima attenzione e con rispetto. E tutto ciò in questa pandemia lo abbiamo imparato molto di più. La natura ha bisogno delle nostre vite su questo pianeta.Entrambe le catastrofi globali, il Covid-19 e il clima, dimostrano che non abbiamo più tempo per aspettare. Abbiamo i mezzi per affrontare la sfida. È il momento di agire, siamo al limite.Vorrei ripetere un detto antico, spagnolo: «Dio perdona sempre, noi uomini perdoniamo di tanto in tanto, la natura non perdona più». E quando s’innesca questa distruzione della natura è molto difficile frenarla. Saremo più resilienti se lavoreremo insieme invece di farlo da soli. L’avversità che stiamo vivendo  e che avvertiamo già nel cambiamento climatico, ci deve spronare all’innovazione, all’invenzione, a cercare cammini nuovi.Da una crisi non si esce uguali, usciamo migliori o peggiori. Questa è la sfida, e se non usciamo migliori percorriamo un cammino di autodistruzione.Mi appello a tutti i leader del mondo affinché agiscano con coraggio, operino con giustizia e dicano sempre la verità alle persone, perché la gente sappia come proteggersi dalla distruzione del pianeta, come proteggere il pianeta dalla distruzione che molto spesso noi inneschiamo.

(Videomessaggio per l’«Earth Day live 2021», commemorazione della Giornata della Terra)

Domenica 25


Il buon pastore difende conosce e ama le sue pecore

In questa quarta domenica di Pasqua, detta domenica del Buon Pastore, il Vangelo (Gv 10, 11-18) presenta Gesù come il vero pastore, che difende, conosce e ama le sue pecore.
A Lui, si contrappone il “mercenario”, al quale non importano le pecore, perché non sono sue. Fa questo mestiere solo per la paga, e non si preoccupa di difenderle: quando arriva il lupo fugge e le abbandona.
Gesù, invece, pastore vero, ci difende sempre, salva in tante situazioni difficili, pericolose, mediante la luce della sua parola e la forza della sua presenza, che noi sperimentiamo, se vogliamo ascoltare, tutti i giorni.
Il secondo aspetto è che Gesù, pastore buono, conosce le sue pecore e le pecore conoscono Lui.
Come è bello e consolante sapere che ci conosce ad uno ad uno, che non siamo degli anonimi per Lui, che il nostro nome gli è noto!
Per Lui non siamo “massa”, “moltitudine”. Siamo persone uniche, ciascuno con la propria storia.
[Lui] ci conosce, ciascuno con il proprio valore, sia in quanto creatura sia in quanto redento da Cristo.
Ognuno di noi può dire: Gesù mi conosce! È vero, è così.
Lui ci conosce come nessun altro. Solo Lui sa che cosa c’è nel nostro cuore, le intenzioni, i sentimenti più nascosti... i nostri pregi e i nostri difetti, ed è sempre pronto a prendersi cura di noi, per sanare le piaghe dei nostri errori con l’abbondanza della sua misericordia.
In Lui si realizza pienamente l’immagine del pastore del popolo di Dio che avevano delineato i profeti.
Si preoccupa delle sue pecore, le raduna, fascia quella ferita, cura quella malata (cfr Ezechiele 34, 11-16).
Gesù difende, conosce, e soprattutto ama le sue pecore. Per questo dà la vita.
L’amore per ognuno di noi, lo porta a morire sulla croce, perché la volontà del Padre è che nessuno vada perduto.
L’amore di Cristo non è selettivo, abbraccia tutti.
Lo ricorda Lui stesso nel Vangelo quando dice: «E ho altre pecore che non provengono da questo recinto: anche quelle devo guidare. Ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge, un solo pastore».
Queste parole attestano la sua ansia universale: è pastore di tutti [e] vuole che tutti possano ricevere l’amore del Padre e incontrare Dio.
La Chiesa è chiamata a portare avanti questa missione. Oltre a quanti frequentano le nostre comunità, ci sono tante persone, la maggioranza, che lo fanno solo in casi particolari o mai. Ma non per questo non sono figli di Dio.
Il Padre affida tutti a Gesù Buon Pastore, che per tutti ha dato la vita.
Maria Santissima ci aiuti ad accogliere e seguire noi per primi il Buon Pastore, per cooperare con gioia alla sua missione.

Beatificati in Guatemala i martiri del Quiché

Venerdì, a Santa Cruz del Quiché, sono stati beatificati José María Gran Cirera e nove compagni martiri. Si tratta di tre sacerdoti e sette laici della Congregazione dei Missionari del Sacro Cuore di Gesù, uccisi tra il 1980 e il 1991, tempo di persecuzione contro la Chiesa cattolica impegnata nella difesa dei poveri.
Animati dalla fede in Cristo, sono stati eroici testimoni di giustizia e di amore. Il loro esempio ci renda più generosi e coraggiosi nel vivere il Vangelo.

Vicino alle vittime di un’eruzione vulcanica

Esprimo la mia vicinanza alla popolazione delle Isole di Saint Vincent e Grenadine, dove un’eruzione vulcanica sta provocando gravi danni e disagi. Assicuro la mia preghiera e benedico quanti prestano soccorso e assistenza.

Preghiera per l’incendio in un ospedale

Sono vicino anche alle vittime dell’incendio di un ospedale per i malati di Covid a Baghdad. Fino a questo momento sono ottantadue morti.

San Giuseppe modello vocazionale

Si celebra oggi in tutta la Chiesa la Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni, che ha come tema «San Giuseppe: Il sogno della vocazione». Ringraziamo il Signore perché continua a suscitare nella Chiesa persone che per amore di Lui si consacrano all’annuncio del Vangelo e al servizio dei fratelli. Oggi, in particolare, ringraziamo per i nuovi sacerdoti che ho ordinato poco fa nella Basilica di San Pietro. Chiediamo al Signore che mandi buoni operai a lavorare nel suo campo e moltiplichi le vocazioni alla vita consacrata.

(Regina caeli con i fedeli presenti in piazza San Pietro )

Lunedì 26


Avete perso tutto tranne Dio e la fraternità

Vi ringrazio per il sostegno che mi date con la preghiera, e in particolare per il dono del cero pasquale per la Cappella di Casa Santa Marta, da voi decorato.
Attraverso questo simbolo di Cristo luce del mondo, voi siete presenti spiritualmente alle celebrazioni che si svolgono in quella Cappella.
La vostra comunità di Paganica, frazione de L’Aquila, ha sperimentato la tragedia del terremoto del 2009, nella quale è andato distrutto il vostro Monastero, è morta sotto le macerie l’Abbadessa Madre Gemma Antonucci e altre sorelle sono rimaste ferite.
Tuttavia, da quel dramma Dio vi ha fatto uscire fortificate e, come il chicco di grano che deve morire per portare frutto, così è stato anche per la vostra comunità.
Avete sperimentato il dolore grande, ma anche la cura amorevole del Padre celeste e la solidarietà di tante persone.
In quella notte avete perso tutto, tranne Dio e la fraternità. Da questi due punti saldi siete ripartite con coraggio.
Dapprima vi siete stabilite in una struttura provvisoria e, a dieci anni dal terremoto, siete rientrate nel monastero ricostruito e restaurato.
Ora la vostra comunità è fiorente, composta da dodici monache tutte giovani. Questo è il messaggio che avete dato alla gente: di fronte alle tragedie occorre ripartire da Dio e dalla solidarietà fraterna.
Non stancatevi di essere presenza orante e consolante per sostenere la popolazione, duramente provata dalla terribile esperienza e ancora bisognosa di conforto e di incoraggiamento.
L’esempio della Beata Antonia vi aiuti ad essere sempre donne povere e gioiose per amore di Cristo povero.
Fedeli al carisma ricevuto da Santa Chiara e San Francesco, rispondete con generosità al desiderio che Dio ha messo nel vostro cuore, vivendo la vostra vita di consacrate in totale adesione al Vangelo.

(Alle monache clarisse del monastero Santa
Chiara, di Paganica - L’Aquila)

Mercoledì 28


Catechesi sulla meditazione

Per un cristiano “meditare” è cercare una sintesi
Significa mettersi davanti alla grande pagina della Rivelazione per provare a farla diventare nostra.
Il cristiano, dopo aver accolto la Parola di Dio, non la tiene chiusa dentro di sé, perché a Parola deve incontrarsi con «un altro libro», che il Catechismo chiama «quello della vita».
La meditazione ha ricevuto in questi anni grande attenzione.
Di essa non parlano solamente i cristiani: esiste una pratica meditativa in pressoché tutte le religioni.
Ma si tratta di un’attività diffusa anche tra persone che non hanno una visione religiosa della vita.
Tutti abbiamo bisogno di riflettere, di ritrovare noi stessi, è una dinamica umana.
Soprattutto nel vorace mondo occidentale si cerca la meditazione perché essa rappresenta un argine contro lo stress quotidiano e il vuoto che ovunque dilaga.
Ecco, dunque, l’immagine di giovani e adulti seduti in raccoglimento, in silenzio, con gli occhi socchiusi.
Ma cosa fanno? Meditano. È un fenomeno da guardare con favore: infatti non siamo fatti per correre in continuazione, possediamo una vita interiore che non può sempre essere calpestata.
Meditare è un bisogno di tutti... assomiglierebbe a fermarsi e fare un respiro nella vita.
Questa parola in un contesto cristiano assume una specificità che non dev’essere cancellata.
Meditare è una dimensione umana necessaria, ma meditare nel contesto cristiano va oltre.
La grande porta attraverso la quale passa la preghiera di un battezzato è Gesù. Anche la meditazione segue tale sentiero.
Il cristiano quando prega non aspira alla piena trasparenza di sé, non si mette in ricerca del nucleo più profondo del suo io.
Questo è lecito, ma la preghiera del cristiano è anzitutto incontro con l’Altro, con la a maiuscola: l’incontro trascendente con Dio.
Se un’esperienza di preghiera dona la pace interiore, o la padronanza di noi stessi, o la lucidità sul cammino da intraprendere, questi risultati sono effetti collaterali della grazia della preghiera cristiana che è l’incontro con Gesù.
Meditare è andare all’incontro con Gesù, guidati da una frase o da una parola della Sacra Scrittura.
Il termine “meditazione” nel corso della storia ha avuto significati diversi.
Anche all’interno del cristianesimo esso si riferisce a esperienze spirituali diverse.
Tuttavia, si può rintracciare qualche linea comune... il Catechismo della Chiesa cattolica dice: «I metodi di meditazione sono tanti quanti i maestri spirituali. […] Ma un metodo non è che una guida; l’importante è avanzare, con lo Spirito Santo».
Qui viene segnalato un compagno di cammino... Non è possibile la meditazione cristiana senza lo Spirito... che ci guida all’incontro con Gesù.
Sono tanti i metodi di meditazione cristiana: alcuni molto sobri, altri più articolati; alcuni accentuano la dimensione intellettiva, altri quella affettiva ed emotiva.
 Tutti sono metodi importanti e degni di essere praticati [per] aiutare l’esperienza della fede a diventare un atto totale della persona: non prega solo la mente, prega tutto l’uomo, la totalità... non solo il sentimento.
Gli antichi solevano dire che l’organo della preghiera è il cuore, e così spiegavano che è tutto l’uomo, a partire dal suo centro, che entra in relazione con Dio, e non solamente alcune sue facoltà.

Il metodo è una strada non la meta

Il metodo è una strada, non una meta... ma se tu ti fermi e guardi soltanto la strada, non troverai mai Gesù.
Farai della strada un dio, ma la strada è un mezzo per portarti a Gesù.
Ecco, dunque, la grazia della preghiera cristiana: Cristo non è lontano, ma è sempre in relazione con noi.
Non c’è aspetto della sua persona divino-umana che non possa diventare per noi luogo di salvezza e di felicità.
Ogni momento della vita terrena di Gesù, attraverso la grazia della preghiera, può diventare a noi contemporaneo, grazie allo Spirito Santo, la guida.
Non si può pregare senza la guida dello Spirito. Grazie a Lui, anche noi siamo presenti presso il fiume Giordano, quando Gesù si immerge per ricevere il battesimo.
Anche noi siamo commensali alle nozze di Cana, quando Gesù dona il vino più buono per la felicità degli sposi, cioè è lo Spirito che ci collega con questi misteri della vita di Cristo perché nella contemplazione di Gesù facciamo l’esperienza della preghiera per unirci più a Lui.
Anche noi assistiamo stupiti alle mille guarigioni compiute dal Maestro.

Meditare è essere presenti in ogni pagina del Vangelo

Prendiamo il Vangelo, facciamo la meditazione di quei misteri del Vangelo e lo Spirito ci guida a essere presenti. Quando preghiamo tutti noi siamo come il lebbroso purificato, il cieco Bartimeo che riacquista la vista, Lazzaro che esce dal sepolcro. Anche noi siamo guariti nella preghiera come il cieco Bartimeo [e] il lebbroso... Anche noi siamo risorti, come Lazzaro; perché la preghiera di meditazione guidata dallo Spirito Santo, ci porta a rivivere questi misteri della vita di Cristo e a incontrarci con Cristo e a dire, con il cieco: “Signore, abbi pietà di me!” — “E cosa vuoi?” — “Vedere, entrare in quel dialogo”. La meditazione cristiana, guidata dallo Spirito ci porta questo dialogo con Gesù. Non c’è pagina di Vangelo in cui non ci sia posto per noi. Meditare, per noi cristiani, è un modo di incontrare Gesù. E così... di ritrovare noi stessi. Non è un ripiegamento su noi stessi, no: andare da Gesù e da Gesù incontrare noi stessi, guariti, risorti, forti per la grazia di Gesù. Incontrare Gesù salvatore di tutti, anche di me... grazie alla guida dello Spirito.

Ai polacchi

Il 3 maggio celebrerete la solennità di Maria Regina della Polonia. Fin dal diciassettesimo secolo il Popolo polacco attribuisce alla Madre di Dio questo titolo, affidandosi alla sua materna protezione e impegnandosi a servire fedelmente la causa del Regno del suo Figlio. Memori dei voti che vostri padri hanno fatto a Jasna Góra, anche in questi nostri difficili tempi seguite fedelmente il sempre attuale invito di Maria e «fate quello che Gesù vi dirà!».

(Udienza generale nella Biblioteca privata del Palazzo apostolico vaticano)