Religio - In cammino sulle vie del mondo
Viaggio nel cuore di Parigi dove le donne aiutano le donne

Louise e Rosalie

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28 aprile 2021

Il centro d’accoglienza si ispira a due storiche figure femminili
 della Chiesa in Francia, santa Luisa di Marillac e la beata Rosalie Rendu, che partecipò, insieme a Federico Ozanam, alla creazione 
della Società San Vincenzo de’ Paoli


È il giorno di Pasqua. Un sole primaverile inonda di luce il piccolo giardino dei lazzaristi, nel cuore di Parigi, al riparo dal caos della metropoli. Ai piedi di una statua della Vergine, il superiore della comunità guida un momento di preghiera insieme a un gruppetto di ospiti. Senza essere necessariamente cattoliche, sei donne, frequentatrici assidue della casa di accoglienza diurna «Louise e Rosalie», situata proprio accanto, hanno accettato di partecipare a questo momento di spiritualità, di condivisione, seguito da un pranzo di festa. Inaugurato a fine novembre, questo luogo rassicurante, comodo e funzionale, completamente ristrutturato grazie a fondi privati e pubblici, permette a chi ha passato la notte per strada, nella propria macchina o in piccole abitazioni o hotel insalubri, di trovare rifugio dopo ore di ansia e di solitudine. Il progetto, che mira a rispondere all’appello di Papa Francesco ad andare verso le periferie esistenziali, è il frutto della collaborazione tra la Società di San Vincenzo de’ Paoli e i lazzaristi. Il nome si ispira a due storiche figure femminili della Chiesa in Francia: santa Luisa di Marillac, fondatrice delle Figlie della Carità di San Vincenzo de’ Paoli, e la beata Rosalie Rendu, che insieme a Federico Ozanam partecipò alla creazione della Società San Vincenzo de’ Paoli. Il nuovo centro, esempio di una buona collaborazione tra donne, per le donne, consente di «uscire dall’isolamento, ricreare legami sociali duraturi e costruire rapporti di fiducia», come viene spiegato dalla Conferenza episcopale francese. Spesso, infatti, le esperienze in centri d’accoglienza misti si sono rivelate traumatizzanti per molte di queste donne, con episodi di violenza nei loro confronti.

«Nella casa, aperta cinque giorni a settimana, viene offerta un’abbondante prima colazione — spiega al nostro giornale la direttrice, Sophie de Villeneuve — è inoltre possibile lavarsi, pulire i propri vestiti, riposare, farsi visitare da un medico o incontrare un assistente sociale. Una volta alla settimana una parrucchiera di origine brasiliana viene da noi anche per chiacchierare un po’ con le nostre ospiti». La casa di accoglienza è anche un luogo di orientamento per conoscere i diversi posti gestiti da organizzazioni caritative che a Parigi possono ospitare una famiglia, poiché da «Louise et Rosalie» non sono accolte donne con bambini. «Cerchiamo di essere il più vicino possibile alla loro realtà, alle loro esigenze e ai loro problemi», spiegano i responsabili della struttura.

Già nelle prime settimane di esistenza del centro si è potuto individuare due tipi di persone ospitate: donne che vivono per strada e che si presentano davanti al portone d’ingresso sin dall’alba, altre che trascorrono la notte in un hotel messo a disposizione dal Comune di Parigi, sperimentando tuttavia una grande insicurezza poiché vivono in stanze piccole, sporche e talvolta senza luce né riscaldamento. A causa della pandemia, finora vengono accolte in media una dozzina di donne ogni giorno. «Ci limitiamo a questo numero perché le nostre ospiti fanno fatica a rispettare il distanziamento e a tenere la mascherina, e può capitare che litighino tra loro », commenta de Villeneuve. Quando le condizioni sanitarie lo consentiranno, si prevede tuttavia di accogliere fino a diciassette persone. Durante la settimana la casa è aperta dalle 7 alle 12,30. Il pranzo della domenica, pertanto, è diventato il momento di fraternità per eccellenza che, dopo il futuro acquisto di un pianoforte, dovrebbe essere seguito da piccoli concerti. I tempi in comune sono anche occasione di rileggere la propria esperienza di vita attraverso una visione spirituale, con l’aiuto dell’associazione cattolica parigina «Aux captifs, la libération», che sostiene le persone che vivono in strada, ex detenuti e prostitute. La parola d’ordine è complementarietà, spiegano le volontarie: «Queste donne ripartono per un nuovo cammino ma anche noi, come operatori sociali, dobbiamo trovare un arricchimento personale essendo al loro fianco». In totale, una cinquantina di persone partecipano al programma, alternandosi giorno per giorno. La maggior parte ha già maturato un’esperienza nell’ambito dell’accoglienza in altre associazioni di beneficenza. Non tutte invece conoscono bene il mondo della grande esclusione — talvolta scoraggiante per la situazione disperata in cui versano alcune persone — e perciò «ci è sembrato essenziale aggiungere una formazione su questo tema», racconta una responsabile, insistendo sul bisogno di “assumere” più personale, visto anche il successo dell’iniziativa. In poche settimane, infatti, il centro di accoglienza si è fatto conoscere dalle principali organizzazioni caritative, cattoliche e non, che cercano soluzioni di alloggio per le donne migranti nella regione parigina. «Il passaparola farà il suo lavoro col tempo — commenta una volontaria — quello della strada è un piccolo mondo in cui i senzatetto si frequentano e scambiano consigli pratici. Se “Louise e Rosalie” diventa un punto di riferimento, allora avremo vinto su tutti i fronti».

di Charles de Pechpeyrou