A un anno dalla nascita della Fondazione vaticana Giovanni Paolo I

Lo specchio di carta
di Luciani

 Lo specchio di carta  di Luciani  QUO-095
28 aprile 2021

Un’imponente bagaglio personale aveva sempre accompagnato i suoi passaggi nelle diverse sedi episcopali e giunse anche nell’appartamento pontificio, l’indomani della sua elezione al Soglio di Pietro il 26  agosto  1978: le sue carte, quelle dell’Archivio privato di Albino Luciani, Papa Giovanni Paolo i . Sono le carte di una vita: dal 1929 al 28  settembre  del suo pontificato. Carte della cui esistenza si venne a conoscenza solo agli inizi del Duemila e della cui prima ricognizione fui incaricata nel 2007 dall’Inquisitio diocesana suppletiva, disposta dal vescovo di Belluno-Feltre nell’ambito della causa di canonizzazione del Papa di origini venete.

In una prima disamina si potè così identificare la natura degli scritti e ricostruire la genesi, lo sviluppo e il complesso percorso di questo archivio privato che dal Palazzo apostolico della Santa Sede, dopo la morte di Giovanni Paolo i , il 28  settembre  1978, venne rimandato presso la sede patriarcale di Venezia.

Si tratta di una ricchissima raccolta di materiale documentale eterogeneo che abbraccia un cinquantennio, costituito dall’insieme di carte che comprendono gli scritti autografi, quaderni, notes, agende, materiale a stampa, corrispondenza. La misura di queste carte, che si caratterizza principalmente come schedario personale, è in gran parte quella degli interventi, delle lezioni, delle conferenze, delle omelie, degli articoli, delle pubblicazioni. Misura fondamentale per indagare quella officina del testo così cara a una delle più intense stagioni delle discipline filologiche: il farsi cioè di un pensiero e di un tema e le sue oscillazioni, nelle riprese e nelle molteplici varianti della sua stesura, dove le dinamiche del costruirsi progressivo del testo offrono le chiavi più autentiche della sua interpretazione.

Le carte di Albino Luciani dicono pertanto certamente molto, nel loro insieme e nelle loro parti, del profilo di chi le ha redatte e conservate. L’archivio privato non presenta quei caratteri, così ben individuati in altri fondi di persona, di intenzionale costruzione della propria memoria e della propria identità. Non si riscontra in questo caso l’intento da parte dell’autore di assegnare alle proprie carte il compito di commemorare una vita o un progetto: l’archivio di Luciani appare come archivio di persona che rientra negli archivi definiti “specchi di carta” o “evidence of identity”. Seppure eccezionalmente sono presenti puntuali descrizioni in forma diaristica, come alcuni appunti relativi alla sua partecipazione al concilio Vaticano ii o dell’udienza privata con Giovanni xxiii in occasione della sua consacrazione vescovile, Luciani appare estraneo alla forma di una diaristica intima e privata. Agli scritti dell’archivio si univa, come parte integrante di questi, anche una fornita biblioteca. Nel loro insieme funzionavano come laboratorio, costituivano cioè quella che può definirsi l’officina di lavoro  di Luciani. Una sorta di cantiere aperto  work in progress  indispensabile, dove continuamente attingere e aggiungere e luogo di confluenza di diverse letture assemblate dalla sua capacità di sintesi e di interlocuzione. 

In base alla ricerca effettuata, confluita poi nella  Positio, il nucleo  originario  dell’archivio  privato si poté individuare  da  tutto  l’insieme  di  carte  che  comprendono  gli  scritti  autografi  dal  1929  al  1959  riguardanti  in  prevalenza  i  quaderni  a  tema,   le  raccolte  di  manoscritti con le materie di studio e le lezioni, redatti dal futuro Giovanni Paolo i in qualità di studente  presso  il  Seminario  Gregoriano  di  Belluno  (1928-1935),   e, successivamente  di  docente  di  diverse  discipline presso  il  medesimo  istituto  (1937-1959). E  poi ancora in qualità di  studente  presso  la  Pontificia  Università  Gregoriana  di  Roma  per  il  conseguimento  della  licenza  in  teologia. 

A  questa  documentazione  si  aggiunge  quella  specifica  inerente  alla  pubblicazione  della  tesi di  dottorato su Antonio  Rosmini  e  alla  pubblicazione  di  Catechetica  in  briciole  nel  dicembre  1949,  alla  quale  si  unisce  parte  della  documentazione  e  corrispondenza  relativa  al  conseguimento  del dottorato  e  all’incarico  esercitato  come  provicario  generale  della  diocesi  di  Belluno-Feltre  (1948-1953).

Questo  nucleo  originario  si  è  andato  arricchendo  e  ampliando  di  altri  notes,  quaderni,  appunti, schemi,  conferenze,  corrispondenza  e  articoli  negli  anni  dell’episcopato  a Vittorio Veneto  (1958-1969), dove risalta  una  consistente  acquisizione  di  materiale  inerente  alla  Conferenza  episcopale  Triveneta,  alla  Conferenza  episcopale  italiana  e  al  concilio  Vaticano   ii , a  cui  Luciani  è  stato  partecipe  nel  corso  di tutte e quattro  le  Sessioni.

 Eletto  Patriarca  di  Venezia  portò  con  sé,  nella  sede  patriarcale,  tutto  il  materiale  dell’archivio  personale,  ampliandolo  ulteriormente  e  arricchendolo  con  la  conservazione  rilevante della  corrispondenza  di  quegli  anni, che illumina le relazioni di collaborazione riservata con la Santa Sede e con i vertici dell’episcopato italiano, nonché il suo pensiero nel vivo delle contingenze che lo riguardano e lo interessano.

È questo bagaglio personale, unito ai libri della sua biblioteca, che egli provvide a far giungere nel Palazzo apostolico l’indomani della sua salita al Soglio di Pietro. Ricostruirne l’iter è stato oggetto della prima ricerca. Il trasferimento da Venezia in Vaticano dell’archivio e della sua biblioteca fu effettuato dalla ditta indicata dal gesuita padre Roberto Busa, (suo compagno di studi nel seminario di Belluno) che aveva curato in precedenza il trasloco degli effetti personali di Paolo vi . Della cura del trasposto venne incaricato don Carlo Bolzan, sacerdote di fiducia di Luciani, affinché tutto il materiale giungesse nell’ordine desiderato e il 13 settembre fece ingresso in Vaticano.

I contenitori vennero collocati nei locali sottostanti l’appartamento pontificio. Durante il breve periodo del pontificato solamente una parte non quantitativamente rivelante venne tolta dall’imballaggio, tra cui l’agenda personale del 1978, in similpelle blu, sulla quale continuò a scrivere da Pontefice appuntando le minute degli angelus e delle udienze. Mentre per quanto riguarda i libri della biblioteca cominciò dai volumi dall’opera omnia di san Francesco di Sales, che volle sistemata nella biblioteca del suo studio.

Con la sua morte e la successiva elezione di Giovanni Paolo ii (16 ottobre  1978) tutte le carte e i libri di Papa Luciani, compresa l’agenda e il taccuino del pontificato, nei giorni seguenti vennero spedite all’indirizzo del Palazzo patriarcale della Serenissima, dove rimasero fino al 2001 quando vennero versate presso l’Archivio Storico del Patriarcato di Venezia.

Sotto l’egida della Fondazione Vaticana Giovanni Paolo i , il primo dicembre 2020, dopo 42 anni, per la quarta volta l’archivio di Luciani ha risalito le acque della laguna. Ora è ritornato a casa. Dove l’attende una nuova vita di studio. 

di Stefania Falasca