Una volontaria uccisa in Perú e un vescovo ferito in Sud Sudan

«La mia anima
è triste, vegliate»

 «La mia anima è triste, vegliate»   QUO-095
28 aprile 2021

Siamo nel tempo pasquale, eppure anche ora, come quella sera nel Getsemani, pare di sentire Gesù che dice ai discepoli «la mia anima è triste, vegliate» (Marco, 14, 34). È un sussurro, ma si amplifica nella testa e nel cuore come una serie di echi ridondanti. Se una giovane missionaria in Perú, Nadia De Munari, viene uccisa senza pietà nonostante il bene compiuto in tanti anni in quel paese, e se un giovane vescovo, padre Christian Carlassare, viene gambizzato in Sud Sudan perché impegnato a portare la pace, e nessuno fa nulla, le parole di Gesù continueranno a macinarci il cervello. Lo sconforto non è poco, e non perché ancora una volta si compiono le parole del Vangelo: «Metteranno le mani su di voi e vi perseguiteranno» (Luca, 21, 5-19). Il cristiano sa bene che l’autentica sequela del Cristo presuppone la possibilità di giocarsi la vita per il Regno e che bisogna dare senza sperare di ricevere nulla in cambio, ma il rifiuto così violento del bene che si cerca di fare, dell’amore che si regala al prossimo, della donazione più totale e profonda verso chi non ha nulla, lascia l’avvilimento e l’amarezza che probabilmente provarono i discepoli quando, senza Gesù, se ne tornarono a pescare, là, sul lago di Galilea, perché non sapevano più che fare. Forse è quello che sta accadendo dinnanzi a questa tragica spirale di violenza nel mondo, non sapere più cosa fare? Oppure ci siamo così abituati, da rimanere impassibili? Nadia e Christian non sono i primi e probabilmente non saranno gli ultimi a essere vittime di una logica di potere che si avvale della brutalità per tentare di sradicare il bene che tuttavia c’è, e i buoni che ancora vogliono essere tali per convinzione umana o per amore al Vangelo. Perché se da un lato esiste un’umanità opulenta e ingorda che mai si accontenta di quello che ha e vuole sempre di più, anche a costo di vite umane dovunque e comunque, dall’altro – grazie a Dio – c’è chi non si gira dall’altra parte e tende la mano a chi ne ha bisogno. «La mia anima è triste, vegliate», continua a sussurrarci Gesù, vegliate e pregate perché l’egoismo di chi nega al prossimo la possibilità di un’esistenza felice, di sogni e speranze propri di ogni vita umana e gode solamente della sofferenza e della morte altrui, non prevalga. Chi ha infranto i sogni di Nadia? Chi ha sbriciolato i sogni e le speranze, la vita delle 130 persone morte in mare? Ma forse in ognuno di noi, magari ben nascosto, c’è un Kefka Palazzo che, nel videogioco Final Fantasy vi , a un certo punto dice: «Perché continuano a celebrare la vita nel mio mondo distrutto? Pensate a quanto sono stupide le vostre vite!». «È il momento della vergogna», ha detto Papa Francesco. Sì, è così, e avremmo dovuto vergognarci già da molto, molto tempo.

di Caterina Ciriello