La missione “ospedale da campo” di una piccola congregazione di suore africane

Dal Madagascar
alle pendici del Gran Sasso

 Dal Madagascar alle pendici del Gran Sasso  QUO-095
28 aprile 2021

Bellante, diocesi e provincia di Teramo, alle pendici del Gran Sasso, nella Valle del Tordino, è la sede del nuovo “ospedale da campo” che la provvidenza e la misericordia hanno voluto. La congregazione delle suore del Cuore Immacolato di Maria a Diego Suarez, nei giorni scorsi, si è installata nella palazzina di fine Ottocento, in pieno centro storico, che, per un secolo, fino ai primi anni Duemila, ha ospitato le Piccole suore della Sacra Famiglia, ricordate con affezione e gratitudine da generazioni di bellantesi, passati tra le fila della locale scuola materna. La congregazione malgascia, di diritto diocesano, nasce nel 1955 per volontà del vescovo missionario francese Jean Wolff a Diego Suarez, l’attuale Antsiranana. Le religiose, mosse dalla devozione per il Cuore Immacolato della Vergine e ispirate a san Francesco di Sales, operano in tutto il Madagascar, occupandosi principalmente di cura e assistenza ad anziani e malati, di insegnamento nelle scuole, pastorale parrocchiale e catechesi, specialmente nelle zone più remote. Sono meno di un migliaio, comprese le aspiranti e le professe temporanee. In Europa, eccezion fatta per la casa di Lione, luogo di nascita del fondatore, dispongono di quattro case sul territorio italiano, dove sono approdate intorno al 2007. La città e diocesi di Locri le vede impegnate nella Caritas e presso il seminario vescovile; nel Barese, a Palo del Colle, provvedono a una casa di riposo; a Bellante, cittadina di quasi seimila abitanti, sono chiamate per supportare l’attività pastorale della parrocchia e seguire la promozione delle vocazioni.

La sensibilità di vescovo, parroco e sindaco si è ritrovata per il medesimo scopo. Dopo le prime consultazioni, avviate nella primavera dello scorso anno, il 14 settembre — nell’episcopio aprutino — veniva siglata la convenzione e ci si predisponeva per l’ingresso, procrastinato a lungo a causa della pandemia. Nulla di pomposo o programmato; soltanto una semplice accoglienza dalla stazione ferroviaria a piazza Arengo: melodie festose della banda musicale cittadina scandivano i brevi interventi delle suore e delle autorità intervenute, in una cornice di popolo ben distanziato che, nel deserto creato dal virus, vede spuntare una pianticella di Dio.

«Ci sarà una ri-evangelizzazione. Dal Madagascar in Italia, le suore sapranno richiamare alla fede tanta gente: ne sono sicuro», le parole del parroco, don Julio Rosignoli, figlio di emigrati abruzzesi in Venezuela che ben conosce le terre di missione e la pastorale nelle capillas. «Il vento dello Spirito soffia dove vuole. Bellante e la diocesi di Teramo-Atri avranno un ritorno spirituale a lungo termine», ha affermato il vescovo Lorenzo Leuzzi, che da poco ha celebrato il nono anniversario di consacrazione episcopale. Il primo cittadino, Giovanni Melchiorre, organista della parrocchia, si è fatto interprete della gioia dei paesani, coordinando, d’intesa con don Julio, le attività e i lavori di ristrutturazione e di arredo della novella comunità, composta dalla superiora suor Olga, suor Vivianne e suor Florette. Le religiose, pur nelle difficoltà della pandemia, hanno voluto mettersi senza indugio al lavoro o, meglio, al servizio del popolo di Dio. «L’accoglienza calorosa — ha detto suor Olga — ci ha commosso e ci invita a servire con grande gioia i nostri fratelli. Ci sentiamo grate verso tutti coloro che si sono adoperati per noi, o meglio, per Lui».

Il nuovo “ospedale da campo” della diocesi di Teramo-Atri, come ha affermato il parroco, ha come scopo la cura delle anime mediante un’opera di “ri-evangelizzazione”: «Andiamo alle origini, all’essenziale della vita cristiana, guardando a Lui, attraverso il cuore della Mamma». Alle suore è affidata questa missione in terra italiana. Bellante non è un posto migliore degli altri, ma è un esempio palpabile di collaborazione: non vi è un revival della saga cinematografica di don Camillo e Peppone. Anzi, il bene del prossimo, fedele e cittadino, è al vertice di qualsiasi dibattito.

di Matteo Cantori