Cammino sinodale del patriarcato di Lisbona

Sulla scia
di «Evangelii gaudium»

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19 aprile 2021

Il patriarcato di Lisbona si appresta ad avviare un «processo di valutazione» del modo in cui il sinodo diocesano svoltosi dal 2014 al 2016 è stato accolto e attuato dalle diverse componenti della Chiesa locale, concludendo così «un lungo cammino intrapreso» sette anni fa «per mettere in pratica il grande programma pastorale proposto alla Chiesa da Papa Francesco nell’esortazione apostolica Evangelii gaudium». Il sinodo ha rappresentato un’importante fase della vita ecclesiale nella regione di Lisbona: per due anni, infatti, riuniti periodicamente nel Centro di spiritualità della cittadina di Turcifal, centotrentasette partecipanti tra laici, chierici e religiosi, hanno approfondito un piano di attività pastorale sintetizzato in una Costituzione sinodale che preconizzava, in particolare, di applicare i valori espressi dal testo pontificio del 2013. Dopodiché, ricorda il cardinale patriarca Manuel Clemente in una lettera indirizzata al clero della capitale portoghese, «abbiamo dedicato quattro anni alla ricezione sistematica della costituzione, concentrandoci in particolare su quattro punti del testo, ovvero: fare della Parola di Dio il luogo dove nasce la fede, vivere la liturgia come luogo di incontro (con Dio e la comunità), uscire con Cristo per incontrare tutte le periferie sociali e geografiche, e fare della Chiesa una rete di relazioni fraterne, in corresponsabilità comunitaria».

Sono state numerose le iniziative per l’attuazione della costituzione, prosegue il porporato, provenienti dagli uffici diocesani o organizzate a livello del vicariato o locale. «Ricordo, a esempio, quanto è stato fatto in relazione alla Parola di Dio e alle condizioni per la sua lettura, meditazione e trasmissione comunitaria — scrive il cardinale Clemente — come pure in relazione alla liturgia, soprattutto con le azioni di formazione». Il patriarca di Lisbona ricorda inoltre i grandi passi avanti in ambito socio-assistenziale dal 2016 fino a oggi, soprattutto con le Settimane della carità. Senza dimenticare «l’aumento delle istanze di corresponsabilità comunitaria, come i consigli pastorali ed economici delle parrocchie, con la collaborazione del vicario generale».

Il percorso di valutazione che la diocesi sta per iniziare, la cui conclusione è prevista per il 18-19 giugno, «metterà in luce i migliori risultati ottenuti e ciò che è necessario continuare affinché la nostra Chiesa a Lisbona cresca in lode, carità e missione», annuncia il porporato, contando «sulla collaborazione di ognuno».

Quattro le tappe di questo percorso. Prima, durante il mese di aprile, vi sarà un tempo di preghiera e di riflessione in gruppo, a livello diocesano o parrocchiale, e secondo l’area di azione pastorale. Poi, alla fine del mese, e fino a metà maggio, i cattolici della diocesi potranno partecipare a un sondaggio, disponibile in forma cartacea oppure online. A partire dalle risposte verrà elaborata una sintesi che, insieme a un riepilogo del lavoro compiuto durante gli ultimi quattro anni, servirà come documento di lavoro per i partecipanti all’assemblea del 18-19 giugno, terza tappa del percorso, organizzata nel Centro di spiritualità di Turcifal, in presenza dei vescovi, vicari episcopali e sacerdoti del patriarcato di Lisbona. Quarta e ultima tappa, la pubblicazione di un “Documento di valutazione finale”.

Intitolata «Il sogno missionario di raggiungere tutti», la costituzione sinodale di Lisbona, lunga una quarantina di pagine, è stata firmata l’8 dicembre 2016, solennità dell’Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria. Ponendosi «all’ascolto del mondo», che oggi si sta mostrando «sempre più eterogeneo e complesso», e «guardando alla Chiesa» attraverso le sue pratiche e strutture, le sue forme di presenza e di linguaggio, come attraverso i suoi limiti e le sue potenzialità, gli autori del testo presentavano sette “opzioni” fondamentali per la vita della Chiesa cattolica: santità, missione, comunità, iniziazione, famiglia, vocazione e sinodalità.

di Charles de Pechpeyrou