Irlanda del Nord fra Brexit
e antichi rancori

Police officers are seen next to fire during a protest in the Loyalist Tigers Bay Area of Belfast, ...
16 aprile 2021

Durante tutta la scorsa settimana, alcune delle principali città dell’Irlanda del Nord sono state teatro di violenti disordini. Gli scontri hanno avuto origine a Belfast nel pomeriggio del 2 aprile, per allargarsi poi in altre località, fra cui Derry e Carrickfergus, coinvolgendo centinaia di persone. Circa 90 agenti di polizia sono rimasti feriti e decine di manifestanti sono stati arrestati, fra cui diversi minorenni sotto i 14 anni. Il culmine dei disordini è stato raggiunto nella notte del 7 aprile a Belfast, dove i manifestanti hanno incendiato un bus e lanciato pietre e bombe incendiarie contro le forze dell’ordine. Nella stessa occasione, unionisti e nazionalisti si sono scontrati nei pressi del “Peace Wall”, il muro che divide le zone in cui sono radicati i due gruppi politici, rispettivamente Shankill e Springfield. Gli scontri si sono poi placati a partire dal 9 aprile, in seguito all’annuncio della scomparsa del principe Filippo.

I disordini hanno avuto un forte impatto sulla popolazione nordirlandese, riportando a galla reminiscenze del violento passato del Paese. Proprio lo scorso 10 aprile ricorreva il 23° anniversario dell’Accordo del Venerdì Santo, che concluse il trentennio di scontri fra nazionalisti e unionisti costato la vita a oltre 3.500 persone. In questa occasione, i leader di entrambi i partiti hanno lanciato appelli al dialogo politico e al confronto nonviolento. Quanto avvenuto durante la scorsa settimana, però, è solo in parte riconducibile alle frizioni (note come “The Troubles”) che hanno segnato l’Irlanda del Nord nel secolo scorso. Gli eventi di Belfast sono infatti il risultato di una commistione di diversi fattori.

Al centro delle proteste della popolazione vi è sicuramente il cosiddetto Backstop irlandese, parte dell’accordo negoziato dal governo britannico con l’Unione europea. L’uscita del Regno Unito dall’Unione ha infatti comportato l’istituzione di controlli europei sui beni in transito dal territorio britannico all’Irlanda, Stato membro dell’Ue. I controlli in questione vengono però effettuati nei porti nordirlandesi per ragioni logistiche. Ciò ha provocato rallentamenti nella distribuzione dei beni, scatenando accese critiche da parte degli unionisti. Il Partito unionista democratico (Dup), attualmente al governo, aveva infatti sostenuto la Brexit, assicurando ai suoi sostenitori che questa non avrebbe alterato i rapporti con il resto del Regno Unito. L’introduzione dei controlli è stata quindi letta come un allontanamento dell’Irlanda del Nord dalla madrepatria, in contrasto con gli ideali unionisti.

Il risentimento degli unionisti è stato ulteriormente esacerbato dalla recente decisione delle autorità giudiziarie nordirlandesi di non perseguire legalmente le 2.000 persone che lo scorso giugno avevano violato le restrizioni imposte a causa della pandemia di Covid-19 per presenziare al funerale del nazionalista Bobby Storey. Storey era stato un membro di spicco dell’Esercito repubblicano irlandese (Ira), e la cerimonia, i cui partecipanti erano membri del partito Sinn Féin, aveva pertanto un’elevata valenza simbolica.

A questi fattori si va ad aggiungere quello rappresentato dalla criminalità organizzata nordirlandese. Secondo le forze dell’ordine, le organizzazioni criminali locali hanno infatti fomentato le tensioni politiche al fine di destabilizzare il governo. L’inizio del 2021 ha visto un incremento della lotta al traffico di droga in Irlanda del Nord, con numerosi arresti. Molte di queste organizzazioni criminali sono affiliate con gruppi estremisti paramilitari e presentano quindi una forte componente politica. Al fine di placare le proteste, il primo ministro nordirlandese Arlene Foster ha lanciato una campagna per rimuovere il Backstop irlandese. Mentre si avvicina il centenario dell’ingresso dell’Irlanda del Nord nel Regno Unito, la tensione rimane elevata. Le forze dell’ordine temono infatti una ripresa delle proteste dopo i funerali di Stato del principe Filippo, previsti per il 17 aprile.

di Giovanni Benedetti