LA BUONA NOTIZIA
Il Vangelo della III Domenica di Pasqua (Luca 24, 35-48)

Toccare Cristo per poi pensare secondo Cristo

 Toccare Cristo per poi pensare secondo Cristo  QUO-083
13 aprile 2021

I discepoli di Emmaus raccontano il loro incontro con Gesù, e Lui si fa presente. È così che avviene: quando la Chiesa racconta e celebra Gesù, Lui appare.

Eppure Lui viene sempre in modalità destabilizzante, perché noi non abbiamo categorie mentali per la risurrezione!

Gesù, a fronte della paura dei discepoli, mostra di essere reale e accessibile. Cristo non è un’idea, non è uno spirito, non è astratto, esoterico o impalpabile, ma ha carne e ossa. I discepoli lo incontrano con i loro sensi, vedendolo, toccandolo, ascoltandolo, mangiando con lui. La dimensione intellettuale — turbata dalla risurrezione — è ricollocata al suo posto, ma non viene disprezzata.

Il Padre non ci ha dato l’intelligenza per errore.

La comprensione, però, è un risultato, non la condizione previa. La ricezione razionale è parte di un tutto, e Gesù se ne occupa appositamente: «Aprì loro la mente per comprendere».

Comprendere si deve, il problema è: quando? Come? Prima Gesù si fa sperimentare corporalmente, e allora può aprire la mente dei discepoli.

Normalmente noi partiamo dalle idee per arrivare alle cose, e senza un bagaglio di convinzioni non muoviamo un passo. Eppure, già nell’Alleanza dell’Esodo, il popolo diceva una cosa curiosa: «Quanto ha detto il Signore, lo eseguiremo e vi presteremo ascolto» (Es 24, 7). Eseguire e poi recepire.

Prima si segue Cristo per tre anni, si fa esperienza della sua morte e risurrezione, e poi si inizia a capire.

C’è un esercito di cristiani che prova inutilmente a risorgere per deduzione.

Non si può servire il mondo con una testa pesante di schemi, ma per un atto di sequela che diventa luce interiore.

Dobbiamo ripensare l’educazione cristiana: per molto tempo siamo partiti dai dogmi per arrivare alla vita cristiana, con risultati discutibili, ma la Chiesa dei primi secoli faceva l’esatto contrario.

Forse è tornato il tempo di educare la prossima generazione di cristiani partendo dal fargli toccare Cristo con esperienze concrete, perché sappiano, poi, pensare secondo Cristo.

di Fabio Rosini