Dopo l’uccisione di un ventenne afroamericano a un posto di blocco

Rivolta a Minneapolis

TOPSHOT - People shout towards the Police at the start of curfew to protest the death of Daunte ...
13 aprile 2021

Ucciso dalla polizia nella stessa città dove un poliziotto lo scorso 25 maggio soffocò a morte l’afroamericano George Floyd dando il via a una lunga serie di proteste: Minneapolis arriva alla seconda notte di scontri dopo il ferimento a morte di un ventenne afroamericano, Daunte Wright, fermato in auto per un controllo. Il giovane avrebbe tentato la fuga, ha fatto sapere la polizia, e un agente avrebbe impugnato per errore la pistola invece dell’immobilizzatore taser. L’intenzione, dunque, non sarebbe stata quella di uccidere, ha sostenuto Tim Gannon, il capo della polizia del posto.

A 48 ore dai fatti, però, neanche questa versione calma gli animi. E, nonostante il coprifuoco ed i mille agenti della Guardia Nazionale dispiegati per farlo rispettare, gli arresti in strada sono stati decine. Molti i manifestanti pacifici che si inginocchiavano davanti alle forze dell’ordine a braccia alzate innalzando spesso cartelli con la scritta: «Sarò io il prossimo?» oppure «Le vite dei neri contano». Ma moltissimi anche quelli che si sono dati alle devastazioni e alla violenza. Un segnale della criticità della situazione è stata anche la sospensione delle partite dell’Nba.

In questo clima è arrivato il tweet del presidente Joe Biden che aveva voluto vedere i video delle microcamere indossate, come da regolamento, dagli agenti di polizia al momento del fermo di Daunte Wright. «Oggi penso a Daunte Wright ed alla sua famiglia, al dolore, alla rabbia ed al trauma che l’America nera vive ogni giorno. Mentre attendiamo un’indagine completa — ha scritto — sappiamo quello che serve per andare avanti: ricostruire la fiducia e assicurare la responsabilità, in modo che nessuno sia al di sopra della legge». Il presidente ha anche dichiarato di «capire la collera ed il dolore» ma che non vede «alcuna giustificazione alla violenza»

La sede della polizia di Brooklyn Center, sobborgo a nord di Minneapolis dove sono avvenuti i fatti, è stata a lungo circondata dai manifestanti, tenuti a bada da un alto reticolato e da un cordone di forze dell’ordine in assetto antisommossa. Ai manifestanti è stato intimato a più riprese di disperdersi, fino al lancio di lacrimogeni e granate assordanti sulla folla oltre il reticolato. Ma se gli assembramenti si scioglievano in un luogo si riformavano in un altro. A cominciare dal luogo della morte del giovane. E gli scontri sono andati avanti tutta la notte.

A sparare a Whrigt sarebbe stata l’agente Kim Potter, 26 anni di servizio. È stata al momento sospesa dal servizio ma l’amministrazione comunale ne ha anticipato il licenziamento. Il sindaco della piccola cittadina, al 70 per cento popolata da persone di colore, ha detto: «Faremo tutto quello che serve a dare giustizia e perché siano guarite le ferite della nostra comunità».