Campagna per valorizzare il ruolo della Chiesa in Spagna

Parole e opere
di una presenza

Salvador Viniegra, «Romería del Rocío» (1897)
13 aprile 2021

Qualità e impegno dell’attività educativa, sostegno alla famiglia e alla vita, carità e attenzione alle persone vulnerabili, presenza dei cristiani laici nella società, accompagnamento degli infermi, pastorale nelle parrocchie e con i giovani, Chiesa in uscita e in missione: sono solo alcuni dei dodici temi che, dal 5 aprile al 30 giugno, animano la campagna #HazMemoria promossa dalla Conferenza episcopale spagnola assieme alla rivista Ecclesia, a Trece tv e alla catena radiofonica Cope. Un argomento alla settimana con l’obiettivo di rendere visibile il lavoro della Chiesa in diversi ambiti, da quello pastorale o assistenziale a quello educativo o missionario. Attraverso l’hashtag #HazMemoria (fai memoria, ricorda) si intende valorizzare il ruolo della Chiesa e dei cristiani nella società e l’importanza del loro contributo al bene comune.

Punto di partenza è la Pasqua di Risurrezione, evento salvifico che si proietta nel tempo e nella storia. Il popolo di Dio, che vive illuminato da tale avvenimento, prolunga la missione di Gesù Cristo e, con le sue opere e parole, rende presente la salvezza “qui e ora”. Milioni di persone, soprattutto in questi tempi difficili, sentono la vicinanza della Chiesa. Un aiuto ricevuto sotto forma di compagnia, preghiera, volontariato, aiuto economico, cibo, accoglienza, grazie a migliaia di cattolici che partecipano attivamente alla missione. Una realtà, un servizio che molti non conoscono nei dettagli e di cui occorre, appunto, fare memoria. Sui media, la campagna presenterà la vita reale, quotidiana della Chiesa, le persone, storie, testimonianze.

La prima settimana, dal 5 all’11 aprile, ha affrontato il tema «Religiosità e pietà popolare. Pellegrinaggi e tradizioni». La Settimana santa andalusa o castigliana, il Cammino di Santiago di Compostela, la Romería del Rocío in Andalusia, solo uno dei tanti santuari mariani: tradizioni che fanno parte del modo di essere, cristiano, di questa nazione. «La fede — si legge nel sito in rete dell’episcopato spagnolo — arrivò nell’Hispania romana nel primo secolo della nostra era e ben presto si incarnò nei popoli che abitavano la penisola iberica e, da allora, permea la cultura vissuta in ogni momento». Come accaduto in altri luoghi, questa fede si è mescolata ai modi di vita, a usanze ancestrali, al calendario agricolo, alle idiosincrasie popolari, dando origine a una cultura propria in cui l’espressione festosa della religione è un elemento in più. Quando la fede si incarna nella cultura popolare, «nasce una religiosità che ha una forma propria ed espressioni promosse dalle persone che l’accolgono e dal contesto in cui sono vissute. Gli esercizi di pietà intorno alle feste liturgiche o alle celebrazioni mariane e dei santi nei paesi e nelle città della Spagna mirano ad avvicinare il popolo cristiano alla conoscenza di Dio e alla sua adorazione». La religiosità popolare collega le espressioni popolari di fede e i misteri centrali della vita cristiana: pratiche di pietà, pellegrinaggi, confraternite, processioni, servono per contemplare e adorare il mistero della redenzione, la presenza nell’Eucaristia, la venerazione della Madre di Dio. E così, in tutta la Spagna, più di quattrocento celebrazioni religiose sono state dichiarate di interesse nazionale o internazionale: dal pellegrinaggio a Cavadonga (la “Grotta della Madonna”) alla “Javierada” in Navarra, dalla Romería alla Virgen de la Cabeza ad Andújar al cammino verso il monastero di Santa Maria di Montserrat in Catalogna, dalla basilica del Pilar a Saragozza al santuario di Nostra Signora de la Fuensanta a Murcia.

«Nella pietà popolare, poiché è frutto del Vangelo inculturato, è sottesa una forza attivamente evangelizzatrice che non possiamo sottovalutare: sarebbe — scrive Papa Francesco nell’esortazione apostolica Evangelii gaudium — come disconoscere l’opera dello Spirito santo. Piuttosto, siamo chiamati a incoraggiarla e a rafforzarla per approfondire il processo di inculturazione che è una realtà mai terminata. Le espressioni della pietà popolare hanno molto da insegnarci e, per chi è in grado di leggerle, sono un “luogo teologico” a cui dobbiamo prestare attenzione, particolarmente nel momento in cui pensiamo alla nuova evangelizzazione» (126).

Fede, devozione, spiritualità, cura, solidarietà, volontariato possono mescolarsi a volte in un tutt’uno indissolubile. È così che nascono realtà, raccontata per #HazMemoria dalla catena radiofonica Cope, come l’Hospitalidad de Nuestra Señora de Lourdes a Palencia, associazione di fedeli che volontariamente si offrono per servire e prendersi cura di tutti coloro, malati e sani, che desiderano fare un pellegrinaggio al santuario di Lourdes e vivere la loro spiritualità cristiana nel quadro di questa devozione mariana. La stragrande maggioranza degli hospitalarios è rappresentata da laici cristiani ma ci sono anche sacerdoti, suore, religiosi e religiose. Il racconto — attraverso la testimonianza di Carmen, paralizzata per una lesione midollare, e di Angela, una volontaria dell’associazione — parla di sofferenza, coraggio, amore, fede, è un incontro di anime dal lieto fine: «Ho sempre pensato che quando gli occhi piangevano era perché il cuore era spezzato. Mi sbagliavo. Gli occhi possono piangere per l’emozione di essere ai piedi della Vergine». E da quella volta a Lourdes Carmen non va a dormire se non mette prima sul letto un quadretto con l’immagine della Madonna: «Deve darmi la forza per andare avanti», conclude.

di Giovanni Zavatta