Il diritto all’acqua al centro del webinar organizzato alla Conferenza cristiana dell’Asia

Una vera riforma
che liberi dal bisogno

 Una vera riforma che liberi dal bisogno  QUO-080
09 aprile 2021

Rinnovare il proprio impegno e ribadire l’importanza del ruolo ricoperto insieme ad altre organizzazioni religiose e movimenti della società civile nell’opera di sensibilizzazione sulla crisi idrica globale. A questo sono chiamate le Chiese cristiane in Asia, come affermato nel webinar «Accesso ridotto all’acqua sicura in Asia: sfide alla sicurezza umana» organizzato di recente dalla Conferenza cristiana dell'Asia (Cca), rete interconfessionale con sede in Thailandia, nel corso del quale si è sottolineato come tutti i fedeli cristiani del continente, di tutte le confessioni, debbano essere consapevoli della necessità di difendere il diritto alle risorse idriche per tutti. Gli esperti intervenuti hanno rimarcato l’esigenza di «una vera riforma e una governance democratica sul tema della conservazione dell’acqua e dell’inquinamento», ha affermato il segretario generale della Cca, Mathews George Chunakara. I problemi connessi all’assetto idrico, infatti, sono diventati sempre più acuti con implicazioni preoccupanti in questa vasta area geografica: le minacce del cambiamento climatico, la rapida urbanizzazione e lo sviluppo non pianificato hanno messo in serio dubbio la certezza di un utilizzo del prezioso liquido che sia garantito in tutto il continente. In tempi recenti, la scarsità d’acqua ha innescato una riduzione della produzione alimentare, blocchi della catena di approvvigionamento, perdita di terra e mezzi di sussistenza, migrazioni su larga scala e persino tensioni economiche e geopolitiche.

«L’acqua è l’essenza della vita — ha affermato Chunakara — ed è indispensabile per sostenere la salute. Il diritto ad essa non può essere interpretato in una prospettiva astratta ma deve essere fondato nel quadro della sicurezza umana che è fondamentalmente libertà dalla paura e libertà dal bisogno». Cosa che non sta affatto accadendo nel continente dove l’accesso a risorse idriche sufficienti, sicure, accessibili e convenienti per uso personale e domestico «è oggi motivo di crescente preoccupazione in diverse aree regionali dell’Asia», ha aggiunto il segretario generale della Cca. A ribadire questo concetto anche Evariste Kouassi-Komlan, consigliere per acqua, servizi igienico-sanitari e igiene presso l’Ufficio regionale dell’Unicef per l’Asia orientale e il Pacifico, il quale ha centrato l’attenzione sul divario urbano-rurale nell’approvvigionamento idrico osservando come la gestione delle acque reflue sia «un collo di bottiglia nello sviluppo sostenibile della regione», con enormi impatti in termini di salute data la loro scarsa disponibilità nelle aree remote. Da qui l’esigenza, si è rimarcato, di un programma strategico e innovativo in più direzioni che adotti un sistema di gestione rivoluzionario e interregionale, migliori l'efficienza di utilizzo idrico e la sua riutilizzabilità e garantisca maggiore disponibilità di informazioni sui dati e condivisione delle risorse.

Diverse le criticità che, è stato ribadito, ostacolano l’accesso all’acqua potabile sicuro e adeguato in Asia: mancanza di infrastrutture affidabili, carenza di fondi e finanziamenti e problemi di cattiva gestione finanziaria. A volte, poi, essa è disponibile ma non sicura a causa di inquinamento chimico o elevata salinità o non accessibile soprattutto perché le fasce di popolazione più povera devono acquistarne un quantitativo ogni giorno dato l’accesso limitato ai sistemi idrici comunali e ai sussidi associati. Per fare fronte a tale situazione i Paesi membri del bacino del Mekong inferiore hanno pertanto concordato specifiche procedure su utilizzo idrico e protezione delle risorse del fiume, come la cooperazione nel monitoraggio della qualità dell’acqua, assicurandone valutazioni mensili sulla qualità e quantità al fine di indirizzare i progetti di sviluppo in tutta l’area. «L’acqua — ha puntualizzato David Das, rappresentante per l’Asia presso l’International reference group dell’Ecumenical water network collegato al World Council of Churches — è ormai diventata una merce di scambio complessa come l’oro e il petrolio. Le Chiese sono quindi chiamate a dare la priorità a programmi urgenti e pertinenti e collaborare con vari gruppi della società civile per una soluzione alla crisi idrica: spetta ai gruppi religiosi rispondere alle domande più impellenti che riguardano la sostenibilità dei nostri attuali stili di vita per il futuro». Ogni comunità cristiana, si è ribadito in conclusione dell’incontro virtuale, deve lavorare per favorire il benessere e la prosperità della creazione di Dio, impegnandosi in una missione profetica nella lotta per l’uguaglianza e la giustizia. Tra le iniziative concrete suggerite alle Chiese in Asia, quella di sviluppare programmi di studio specifici in una Scuola domenicale sull’acqua e la cura del creato, sottolineando le prospettive biblico-teologiche sull’importanza della conservazione delle risorse.

di Rosario Capomasi