In un libro la sinodalità nel contesto della vita parrocchiale

Tutti coinvolti nell’annunciare Cristo

 Tutti coinvolti nell’annunciare Cristo  QUO-080
09 aprile 2021

La cifra che contraddistingue l’agile libro di don Giacinto Mancini — Sinodalità. Esercizi per la parrocchia, Editrice Effatà, Cantalupa (Torino), 2020, pagine 93, euro 10 — è la declinazione del fondamentale tema della sinodalità nel contesto della vita parrocchiale. Il libro propone, infatti, attraverso, un camminare, un concreto e valido tentativo per compiere “esercizi di sinodalità” nella comune partecipazione di tutti i fedeli. L’obiettivo è quello di creare nella parrocchia degli spazi di partecipazione che siano espressione di tutta la comunità e non solo di “alcuni” suoi membri. Il libro propone una sorta di esercizio sinodale a partire dalla stretta connessione tra Scrittura, liturgia e magistero; l’incipit del testo prende, infatti, avvio dal tema della ricapitolazione in Cristo nella rilettura di Efesini, dove si mette in risalto come il progetto della rivelazione trovi in Lui unità e salvezza (pag. 16).

Tutta la prima parte del volume esprime il senso profondo dell’esperienza sinodale delle prime comunità cristiane, che si richiamano al fondamentale fattore della “comunione-condivisione”, cioè quella “struttura” o “forma” che rende riconoscibile la loro nuova identità. Questa identità si fonda sull’annuncio della fede, quale intimo legame con Cristo. Da questa densa e breve premessa, in chiave cristologico-ecclesiologica, scaturisce il valore dei ministeri nella Chiesa che «non sono invenzioni della Chiesa […] ma sono doni che lo Spirito Santo distribuisce con generosità perché la Chiesa possa attuare efficacemente i compiti che le ha affidato il suo Signore» (pag. 54). L’autore del libro mette in risalto come l’annuncio della fede, che costituisce l’essenza della comunità cristiana, sia una caratteristica di tutta la comunità ecclesiale e non solo del protagonismo di pochi. Don Giacinto Mancini è anche consapevole che nella comunità ecclesiale sono presenti i segni di «una iniziazione carente» (pag. 52), ossia di laici-adulti che non sono pienamente consapevoli del loro impegno e della loro missione, ma anche di parroci che perseguono logiche individualistiche. In seguito, nella seconda e terza parte del libro, l’attenzione si sposta sulla necessità di elaborare un preciso piano pastorale ben organizzato evitando di scadere in forme di “spontaneismo” (pagina 69) che sono lesive per la crescita della comunità. Per questi motivi occorre studiare e definire un progetto pastorale, «che serve a fornire un ordine tra le tante possibili iniziative pastorali, un ordine che, pur lasciando sempre aperta la porta alle imprevedibili mozioni dello Spirito Santo, bandisca ogni forma di spontaneismo» (pag. 69). Quest’aspetto messo in luce nel libro è molto importante sia perché si fonda sul cammino magisteriale della comunità ecclesiale sia perché ammonisce quei progetti pastorali che vengono interpretati in maniera solipsistica. Inoltre, il progetto pastorale diocesano non può essere riportato tout court nella propria realtà parrocchiale senza le dovute contestualizzazioni (pag. 68).

Tale studio, nella spontaneità di chi lavora sul campo, bandisce quelle forme di democraticismo che non hanno nulla da spartire con la sinodalità. In questo senso il termine comunità, per la Chiesa, che richiama la categoria di comunione, dovrebbe essere riletto in una nuova chiave. «L’identità di una comunità è la somma delle modalità spiccatamente contrassegnanti con cui sono stati attuati i caratteri fondamentali della vita cristiana» (pag. 79). Il concetto di comunione non è, infatti, univoco e scontato: non significa abolire le differenze e le distinzioni; né tantomeno può identificarsi «in un unico soggetto: il parroco» (pag. 83). Il caso del cambio del pastore in una parrocchia è anche il caso emblematico di cambiamenti strutturali, ossia di una ministerialità arroccata in una logica filosofica dell’Uno-molti che perde di vista il legame intrinseco che vi è tra i vari soggetti ecclesiali. Gli “esercizi di sinodalità” possono svolgere il decisivo ruolo di dare strutture all’esperienza in ragione del suo elemento fondativo (Vorbild) che è — e resta sempre — quello cristologico-trinitario. Il libro è consapevole di quest’importante premessa, che è sviluppata nella sua dinamica pastorale (pagg. 17-34). Infatti, la sinodalità, come pratica ecclesiale della comunione che accomuna la totalità dei battezzati, non può essere esplicitata secondo alcuni desueti criteri burocratici o, peggio ancora, organizzativi. La dedizione totale al prossimo nel “decidere e camminare insieme” è il centro del messaggio di amore e di donazione di Gesù; quest’ultimo non si riflette solo nelle scelte di “alcuni”. In questo cammino di “uniformazione” all’evento Cristo tutti i soggetti della comunità cristiana sono coinvolti nella comune partecipazione di tutti i fedeli, all’interno di un unico e condiviso “protagonismo ecclesiale”.

di Nicola Salato