In un libro di Giuseppe Mistretta

Il futuro del continente,
tra arretratezza
e voglia di rilancio

 Il futuro del continente, tra arretratezza e voglia di rilancio   QUO-080
09 aprile 2021

Perché l’Africa è rimasta indietro? È questo uno degli interrogativi posti dal libro di Giuseppe Mistretta, Le vie dell’Africa. Il futuro del continente fra Europa, Italia, Cina e Nuovi Attori (Infinito Edizioni, Formigine, 2020, pagine 126, euro 14), che offre un’analisi lucida e profonda delle complesse dinamiche legate ad un continente che svolge un ruolo nevralgico nello scacchiere internazionale. Un’analisi che è anzitutto il frutto dell’esperienza sul campo maturata dall’autore, funzionario diplomatico, che ha trascorso vent’anni della sua vita professionale in Africa, in particolare come ambasciatore in Angola e in Etiopia.

A firmare l’introduzione al libro è Romano Prodi che sottolinea come le prospettive dell’Africa riguardino tutti noi, specialmente noi europei, «e specialmente noi italiani», non solo per la prossimità geografica, o per le questioni migratorie, ma anche «per le vicende storiche e le tradizioni profonde che ci legano indissolubilmente al continente che ci sta di fronte».

Mistretta rileva che «per quanto il ritmo del cambiamento sia molto incalzante nell’età contemporanea e specialmente ai nostri giorni, nessuno può pretendere che in un brevissimo arco di tempo l’Africa compia quel processo storico che ha condotto gli Stati europei dopo ben cinque secoli al punto in cui si trovano oggi, e che ad ogni modo non rappresenta la perfezione della convivenza». Ricorda l’autore che il primo Stato dell’Africa sub-sahariana a raggiungere l’indipendenza è stato il Ghana, nel 1957. L’ultimo è stato il Sud Sudan, nel 2011. Fra queste due date si colloca l’affrancamento dal dominio coloniale degli altri Paesi. L’Eritrea è indipendente dal 1993, la Namibia dal 1990, il Mozambico e l’Angola dal 1975. Gli Stati africani e le loro nuove leadership autoctone sono pertanto “in vita” da circa sessant’anni nella migliore delle ipotesi. Da pochi lustri, nei casi rimanenti.

Ma la giovane età degli Stati africani, sottolinea il diplomatico, non è l’unico motivo che spiega il ritardo nello sviluppo continentale, ma è quello “fondamentale”. «Occorre dare alla storia — dichiara — il tempo di svolgere i suoi processi, e senza dubbio cinquant’anni non bastano per affermare stabilmente il progresso, il benessere, la democrazia, la pace e la libertà in Africa».

Al contempo non si possono non rilevare importanti cause in merito al ritardato sviluppo del continente. Tra queste figura la corruzione che, scrive Mistretta, «non riguarda solo le massime autorità, ma altresì le burocrazie, centrali e locali, e la gente comune». La corruzione, con le sue diverse sfumature, deriva «in ultima analisi dal basso grado di conoscenza civile in contesti e apparati politici ancora non maturi, a causa della relativa gioventù degli Stati africani» scrive l’autore. Nel continente la corruzione viene favorita dalla povertà diffusa, specie al livello degli amministratori locali, che sono «più vulnerabili in quanto spesso sottopagati, oltre che scarsamente formati».

Sono numerose le sfide che oggi interpellano l’Africa: il cambiamento climatico, l’emergenza energetica, la povertà, la sanità. Riguardo a quest’ultimo ambito, di cui lamenta crepe e disfunzioni, Mistretta scrive: «Quello africano è il continente più popolato da giovani non solo per il boom demografico, ma anche perché in Africa è difficile riuscire a diventare vecchi». In molti Paesi, infatti, l’aspettativa di vita non supera i cinquant’anni. Esistono patologie che non vengono neanche curate, come il cancro o l’ictus, contro le quali ci sono in Africa pochissimi ospedali di riferimento. Ovviamente su questo scenario sta drammaticamente gravando da mesi il peso della pandemia, sia sul piano sanitario che su quello economico.

Nell’esaminare lo status dei “nuovi attori” in Africa, nel quadro di interessi e strategie incrociate, il diplomatico fa riferimento, tra gli altri, alla Russia, alla Turchia, al Giappone. In questo contesto, quale può essere il ruolo dell’Italia? Per la posizione che occupa nel Mediterraneo, per la sua intensa e antica serie di rapporti con l’Africa, per la capacità di dialogo con i leader del continente, evidenzia Mistretta, l’Italia è perfettamente in grado di svolgere un ruolo di primo piano. E volgendo lo sguardo al passato, l’autore ricorda l’epopea dei missionari Cappuccini nel Regno del Congo e quella degli esploratori italiani in Africa orientale e centrale: momenti, questi, «essenziali ed unici» del rapporto storico che lega reciprocamente Italia ed Africa.

di Gabriele Nicolò