«La conoscenza reciproca ha portato ad una migliore comprensione non solo sul piano teologico, ma anche sociale e politico» tra Santa Sede e Israele. È quanto ha sostenuto l’arcivescovo Paul Richard Gallagher, segretario per i Rapporti con gli Stati, intervenendo oggi con un video-messaggio alla campagna mediatica incentrata sulla necessità di combattere l’antisemitismo. L’iniziativa è promossa dall’ambasciata di Israele presso la Santa Sede, in occasione del 55° anniversario della Dichiarazione del concilio Vaticano
Nel video-messaggio per la campagna #StopAntiSemitism, il segretario per i Rapporti con gli Stati, citando la Dichiarazione conciliare, ricorda che «la relazione unica tra il popolo di Israele e la Chiesa cattolica è un processo storico di riconciliazione e di comprensione reciproca frutto proprio di quel dialogo di cui Nostra aetate parla». Il dialogo di cui abbiamo sempre bisogno — ha aggiunto — «deve essere aperto e rispettoso, e allora si rivela fruttuoso. Il rispetto del diritto altrui alla vita e all’integrità fisica, alle libertà fondamentali, cioè libertà di coscienza, di pensiero, di espressione e di religione, ci permette di costruire insieme un clima di pace e di fraternità come più volte richiamato da Papa Francesco nella sua enciclica Fratelli tutti».
Un altro aspetto importante contenuto nella Nostra aetate è «la condanna dell’antisemitismo in ogni forma e specie», ha rimarcato l’arcivescovo Gallagher, per il quale «la riscoperta delle radici ebraiche del Cristianesimo e la condanna dell’antisemitismo non sono apparse nel pensiero della Chiesa improvvisamente, ma sono il frutto di atteggiamenti maturati nel corso degli anni precedenti». A riprova di questo, ha ricordato «una piccola perla» emersa dall’Archivio storico della Sezione per i Rapporti con gli Stati della Segreteria di Stato. Si tratta di una corrispondenza, del 1919, tra il Consiglio dei Rabbini askenaziti di Gerusalemme e la Santa Sede, nella quale il Consiglio si rivolgeva a Benedetto