Per evitare che la situazione dopo il golpe degeneri

Myanmar, la Cina auspica
moderazione e dialogo

Una manifestazione di protesta contro i militari a Dawei (Reuters)
03 aprile 2021

Sulla difficile situazione in Myanmar — teatro del golpe militare del primo febbraio scorso e di una sanguinosa repressione delle proteste — la Cina ha invitato alla moderazione e al dialogo.

Lo ha sottolineato ieri il portavoce del ministero degli Esteri di Pechino, Hua Chunying, chiedendo l’avvio di «consultazioni al più presto» tra le parti in Myanmar. Secondo le dichiarazioni riportate dal quotidiano «The Global Times», Hua ha parlato di «forte preoccupazione» per le violenze e lo spargimento di sangue e ha quindi chiesto «moderazione per evitare che la situazione si aggravi», invitando, in pari tempo, la comunità internazionale a «non interferire nei suoi affari interni».

Ma il Myanmar non è solo alle prese con il colpo di Stato e le successive violenze. Oltre 12.000 persone, infatti, sono state costrette ad abbandonare le proprie abitazioni nei giorni scorsi dopo una serie di raid aerei effettuati dall’esercito contro il Karen National Union (Knu), una fazione etnica ribelle. Lo ha denunciato lo stesso gruppo armato, aggiungendo che gli attacchi hanno provocato «numerose vittime e la distruzione di scuole e di villaggi».

La settimana scorsa, il Knu aveva sequestrato una base militare nello Stato sudorientale di Karen e l’aviazione di Naypyidaw aveva reagito tra il 27 e il 30 marzo, colpendo a più riprese con raid aerei le roccaforti del gruppo etnico.