Protagonisti del mistero pasquale: il silenzio del sabato e l’annuncio delle donne

Il gesto più umano

Giovanni Bellini «Compianto sul Cristo morto»
03 aprile 2021

Domenica scorsa, Domenica delle palme, la Chiesa ha letto il racconto della Passione tratto dal Vangelo secondo Marco, un lungo brano che inizia con il gesto di una donna che rompe il vaso per ungere i piedi di Gesù, e termina con l’accenno alle donne che vanno al sepolcro per compiere un gesto analogo: ungere tutto il corpo di Gesù morto due giorni prima sulla croce. Più che analogo si potrebbe dire che è proprio il medesimo gesto, come sottolinea Gesù stesso quando dice: «Essa ha fatto ciò ch’era in suo potere, ungendo in anticipo il mio corpo per la sepoltura» (Mc 14, 8).

L’intera arcata narrativa si regge su questi due “piloni” speculari, quasi identici: donne che compiono il medesimo gesto di cura e di pietà, un gesto che si può definire di “culto”. È il gesto più umano tra i tanti possibili, il culto dei morti, che rende gli uomini unici e inconfondibili tra tutti gli esseri viventi del mondo.

Anche per questo il fatto che il culto dei morti sia da più di un anno interdetto, praticamente impedito dall’avvento della pandemia di covid-19, è l’aspetto più atroce della già devastante situazione in cui si trova l’umanità dall’inizio del contagio. Accompagnare i morenti e onorare i defunti è oggi diventato molto difficile, spesso impossibile e questo ci porta ad esprimere il dolore con un grido muto, lacerante. Di questo dolore sordo e acuto, parlano gli articoli di Chiara Giaccardi e Alessandro Vergni pubblicati in questa pagina dedicata al Sabato santo, il giorno del silenzio (anche liturgico), del vuoto, del buio.

In questo buio il gesto di pietà delle donne che all’alba del primo giorno dopo il sabato, con coraggio, si recano al sepolcro, è già un piccolo segno di speranza, di luce, la luce della Pasqua.

di Andrea Monda