Multilateralismo
Malnutrizione

Tra fame e obesità

 Tra fame   e obesità  QUO-075
02 aprile 2021

La malnutrizione nei bambini aumenta nel mondo, ma non è più solo la mancanza di cibo è anche la cosiddetta “fame insospettata” e l’obesità. Se 20 anni fa per malnutrizione si intendeva un bambino pericolosamente magro, oggi l’Unicef ci dice che il quadro è cambiato, e il numero di bambini in sovrappeso, con tutto il fardello di patologie che l’obesità porta con sé, cresce nel mondo più del numero degli affamati.

Mentre, in tutti i continenti, tranne l’Africa, sta diminuendo il numero di bambini (uno su tre nel mondo) che presentano un ritardo di crescita a causa dell’alimentazione carente, il sovrappeso e l’obesità stanno aumentando rapidamente in tutti i continenti, compresa l’Africa. Inoltre, a livello globale, almeno la metà dei bambini di età inferiore ai 5 anni soffre di fame insospettabile, una carenza di nutrienti essenziali che spesso passa inosservata fino a quando i suoi effetti non sono irreversibili.

Queste tendenze riflettono il cosiddetto triplice fardello della malnutrizione, un onere che minaccia la sopravvivenza, la crescita e lo sviluppo dei bambini, delle economie e delle società. Un bambino malnutrito nei primi mille giorni di vita rischia infatti un ritardo di crescita che spesso si associa a prestazioni accademiche scadenti, non solo perché la malnutrizione ostacola lo sviluppo cerebrale, ma anche perché i bambini malnutriti hanno maggiori probabilità di ammalarsi e perdere la scuola. La “fame insospettata” può causare, invece, cecità (a causa della carenza di vitamina A), ostacolare l’apprendimento (a causa della carenza di iodio) e aumentare il rischio di morte materna durante il parto (a causa della carenza di ferro). Il sovrappeso e l’obesità possono causare gravi malattie, come il diabete e le malattie cardiovascolari.

Questi danni allo sviluppo fisico e cognitivo, sottolinea l’Unicef nel suo rapporto sulla situazione dell’infanzia nel mondo, perseguiteranno i bambini nella loro vita adulta, mettendo a rischio le loro prospettive economiche e il loro futuro. Come rileva l’indagine, ad influenzare la dieta dei bambini è sicuramente la situazione sociale ed economica della famiglia e l’ambiente di vita. Le famiglie che vivono in città, a differenza di quelle che vivono in campagna e si nutrono dei prodotti della terra, acquistano il cibo, quindi il loro reddito spesso determina la qualità degli alimenti. Alimenti che vengono acquistati nei supermercati e sono dunque ultra-trasformati. Per i poveri che vivono in città l'accesso a cibo sano è, indubbiamente, difficile e molti non hanno altra scelta che mangiare cibo di strada saturo di grassi e sale. Altri vivono nei “pantani alimentari”, dove offerte malsane come fast food e catene di ristoranti superano le opzioni salutari. Ma, come riferisce l’Unicef, è soprattutto il marketing alimentare a influenzare la dieta dei bambini. Pubblicità, imballaggi e campagne digitali rivolte ai bambini stanno guidando la domanda di prodotti fast food e bevande zuccherate. Non a caso l’aumento del marketing alimentare è direttamente collegato all’aumento dell’obesità infantile. Ogni giorno, i bambini sono esposti a una notevole quantità di messaggi pubblicitari che li incoraggiano a mangiare cibi dannosi per la loro salute. Un recente studio condotto in 22 Paesi ha rilevato che ogni volta che una pubblicità promuove un cibo sano, altre quattro promuovono cibi malsani. Questa disparità è ancora maggiore nei paesi ad alto reddito come gli Stati Uniti e il Regno Unito. Ma anche i paesi a basso reddito stanno vivendo un costante aumento del consumo di alimenti dannosi. Tra il 2011 e il 2016, le vendite di fast food sono cresciute del 113% in India, dell’83% in Vietnam e del 64% in Egitto. E se, a livello globale, si ritiene che il 30% degli utenti di Internet sia un bambino, si capisce qual’è il canale pubblicitario privilegiato dai distributori alimentari per rivolgersi direttamente ai giovani.

Dunque, non c’è scampo, i bambini non riescono a sfuggire a questo flusso costante di marketing alimentare, ed è per questo che, da tempo, l’Organizzazione mondiale della sanità esorta i governi a impegnarsi per promuovere una migliore alimentazione e regolare la commercializzazione di alimenti malsani per i bambini. L’Oms ha calcolato, infatti, quanto a livello collettivo la malnutrizione costa e influenza negativamente la capacità dei Paesi di sviluppare il “capitale umano”, incidendo sui livelli di istruzione, formazione, competenze e salute all’interno di una popolazione. Le perdite medie di entrate dovute ai ritardi di crescita e calcolate nel corso di tutta la vita sono di 1,400 dollari per bambino, ma possono superare i 30.000 dollari, nei Paesi più ricchi.

Le perdite economiche nei Paesi a basso e medio reddito a causa del sovrappeso e delle malattie legate all’obesità, tra cui malattie cardiache, cancro, diabete e malattie respiratorie croniche, potrebbero raggiungere entro il 2025 oltre i 7 miliardi di dollari. Una moltitudine di studi scientifici ha dimostrato, infatti, che una migliore alimentazione migliora i tassi di iscrizione, i tassi di frequenza scolastica e i risultati degli studenti in ambiti quali la matematica e la lettura. Dunque, secondo l’Unicef, vi sono validi motivi per investire nella lotta contro la malnutrizione con un costo davvero irrisorio: 8,5 dollari per bambino all’anno consentirebbero di raggiungere gli obiettivi globali di crescita nella fascia d’età fino ai 5 anni, con un beneficio economico equivalente a quasi 18 dollari ogni dollaro investito.

di Anna Lisa Antonucci