San Francesco e la Passione di Cristo

Solo l’amore è il segreto

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02 aprile 2021

Entrando nella chiesa delle Sacre Stimmate, nel cuore di Roma, si può ammirare uno splendido dipinto che ritrae san Francesco nel momento di ricevere le stesse ferite del Cristo. Il figlio di Pietro di Bernardone e Pica, magrissimo, rivolge lo sguardo verso qualcosa o Qualcuno. Leggendo la vita del Poverello di Assisi scritta da Tommaso da Celano si scopre, con quanta profondità, il santo vivesse la Passione del Signore tanto da ricevere «due anni prima della sua morte» (Celano, Vita prima, iii , 94) quel sigillo di amore. Francesco fa suo quel dono, con tutta la grandezza e le limitazioni che ciò comporta. Il dolore che vivrà nella propria carne, l’indebolimento fisico e tanto altro saranno parte di quel quotidiano, sulle strade della grazia.

La sofferenza, qualunque essa sia, fiacca, debilita e toglie la vita: il santo ne è cosciente. Abbracciare i tormenti del Signore è farsi prossimo con chiunque soffre e geme, ma di più è diventare fratello del Redentore che, per primo, ha vissuto l’acerba passione. Francesco non scappa, non cerca vie di fuga, ma accetta tutto ciò, trasformandolo in gioia. Non è facile in quanto la fisicità resta e con essa anche i patimenti che le ferite provocano, ma a questi il santo dà un significato più grande che gli permette di scorgere tanto altro.

San Giovanni della Croce, parlando del rapporto che lega un’anima e Dio, usa spesso il confronto con l’amore, e il serafico padre vive quest’esperienza meditando quelle piaghe che lo rimandano all’amore del datore di quel dono. Dimensione umana e spirituale, ascesi ed estasi è il perimetro di quel percorso misurato sui passi della fede. In questo stato, canta le lodi all’Altissimo e ai frati che gli domandano se ha bisogno di qualcosa; risponde, con dolcezza, che gli basta il crocifisso. Nel meditare la Passione, il santo versa calde lacrime e per meglio vivere quel mistero compone anche un Ufficio proprio, che spesso recita.

Anche il saio, con cui riveste i frati minori, è cucito a forma di crocifisso: dalle maniche al lembo della veste, tutto ricorda quel vessillo, segno di dolore ma anche di gioia. La prova e le tribolazioni limitano l’uomo, ma il santo con l’apostolo può affermare: «Perciò sono lieto delle sofferenze che sopporto per voi e completo nella mia carne quello che manca ai patimenti di Cristo a favore del suo corpo, che è la Chiesa» (San Paolo, Lettera ai Colossesi, 1, 24). Non eroismo o vuoto compiacimento di sé, ma solo l’amore è il segreto di colui che, per semplicità, volle farsi chiamare piccolino, giganteggiando in autentica santità e granitica umiltà.

di Gianluca Giorgio