4 gennaio 1964

San Paolo VI in ginocchio
al Santo Sepolcro

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02 aprile 2021

Oggi siamo tutti lì, davanti alla croce. Sta per arrivare il giorno del grande silenzio. Un cantautore italiano esprime bene lo smarrimento dell’uomo contemporaneo: «Cosa possiamo dire se non abbiamo voce / Noi che non sappiamo stare ai piedi della Croce / e non possiamo credere che morta sia Pietà». Oggi il presente è insostenibile, ci vengono in soccorso il futuro e il passato: i bambini, con le parole sulla Via Crucis pubblicate mercoledì su questo giornale e che stasera tutto il mondo ascolterà e la preghiera che san Paolo vi pronunciò il 4 gennaio 1964 durante lo storico viaggio a Gerusalemme, al Santo Sepolcro in ginocchio che, oggi, è l’unica postura umanamente possibile.

Fratelli e Figli, si sveglino adesso le nostre menti, si rischiarino le nostre coscienze e si tendano tutte le forze dello spirito sotto lo sguardo illuminante del Cristo. Prendiamo coscienza con sincero dolore di tutti i nostri peccati, dei peccati dei nostri padri, di quelli della storia passata, prendiamo coscienza di quelli del nostro tempo, del mondo in cui viviamo. E perché il nostro dolore non sia né vile, né temerario, ma umile; perché non sia disperato, ma confidente; perché non sia inerte, ma orante; si unisca a quello di Gesù Cristo nostro Signore, fino alla morte paziente, e fino alla Croce obbediente, e rievocando la Sua memoria commovente imploriamo la Sua misericordia che ci salva.

Ti adoriamo, o Cristo, e Ti benediciamo, perché con la Tua santa Croce hai redento il mondo.

Qui, dove Tu, o Signore Gesù, l’innocente, sei stato accusato; il giusto, sei stato giudicato; il santo, sei stato condannato; Tu, Figlio dell’uomo, sei stato tormentato, crocifisso e messo a morte; Tu, Figlio di Dio, sei stato bestemmiato, deriso e rinnegato; Tu, la luce, hai conosciuto le tenebre; Tu, il Re, sei stato innalzato su una Croce; Tu, la Vita, hai subito la morte e Tu, morto, sei risorto alla vita. Noi ci ricordiamo di Te, o Signore Gesù. Noi Ti adoriamo, o Signore Gesù. Noi T’invochiamo, o Signore Gesù. Qui, o Signore Gesù, la Tua Passione è stata oblazione (Is 53, 7) prevista, accettata, voluta, è stata sacrificio: Tu ne fosti la Vittima, Tu, il Sacerdote. Qui la Tua morte fu l’espressione, la misura del peccato umano, fu l’olocausto del più alto eroismo, fu il prezzo offerto alla giustizia divina, fu la prova del supremo amore. Qui fu il duello tra la vita e la morte. Qui Tu fosti il vincitore, o Cristo, per noi morto e poi risorto. Dio santo, Dio forte, Dio santo e immortale, abbi pietà di noi!

Siamo qui, o Signore Gesù, siamo venuti come i colpevoli ritornano sul luogo del loro delitto, siamo venuti come colui che Ti ha seguito ma che Ti ha anche tradito; tante volte fedeli e tante volte infedeli; siamo venuti per riconoscere il misterioso rapporto fra i nostri peccati e la Tua passione, l’opera nostra e l’opera Tua; siamo venuti per batterci il petto, per chiederTi perdono, per implorare la Tua misericordia, siamo venuti perché sappiamo che Tu puoi, che Tu vuoi perdonarci; perché Tu hai espiato per noi, Tu sei la nostra redenzione e la nostra speranza. Agnello di Dio, Tu che togli i peccati del mondo, perdonaci, o Signore; Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo, ascolta la nostra voce, o Signore; Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo, abbi pietà di noi, o Signore. Signore Gesù, nostro Redentore, ravviva in noi il desiderio e la fiducia nel Tuo perdono, rinfranca la nostra volontà di conversione e di fedeltà, facci gustare la certezza e anche la dolcezza della Tua misericordia. Signore Gesù, Redentore e Maestro nostro, donaci la forza di perdonare gli altri, affinché anche noi possiamo essere da Te veramente perdonati.