
Nell’immaginario popolare san Tommaso è rimasto come il dubbioso per eccellenza, con quel dito che vuole penetrare nelle ferite di Cristo. Ha voluto vedere e toccare, prima di credere.
In questo, noi siamo uguali a lui. Ed è per questo che è utile interrogarci sullo stato di salute della nostra fede. Perché anche noi esistiamo; anche noi dubitiamo; anche noi siamo increduli.
Il nemico più pericoloso della fede è la negazione. Non è l’ateismo. Il vero nemico è l’indifferenza, l’apatia, l’abitudine. È questa la malattia spirituale del nostro tempo. La nostra fede appare spesso esitante, fragile, inconsistente, poco convinta e convincente. Legata a tanti condizionamenti, a emozioni passeggere, a delusioni, ad abitudine...
Potremmo noi ripetere: «Questa è la vittoria che ha sconfitto il mondo: la nostra fede» (seconda lettura). La fede è una cosa seria e impegnativa. Non è cosa superficiale e adattabile facilmente a tutte le circostanze.
Ma esige forza, esige coraggio, esige fedeltà! la fede è difficile. Ma è difficile per i fiacchi, per chi ha paura, per chi non ha carattere, per chi vuole vivere la fede in maniera qualunque; senza entusiasmo.
Dobbiamo ravvivare la nostra fede, per purificarla, per confermarla, per confessarla.
Allora, noi che abbiamo questo dono grande e fragile nello stesso tempo, preghiamo perché sia sempre più rafforzata e testimoniata da noi con coraggio e coerenza.
Potremmo ripetere una bella preghiera di Paolo
di Leonardo Sapienza