DONNE CHIESA MONDO

Questo mese Primo piano

La forza e il sacrificio
delle religiose

Suore della Carità di San Carlo Borromeo distribuiscono viveri alle famiglie povere della città di Tagaytay, nelle Filippine, durante il lockdown (©CBCP News)
03 aprile 2021

Spesso in prima linea, pagano un alto prezzo al virus


Suor Anna Agnese Rusconi era Cavaliere della Repubblica. L’aveva nominata Carlo Azeglio Ciampi quando lei, ottantenne, era ancora in Perù come missionaria di Sant’Anna. A Lima era andata subito dopo la seconda guerra mondiale, sulle orme di due zie suore. Lombarda di Valmadrera (Lecco), nel 2006 era tornata in Italia, a Piacenza, nella casa della sua congregazione, dove è morta il 4 maggio del 2020. Aveva 98 anni.

Suor Rosalba Sacchi è stata la direttrice della Caritas di Arezzo per 13 anni, dal 1997 al 2010, poi ha fondato Casa Thevenin, che accoglie e sostiene mamme e minori in difficoltà. “La formichina di Dio”, la chiamavano, per il corpo minuto e il lavoro incessante a beneficio degli ultimi; è morta il 30 dicembre del 2020 a Roma, nella casa di riposo delle Figlie della Carità. Aveva 84 anni.

Suor Maria Armida Simioni era un’infermiera, fra le fondatrici del reparto di Medicina Donne dell’Ospedale Nuovo di San Valentino a Montebelluna. Poi coordinatrice infermieristica all’ospedale di Correggio, dove ha conosciuto Ligabue, il cantante rock, di cui è diventata amica. Amava il calcio e la Formula Uno, la Juve di Platini e la Ferrari di Alboreto; è morta il 13 gennaio a Villa Salus, la casa di riposo delle suore di Mestre. Aveva 80 anni.

Suor Rosanna Bachis era nata a Siliqua, in provincia di Cagliari, dove entrò giovanissima nelle Ancelle della Sacra Famiglia. Nel 1993, quando la parrocchia di Santa Maria della Pietà decise di aprire una Rsa e affidarla alla sua congregazione, fu mandata a Prato. Da allora, ha dedicato la sua vita alla cura degli anziani: 28 anni, compresa buona parte dell’ultimo, durissimo. Asmatica, è morta il 7 febbraio nel centro Covid La Melagrana di Narnali. Aveva 82 anni. È vero, le suore uccise dal virus erano anziane, vulnerabili, a volte malate. Ma c’è qualcosa in più a motivare l’alto tasso di letalità fra loro. Qualcosa che, come ha scritto Francesco Ognibene su «Avvenire», lo rende più commovente: la fedeltà al carisma comunitario, che porta le loro vite a scorrere fianco a fianco, da sorelle, sempre insieme. Perché la missione si realizza attraverso la condivisione, un punto di forza che oggi si trasforma in una causa di fragilità: nella maggior parte dei casi, quando il Coronavirus entra in un convento o in una comunità, dilaga velocissimo.

Solo in Italia, sono decine i decessi noti. E in certi casi si tratta di vere e proprie stragi. A cavallo fra il 2020 e il 2021, a Cervia, nel ravennate, le 45 ospiti della casa della congregazione delle Suore della Carità si sono contagiate tutte; dieci di loro, fra gli 80 e i 93 anni, sono morte. Lo scorso 2 febbraio, Giornata della Vita Consacrata, l’arcivescovo Lorenzo Ghizzoni le ha celebrate con una cerimonia del duomo, dove sono state ricordate una per una: suor Giacinta, suor Egidia, suor Miradio, suor Eugenia Pia, suor Emilia, suor Damiana, suor Maria Gregoria, suor Angela, suor Elena, suor Maria Tecla. Prima, lo scorso ottobre, il virus aveva aggredito le “suore delle mondine”: ne sono morte 13, ospitate nella casa-albergo Padre Francesco Pianzola a Mortara, nel Pavese. Erano note, le suore Pianzoline, per il loro impegno al fianco delle lavoratrici rurali della Lomellina. Per loro, don Pianzola fondò nel 1919 l’Istituto delle Missionarie dell’Immacolata, da dove negli Anni Cinquanta hanno portato aiuto alle mondine sfruttate nelle risaie.

Le stragi nei conventi, così come la pandemia, sono cominciate in Lombardia e nel Nord Italia. Le 13 Poverelle dell’Istituto Palazzolo di Bergamo, le otto missionarie Comboniane nella loro Casa di Bergamo, le sette suore Operaie della Santa Casa di Nazareth a Botticino, nel Bresciano; le sette domenicane della Beata Imelda sulle colline di Bologna: suore di clausura, ultraottantenni, attaccate dal virus nella casa di riposo della comunità di Villa Pace. E ancora, le sei Orionine di Tortona, le sei Maestre di Santa Dorotea a Castell’Arquato, nel Piacentino, le cinque Figlie della Sapienza a Sanremo, le due Adoratrici del Santissimo Sacramento a Rivolta d’Adda, nel Cremonese.

Suor Alessandra Tribbiani, invece, era la madre superiora delle Suore Infermiere dell’Addolorata di Como, direttore generale e presidente del consiglio amministrativo dell'Ospedale Valduce; con lei sono morte altre quattro consorelle, suor Matilde Marangoni, suor Egidia Gusmeroli, suor Antonietta Sironi e suor Crocifissa Bordin, tutte vittime della battaglia contro il Covid in corsia.

Commuove, scendendo per l’Italia, il lutto che ha colpito la Casa di San Bernardino delle Suore Francescane di Maria di Porano, in provincia di Terni. Suor Paola, la settantenne madre superiora, ne ha viste morire di ospiti anziane, ma non così, in quattro una dietro l’altra, affamate d’aria. Tre sorelle novantenni, una di 103 anni, e il terrore del contagio per tutte le altre. Tanti aiuti sono arrivati a sostegno delle 39 suore che si sono isolate nel convento di Porano, compresi i doni portati dal cardinale Konrad Krajewski, elemosiniere del Papa.

Travolte dalla seconda ondata, le quattro suore morte, fra novembre e dicembre, nel convento del Cristo Re di Eboli, Salerno: la più giovane, suor Anna, aveva 70 anni, la più anziana, suor Gabriella, 93. E le tre Orsoline del Castello di Capriolo, nel bresciano: la prima ad andarsene è stata suor Lina Guiducci, 90 anni, cuoca del convento, molto nota in città soprattutto tra gli ultraquarantenni che hanno frequentato la scuola materna gestita per decenni dalle suore del Castello; poi suor Santina (93 anni) e suor Marcellina (88).

E le tre suore della Carità di Arpino, nel frusinate, che vivevano nell’Istituto San Vincenzo de’ Paoli: non uscivano più da tempo, suor Lidia, suor Franca e suor Maria Grazia, tutte e tre sopra i 90 anni e già malate. Anche qui, il convento è stato una scuola, e anche qui, molti adulti ricordano con nostalgia le suore maestre.

E tante altre hanno lasciato il segno nelle comunità. Come suor Emilia Scaperrotta dell’Istituto del Conservatorio delle Suore di San Francesco Saverio di Ariano Irpino, Avellino: era direttrice della scuola paritaria e superiora della casa madre.

O suor Maddalena del Sacro Cuore di Gesù, Carmelitana del monastero di Santo Stefano degli Ulivi a Ravenna. O suor Pina Leuzzi delle suore Marcelline che gestiscono l’ospedale Panico di Tricase, Lecce, morta il 12 dicembre.

Un alto prezzo al Covid pagato in tutto il mondo. Negli Stati Uniti, ad esempio sono scomparse in otto, lo scorso dicembre, a Notre Dame di Elm Grove, Milwaukee, Wisconsin: erano educatrici, insegnanti di musica, infermiere, missionarie, quasi tutte sopra i 90 anni. Altre nove sono morte nella casa Provinciale di Sas José di Lathan, Albany, stato di New York. A luglio se n’erano andate in 13, nel convento di San Felice a Livonia, Michigan. Avevano dai 69 ai 92 anni, alcune ancora in piena attività: educatrici, bibliotecarie, insegnanti, infermiere, missionarie, una aveva prestato servizio in Vaticano. «Il contagio è divampato come un incendio in una foresta», ha detto Mary Andrew Budinski, la madre superiora.

È morta giovane, a 33 anni, Johana Rivera Ramos, proprio all’inizio della pandemia, a Cartagena, Colombia. Mentre, un anno dopo, la luce in fondo al tunnel l’ha mostrata suor André Randon, la donna più anziana d’Europa, che a Tolone, in Provenza, ha sconfitto il Covid a 117 anni. Con lei ha festeggiato tutto il mondo, dal direttore dell’Oms Hans Kluge, alle Figlie della Carità di San Vincenzo de’ Paoli, la sua congregazione, la più numerosa femminile della Chiesa.

di Federica Re David