Unità dei cristiani
L’arcivescovo ortodosso Job di Telmessos rilancia la proposta

Una sola data per celebrare
insieme la Pasqua

Egyptian Copts, one holding a Coptic Christian cross, demonstrate against the overnight sectarian ...
31 marzo 2021

I giorni che ci vengono incontro vedranno ancora una volta cristiani delle diverse confessioni celebrare in tempi diversi i giorni della passione, morte e resurrezione del Figlio di Dio. Domenica prossima sarà Pasqua per i cattolici di rito latino e per tutti i battezzati nelle Chiese e comunità ecclesiali d’Occidente, mentre per le Chiese ortodosse e orientali che seguono il cosiddetto calendario giuliano la Pasqua arriverà soltanto il 2 maggio, a distanza di ben quattro settimane. Rare eccezioni sono concentrate in Medio Oriente: cattolici e ortodossi celebreranno insieme Pasqua a Antakia, l’antica Antiochia sull’Oronte, oggi in territorio turco, dove i seguaci di Gesù vennero chiamati per la prima volta cristiani; lo stesso accadrà in buona parte della Terra Santa (escluse Betlemme e Gerusalemme). Per il resto, la “Pasqua separata” continua a rappresentare un emblema dolente delle lacerazioni storiche che anche oggi ostacolano la piena comunione sacramentale tra la Chiesa cattolica e molte Chiese orientali, e fanno da zavorra alla loro comune confessione del nome di Cristo.

In tanti non si rassegnano. Già nel 1964, al concilio Vaticano ii , la Chiesa cattolica affermò nel decreto conciliare Orientalium Ecclesiarum la propria disponibilità a individuare per la Pasqua una data comune, sia fissa che mobile, qualora tutte le Chiese avessero condiviso la soluzione. E anche nel tempo presente si allunga la lista di coloro che provano a tener viva la speranza di vedere tutti i cristiani celebrare nello stesso giorno la resurrezione del loro Signore. L’ultimo, in ordine di tempo, è stato l’arcivescovo ortodosso Job di Telmessos, rappresentante autorevole del Patriarcato ecumenico di Costantinopoli, co-presidente della Commissione mista internazionale per il dialogo teologico tra la Chiesa cattolica e la Chiesa ortodossa, in un editoriale pubblicato nel numero di febbraio del bollettino della Delegazione permanente del Patriarcato ecumenico al Consiglio ecumenico delle Chiese. Job (a capo anche di quella delegazione) nel suo intervento ricorda che fu il concilio di Nicea, nel 325 dopo Cristo, a stabilire che la Pasqua va celebrata la prima domenica successiva al primo plenilunio di primavera.

Nel 2025 si celebreranno quindi millesettecento anni da quel concilio della Chiesa indivisa, e proprio nel 2025, per provvidenziale coincidenza nelle diverse modalità di calcolo, i cristiani di tutto il mondo celebreranno la Pasqua nello stesso giorno. L’arcivescovo di Telmessos rimarca che nel 1997 anche il Consiglio ecumenico delle Chiese avviò una consultazione per stabilire una data comune per la Pasqua, raccomandando la necessità di attenersi alle disposizioni del concilio di Nicea e di utilizzare le procedure scientifiche più accurate per determinare tale data, utilizzando come punto di riferimento per il calcolo il meridiano di Gerusalemme, luogo della morte e risurrezione di Cristo. «Forse — aggiunge Job nel suo testo — la celebrazione del 1700° anniversario del concilio di Nicea nel 2025 potrebbe diventare una buona occasione per richiamare i cristiani alla necessità di una riforma del calendario per definire una data comune di Pasqua e rimanere davvero fedeli alle disposizioni del primo concilio ecumenico. Il fatto che la data orientale e quella occidentale della Pasqua coincidano in quell’anno dovrebbe essere preso come un incoraggiamento verso quella direzione».

La prospettiva suggerita dall’arcivescovo Job è stata accolta e rilanciata dal cardinale Kurt Koch, presidente del Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani. «Non sarà facile — ha riconosciuto il porporato svizzero in un commento alle sollecitazioni di Job pubblicato da Cath.ch — concordare una data comune di Pasqua; ma vale la pena lavorarci. Questo auspicio è molto importante anche per Papa Francesco e anche per il papa copto Tawadros».

A stretto giro, il 13 marzo, l’intervento di un esponente del Patriarcato di Mosca ha dato ragione al cauto realismo contenuto nelle parole del cardinale Koch: padre Stefan Igumnov, segretario per le relazioni intercristiane presso il Dipartimento per le relazioni ecclesiastiche esterne del Patriarcato di Mosca, in un intervento diffuso dall’agenzia russa Ria-Novosti ha riconosciuto che «il ritorno di tutte le Chiese all’uniformità nella data della celebrazione della Pasqua sarebbe una grande benedizione per il mondo cristiano», ma ha aggiunto che il Patriarcato di Mosca non cambierà il suo modo di calcolare la data della celebrazione pasquale e considera la questione “non negoziabile”, in quanto modificare i criteri seguiti finora per determinare tale data equivarrebbe a «perdere il contatto con la tradizione ortodossa».

Le recenti lacerazioni tra le Chiese ortodosse rendono al momento poco probabile un coinvolgimento complessivo e costruttivo di tutta l’ortodossia di matrice bizantina nella ricerca di una data per la celebrazione della Pasqua da condividere con tutti gli altri cristiani. Appare più consistente e promettente la convergenza su una comune data di Pasqua da parte di altre Chiese che al momento celebrano in giorni diversi la passione, morte e risurrezione di Nostro Signore Gesù Cristo. Una potenziale convergenza che, se realizzata, potrebbe poi funzionare da “polo attrattivo” per altre compagini ecclesiali.

Negli ultimi anni, segnali iniziali e bilaterali di intesa intorno al proposito di superare le “Pasque divise” dei cristiani, soprattutto in Medio Oriente e nei Paesi arabi, si sono registrati soprattutto tra la Chiesa copta ortodossa e la Chiesa cattolica. La sollecitazione a unificare la data di celebrazione della Pasqua era stata espressa dal patriarca copto Tawadros ii in una lettera inviata nel maggio 2014 a Papa Francesco, in occasione del primo anniversario del loro primo incontro in Vaticano. Nel maggio 2015, durante una sua visita in Olanda, il primate della Chiesa numericamente più consistente tra quelle presenti nei Paesi arabi volle rimarcare che il confronto sull’opportunità di unificare le date delle solennità liturgiche attualmente celebrate in giorni diversi dalle varie Chiese e comunità di battezzati riguarda «un problema storico» e di per sé non ha implicazioni di fede e di dottrina. Per questo — aveva rivelato già allora il patriarca copto — si sta studiando la proposta di unificare per tutte le Chiese cristiane la data della Pasqua, e l’ipotesi presa in considerazione è quella che fissa la celebrazione della resurrezione di Cristo «alla terza domenica di aprile».

di Gianni Valente