All’udienza generale

“Agnelli immolati”
di questo mondo

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31 marzo 2021

«Anche quest’anno vivremo le celebrazioni pasquali nel contesto della pandemia» di covid-19. Ma con la certezza che «in tante situazioni di sofferenza, specialmente quando a patirle sono persone, famiglie e popolazioni già provate da povertà, calamità o conflitti», c’è «un faro che indica il porto alle navi ancora al largo nel mare in tempesta»: la croce di Cristo. Lo ha sottolineato Papa Francesco all’udienza generale di mercoledì 31 marzo, nel cuore della Settimana santa. Alla vigilia del Triduo pasquale il Pontefice ha dedicato la catechesi ai riti che lo caratterizzano, rimarcando in particolare come la croce sia «il segno della speranza che non delude». Perché «ci dice che nemmeno una lacrima, nemmeno un gemito vanno perduti nel disegno di salvezza di Dio», ha spiegato esortando a chiedere al Signore «la grazia di servirlo e di riconoscerlo» sempre e «di non dimenticarlo» mai.

In particolare, per Francesco è importante portare «nella mente e nel cuore le sofferenze» dei «tanti, troppi crocifissi di oggi»: i malati, i poveri, gli «scartati di questo mondo; gli “agnelli immolati” vittime innocenti delle guerre, delle dittature, delle violenze quotidiane, degli aborti». E in proposito ha raccomandato di fare una sorta di agenda per la preghiera: un «elenco di tutte le guerre che si stanno combattendo; di tutti i bambini che muoiono di fame»; di quelli «che non hanno educazione; di popoli interi distrutti dal terrorismo» e dai conflitti; e di tutta quella «gente che per sentirsi meglio ha bisogno della droga».

L'udienza generale