Tutto il sapere

Guy Debord, guru sessantottino e padre del situazionismo, organizzò il contenuto del suo scritto maggiore, La Società dello Spettacolo, sul modello dell’opera pubblicata nel 1647 sotto il trasparente pseudonimo di Lorenzo Gracián da un gesuita spagnolo, Baltasar Gracián: Oracolo manuale e Arte della Prudenza. Marc Fumaroli, lo studioso scomparso di recente che ha fatto rivivere nell’Università francese la cattedra di retorica, lo sostiene in un corposo saggio che accompagna una nuova traduzione dell’Oracolo da poco uscita per i tipi di Adelphi (Milano, 2020, pagine 363, euro 22; traduzione e note a cura di Giulia Poggi).
Lo scritto di Gracián si compone di trecento aforismi nei quali è condensato il sapere necessario a muoversi con eleganza, tatto e successo nella complessa società seicentesca, condizionata da rituali precisi, forte gerarchia e grande formalismo. Fumaroli racconta la storia del testo, concentrandosi sulla prima traduzione in francese, realizzata nel 1684 da Amelot de La Houissaie, con il titolo rinnovato di L’homme de cour, nel quale si sente l’eco del Cortegiano di Baldasserre Castiglione, concentrato di sapere e di propositiva inventiva del rinascimento italiano in tema di comportamento e buone maniere.
I tempi nei quali viene scritto l’Oracolo, ossia il consiglio, la cui brevità ne consente la disponibilità continua, a costante portata di mano, e perciò manuale, sono molto cambiati da quelli della corte urbinate di Elisabetta Gonzaga, che ispirò il Corteggiano. Anche gli spazi non sono più quelli contenuti dell’hortus conclusus. Il tentativo di unificazione imperiale dell’Europa tentato da Carlo
Gracián scrive mentre ancora in Vesfalia si discutono i termini della futura pace, non accettata né dal Pontefice Innocenzo
Il testo non è segnato dal rimpianto per un’epoca passata, presenta un’antropologia positiva, riconosce il peccato originale come uno dei caratteri dell’uomo, ma non lo ritiene dominante. È capace di affidarsi alla grazia di Dio, rimanendo scevro dalle cupezze che si vanno addensando in alcune regioni del nord Europa.
Elemento caratteristico nella serie di trecento ammonimenti offerti al lettore nell’Oracolo è la consapevolezza della complessità del mondo e della necessità di adattarsi alle sue leggi, accompagnata però da un senso morale rigoroso, fondato sulla certezza che anche in ambienti dominati dalla competizione, dal sospetto reciproco e persino dal rancore nei confronti di chi ottiene il successo per mezzo dei propri meriti, rimanga lo spazio sufficiente per una vita degna e ben spesa, con soddisfazione, senza rimpianti né recriminazioni.
L’itinerario di Gracián si apre nel primo aforisma con il riconoscimento delle difficoltà del presente. «Si richiedono più cose oggi per un saggio che anticamente per sette», e si sviluppa fino a concludersi nel trecentesimo, intitolato In una parola, santo, con l’ammonizione «La virtù è catena di tutte le perfezioni, centro di ogni felicità: Essa rende un individuo saggio, attento, sagace, accorto, coraggioso, dignitoso, integro, felice, acclamato e riconosciuto eroe». E poi «La virtù è una cosa seria, tutto il resto è burla».
L’aforisma tratto dall’Oracolo manuale di Baltasar Gracián posto da Guy Debord a esergo del
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