Il Papa ha incontrato la comunità del Pontificio collegio
otto giorni dopo aver celebrato la messa per gli emigrati a Roma

Doppio appuntamento filippino

Alcuni doni presentati al Papa dal rettore durante l’udienza al Pontificio collegio filippino (22 marzo)
25 marzo 2021

Un kalo, caratteristico copricapo maschile, e una borsa, entrambi intrecciati a mano, e una sorta di manto chiamato patadyong, tutti realizzati artigianalmente con materiale vegetale a Pandan; un quadro mariano intitolato Servire, condividere e proclamare e persino un anello inciso da un “fratello” musulmano: sono alcuni dei doni con cui i filippini hanno voluto ringraziare Papa Francesco per il doppio appuntamento che ha riservato loro a marzo, ricevendo, lunedì 22 marzo, studenti e formatori del Pontificio collegio in cui i preti del Paese asiatico completano la formazione a Roma, dopo aver presieduto, domenica 14, la messa per la comunità di migranti che risiedono nell’Urbe. In ambedue le circostanze li guidava il cardinale loro connazionale Luis Antonio G. Tagle, prefetto della Congregazione per l’evangelizzazione dei popoli, dopo essere stato arcivescovo di Manila dal 2011 alla fine del 2019. Occasioni sono state il sessantesimo dell’inaugurazione dell’istituto di formazione da parte di Giovanni xxiii e il quinto centenario dell’annuncio della fede cristiana nelle Filippine e della prima Eucaristia, che fu celebrata il 31 marzo 1561, giorno di Pasqua.

«Gli anni che trascorriamo a Roma, con la vita di preghiera, studio e pastorale, sono pochi, ma rappresentano un’esperienza rinnovatrice e indimenticabile», ha assicurato il rettore del Pontificio collegio filippino de Nuestra Señora de la Paz y Buen Viaje, don Gregory Ramon D. Gaston, nel saluto rivolto a Francesco all’inizio dell’incontro nella Sala Clementina. «I sacerdoti provenienti da altri Paesi asiatici ed africani, e in altre epoche europei, americani e dall’Oceania, ai quali diamo ospitalità, contribuiscono con le loro culture e schemi vitali alla visione universale e cattolica di tutti», ha aggiunto.

Da parte sua il Pontefice ha condiviso con i presenti — sacerdoti, suore, e personale con le loro famiglie — una «riflessione sul tempo, del quale è fatta la nostra vita, e che è un dono che Dio ci ha fatto e ha affidato alla nostra responsabilità, perché ne sappiamo cogliere l’occasione per dire i nostri “grazie”, per compiere opere buone e guardare avanti con speranza». E in proposito ha raccomandato «uno sguardo profetico» sul futuro, partendo dalle radici della memoria e vivendo la concretezza del tempo presente, «anche stando lontano dalle vostre amate Filippine».

Terzo al mondo per numero di cattolici, il Paese asiatico conta ben dieci milioni di migranti, sparsi in oltre 100 nazioni. Ma ovunque vadano i filippini portano la loro fede in Cristo, testimoniandola con una gioia che è divenuta una sorta di tratto distintivo del loro essere.

E proprio a questa capacità di gioire aveva fatto riferimento il Papa all’omelia della messa nella basilica di San Pietro con la comunità di Roma. «Sono passati cinquecento anni da quando per la prima volta l’annuncio cristiano è arrivato» nell’arcipelago formato da oltre 7.600 isole, aveva ricordato Francesco. «Avete ricevuto la gioia del Vangelo», aveva aggiunto, e «questa gioia si vede nel vostro popolo, si vede nei vostri occhi, nei vostri volti, nei vostri canti e nelle vostre preghiere». La stessa gioia, aveva sottolineato, «con cui portate la vostra fede in altre terre. Tante volte ho detto che qui a Roma le donne filippine sono “contrabbandiere” di fede! Perché dove vanno a lavorare, lavorano, ma seminano la fede». Perciò «voglio dirvi grazie per la gioia che portate nel mondo intero e nelle comunità cristiane», aveva concluso elogiando «le tante esperienze belle nelle famiglie romane — ma è così in tutto il mondo —, dove la vostra presenza discreta e laboriosa ha saputo farsi anche testimonianza di fede. Con lo stile di Maria e di Giuseppe: Dio ama portare la gioia della fede con il servizio umile e nascosto, coraggioso e perseverante».

di Gianluca Biccini