In migliaia abbandonano il campo profughi in Bangladesh dopo il devastante incendio

Fuga da Cox’s Bazar

A Rohingya refugee boy sits on a stack of burned material after a massive fire broke out and ...
24 marzo 2021

Migliaia di rohingya stanno fuggendo dal Cox’s Bazar, campo profughi in Bangladesh, dopo l’incendio che due giorni fa ha ucciso almeno quindici persone e ferito oltre cinquecento. «L'Unicef esprime la sua più profonda solidarietà ai rifugiati rohingya colpiti dall’incendio, che ha già causato un’enorme devastazione, diffondendosi rapidamente nei campi profughi e facendo sfollare migliaia di persone» ha dichiarato Tomoo Hozumi, rappresentante dell’Unicef in Bangladesh, che avverte: «Si sono già verificate evacuazioni su larga scala, ma la reale portata del disastro deve ancora essere confermata».

Almeno quattrocento rohingya risultano dispersi e circa 45.000 sono quelli sfollati a causa del devastante incendio. Le fiamme avrebbero avuto origine il 22 marzo, intorno alle 15 ora locale, dal Camp 8W nel grande settore di Kutupalong, per estendersi rapidamente nelle ore successive ai Campi 8E, 9 e 10, colpendo circa il 66 per cento della popolazione di questa parte di Cox’s Bazar. In poco tempo il campo profughi si è tramutato in un inferno, con oltre diecimila rifugi, tra baracche e tende, andati distrutti, oltre al più grande centro sanitario gestito dall’Organizzazione internazionale per le migrazioni delle Nazioni Unite (Oim) pesantemente danneggiato. Una struttura che, nell’ultimo anno, è stata fondamentale per affrontare l’emergenza legata al covid.

Sono stati, inoltre, completamente rasi al suolo anche due centri nutrizionali e un centro di distribuzione alimentare gestiti dal World food programme (Wfp), mentre altri due siti nutrizionali, sempre del Wfp, e un punto vendita di voucher elettronici sono stati momentaneamente chiusi per stabilire i danni e procedere alla messa in sicurezza degli stessi. Secondo alcune testimonianze l’incendio si sarebbe intensificato con l’esplosione di bombole di gas usate dai rifugiati per cucinare ed è stato messo sotto controllo dopo più di sei ore.

Alcuni membri dell’Oim presenti a Cox’s Bazar hanno detto che le cause dell’incendio sono ancora sconosciute. «Il fuoco che infuriava nei campi ha rallentato solo quando ha raggiunto le strade principali, i pendii, i canali e le risaie. Da allora è diminuito, ma non prima di consumare le strutture essenziali, i rifugi e gli effetti personali di decine di migliaia di persone» hanno riferito le fonti.

Il direttore generale dell’Oim, António Vitorino, esprimendo la massima vicinanza a tutti coloro che sono stati colpiti, ha sottolineato che «questo disastro è una terribile battuta d’arresto che esacerba i bisogni umanitari dei rifugiati a Cox’s Bazar», aggiungendo che «per ricostruire dovremo iniziare da zero». Ha poi garantito l’impegno dell’Organizzazione da lui presieduta nella ricostruzione: «Ci impegniamo ad aiutarli a tornare più sicuri con il sostegno del governo del Bangladesh».