Donne e uomini nella Chiesa/15
Scrittura e prospettiva di genere

Per una teologia poliedrica

 Per una teologia poliedrica  QUO-066
23 marzo 2021

La creazione e il problema del male sono i due temi teologici centrali in un testo di recente pubblicazione (Ursicin Gion Gieli Derungs - Marinella Perroni, In principio. Una teologia della creazione e del male, Cinisello Balsamo, Edizioni San Paolo, 2021, pagine 256, euro 22), a partire dal quale si vogliono ora svolgere alcune riflessioni.

Tutto il libro meriterebbe un’attenta analisi, ma qui ci si soffermerà sulla prima parte, di Marinella Perroni, nella quale risalta in primo piano la prospettiva di genere, che guida una rilettura complessiva di Genesi, 1-11. In particolare, sono posti al centro dell’attenzione i primi tre capitoli di Genesi ed è chiarito che non si intende «fare una lettura di Genesi 1-3 in prospettiva di genere, ma cercare di intercettare quale sia la prospettiva di genere nei racconti di Genesi, 1-3» (pag. 87). Ciò significa partire dal presupposto che la prospettiva di genere non è, innanzitutto, la “lente” con la quale ci si accosta al testo, ma che essa è già presente in quest’ultimo e deve essere fatta affiorare e portata a esplicitazione. Tale prospettiva entra in gioco non solo ai livelli della composizione degli scritti e della loro lettura femminista contemporanea, ma anche a quello della loro ricezione e interpretazione lungo i secoli della storia del cristianesimo.

Occorre, pertanto, tornare minuziosamente ai testi nella loro stesura originaria, liberandoli dalle precomprensioni e dai pregiudizi che ne hanno accompagnato la trasmissione in contesti fortemente segnati da una cultura prevalentemente patriarcale e maschilista.

I primi tre capitoli di Genesi, assunti nell’ordine della loro redazione finale che non corrisponde a quello della loro composizione, sono rivelativi di tre distinte teologie di genere, sulla base delle quali è letta la relazione tra l’uomo e la donna: uguaglianza (Genesi 1), asimmetria (Genesi 2) e sopraffazione (Genesi 3). Non è qui possibile seguire l’autrice nella sua precisa e dettagliata esposizione di tali tre prospettive, ma è sufficiente aver rilevato la loro presenza che conferma l’impossibilità di voler prescindere dal genere nell’accostarsi ai racconti fondativi. Ai tradizionali paradigmi ermeneutici del testo sacro nella seconda metà del ventesimo secolo si è venuto ad affiancare quello che recepisce le istanze del pensiero femminista e ciò consente di operare una lettura che apre nuove prospettive, non occultando la soggettività delle donne che in quel testo non è assente, ma che deve essere riportata alla luce.

Ampliando adesso il discorso al di là del libro considerato si vuole trarre spunto da una breve notazione contenuta nell’introduzione e svolgerne alcune implicazioni: «È quanto mai indispensabile oggi tracciare scenari sui quali divenga possibile assentire o dissentire anche al di là della differenza di genere» (pag. 22). Ad avviso di chi scrive ciò è di primaria rilevanza per il pensiero teologico che, dopo secoli di prevalente elaborazione maschile, può ricevere un impulso radicalmente nuovo se si lascia fecondare e arricchire dalla ricerca delle donne che in responsabile autonomia si accostano ai testi a partire dalla loro soggettualità credente. La riflessione femminista in teologia può, in tal modo, presentare un duplice aspetto, poiché, da una parte, essa costituisce un momento attraverso cui è necessario passare per fare emergere ciò che è stato occultato, d’altra parte, però, essa potrà continuare anche in futuro a indurre un’attenzione vigile che non conduca a ignorare o svalutare la presenza e l’azione delle donne nella storia della salvezza.

Anche la teologia potrà, così, assumere quella configurazione poliedrica di cui parla Papa Francesco, nella quale la molteplicità delle voci converge verso un unico punto apicale, costituito da una comprensione sempre più profonda e articolata del messaggio che la Scrittura contiene e trasmette a tutte le generazioni di credenti. Il cammino sinodale passa anche da qui.

di Giorgia Salatiello