Un dono che esige
responsabilità e solidarietà

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22 marzo 2021

La giornata mondiale dell’acqua si celebra oggi col tema «Il valore dell’acqua». L’acqua plasma la storia: agricoltura, commercio, urbanistica, cultura. Le sponde di grandi fiumi videro sbocciare sofisticate civiltà, alcune delle quali ebbero un particolare attaccamento spirituale nei confronti del fiume (si pensi al Nilo e al Gange). Capitali e antiche città sorgono vicino a un fiume. Acquedotti e serbatoi sono tra i lasciti archeologici più affascinanti. Anche la legge si interessa al liquido insostituibile: ne parla già il Codice di Hammurabi, e l’Unesco ha dichiarato patrimonio culturale immateriale dell’umanità alcuni tribunali spagnoli sviluppatisi dal nono secolo, che dirimono dispute concernenti l’irrigazione. L’acqua ha anche un valore istituzionale, sociale e per la pace, ricorda il documento Aqua fons vitae pubblicato un anno fa. I ponti sono speciali punti di incontro, poiché simboleggiano il desiderio di collegamenti laddove i flutti predisposero una separazione fisica alla quale può sovrapporsi una separazione politica. L’acqua pare dividere le terre — i “rivali” non sono forse quelli dell’altra riva — come per darci un’occasione per dimostrare e consolidare la determinazione a collaborare. A tal riguardo, riscopriamo nell’etimologia di “Pontefice” il concetto “ponte”. Altri punti di incontro sono i pozzi: quelli dell’Antico Testamento e quello di Giacobbe nel Vangelo di Giovanni, e in un certo senso lo è ancora una qualsiasi fontanella pubblica. Quest’ultima è un esempio del fatto che l’amministrazione annoveri tra i suoi mandati quello di rendere l’acqua accessibile a tutti.

Nella Fratelli tutti, poi, Papa Francesco ha osservato che «se qualcuno possiede acqua in avanzo, e tuttavia la conserva pensando all’umanità, è perché ha raggiunto un livello morale che gli permette di andare oltre sé stesso e il proprio gruppo di appartenenza. Ciò è meravigliosamente umano». Spesso invece prevale una visione utilitaristica, di corto termine: all’acqua viene riconosciuto un valore se e quando è funzionale al proprio tornaconto, mentre l’acqua rimanente può essere negligentemente sprecata o inquinata. In una visione commerciale, l’ h 2 o viene considerata un bene innanzitutto economico, e la sua fornitura essenzialmente una questione di lucro. Dunque, il profitto prevale e lo spreco è accettabile se redditizio, tanto peggio per le esternalità negative. I finanziamenti sono principalmente orientati verso le popolazioni in grado di pagare una fornitura, tanto peggio per lo sviluppo e per le pari opportunità di chi non è in grado, per “l’altro”.

Circa due miliardi di persone non hanno un accesso adeguato all’acqua potabile e/o ai servizi igienici, circa 1/5 dei centri sanitari non dispone di adeguati servizi igienici: manca una forte volontà politica sul tema. È «un’immane vergogna per l’umanità del xxi secolo» scrisse il Santo Padre nel 2018. Speriamo che dalla pandemia nasca un sussulto per sanare la situazione. Purtroppo va riconosciuta una tendenza alla presa di possesso e al controllo dell’acqua, e questo non si riduce all’intenzione di prevalere in geopolitica: possesso e controllo sembrano applicarsi quasi inconsapevolmente all’essenza stessa dell’acqua, almeno in certi Paesi, in base al paradigma tecnocratico. Ci si è abituati al fatto che essa sia apparentemente sempre disponibile poiché addomesticata, incanalata, “svalorata” dietro il rubinetti. In tutto questo processo, forse si dimentica che nessuno — aziende o nazioni — può rivendicare il “merito” dell’acqua né del suo ciclo, nel senso che nessuno ne è all’origine. Si dimentica che questo ciclo comporta un’infinità di interazioni con i meccanismi climatici, la temperatura, gli animali e altri organismi viventi, i mari, con suoli e piante che hanno straordinarie capacità di purificazione. L’acqua ha un valore incommensurabile per gli ecosistemi, per la vita tout court. Nuotavamo nel grembo materno.

Quale posto e valore ha allora l’acqua nel nostro immaginario, nella nostra storia personale e memoria collettiva? L’acqua è vettore di infinite metafore e fonte di ispirazione. Di là delle opere di pittori e scrittori ispirate dall’acqua e che possono averci commosso, di là da benedizioni e liturgie — come quelle del battesimo o dell’immersione del cero pasquale nell’acqua — quale valore le attribuiamo? Abbiamo la capacità di contemplare e prendere il tempo di meravigliarci innanzi all’acqua, invece di darla per scontata? Abbiamo la concezione dell’acqua come un dono? Un dono che esige però responsabilità comune e solidarietà. Un bene a destinazione universale, per l’intera generazione, per tutte le generazioni: non è solamente una questione di volume e qualità, ma anche di visione (la convinzione che l’acqua sia davvero destinata a tutti) e di organizzazione (adoperarsi affinché così avvenga).

Definire il valore dell’acqua influenza il modo in cui la si usa. Impegniamoci per definire e per educare al valore giusto.

di Tebaldo Vinciguerra
Officiale del Dicastero per il servizio dello sviluppo umano integrale