Come la Chiesa italiana celebra la Giornata nazionale in memoria delle vittime del coronavirus

Un dolore da condividere

Il presidente del Consiglio Draghi posa una corona al cimitero di Bergamo
18 marzo 2021

«La celebrazione di questo evento è soprattutto un esercizio di memoria condivisa, un esercizio di dimensione comunitaria che unisce tutti nelle sofferenze vissute e nelle morti subite in questo anno». Parole sentite quelle con cui il vescovo di Bergamo, Francesco Beschi, introduce la prima Giornata nazionale in memoria di tutte le vittime dell’epidemia da coronavirus, che vede oggi la città lombarda al centro delle commemorazioni previste in Italia, con la presenza del presidente del Consiglio, Mario Draghi: il capo del governo ha partecipato alla cerimonia svoltasi al cimitero monumentale e all’inaugurazione del “Bosco della memoria”. La Giornata ha ricevuto un riconoscimento ufficiale con la promulgazione, proprio questa mattina, da parte del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, della legge che la istituisce. La data del 18 marzo non è casuale: quel giorno del 2020 fu registrato il più alto numero di decessi causati dal coronavirus nel Paese, con quasi tremila morti e l’agghiacciante corteo di mezzi militari carichi di bare per le strade di Bergamo. Oggi in Italia, nei palazzi delle istituzioni, sono state esposte bandiere a mezz’asta.

La pandemia — ha proseguito monsignor Beschi che ieri sera ha presieduto il santo rosario nella basilica bergamasca di Santa Maria Maggiore per invocare protezione dall’Onnipotente — «ha accomunato tutti, chi più chi meno, scatenandosi con una certa veemenza dapprima su questa città e poi diffondendo il suo potere distruttivo in tutto il mondo. Con il protrarsi dell’emergenza, però, è anche cresciuta una comunanza d’intenti sempre più forte di fronte allo sgomento che stringeva il cuore. Si è così sviluppata una risposta molto forte di azioni fondate sulla solidarietà e sul sacrificio, compiute da persone straordinarie che non hanno mai fatto mancare il loro apporto: medici, volontari, infermieri, operatori di vari servizi, tutti mossi da uno spirito caritatevole e da una dedizione fatta di amore e passione di fronte al dolore». Una passione, sottolinea il vescovo al nostro giornale, che non è mai venuta meno nonostante la fatica e il naturale scoramento dinanzi a un male che non accenna ad allentare la sua presa. «Sono loro — ribadisce — a farci capire che abbandonarsi allo sconforto può solo peggiorare le cose. In questi momenti difficili dobbiamo fare ricorso alla virtù della pazienza, per combattere tentazioni di smarrimento e rassegnazione. Ma non intendendola come virtù passiva, aspettando che tutto passi, bensì in senso positivo e cioè reagire a questa dura prova, prendersi responsabilità e farsi carico dei problemi, anche se la via d’uscita sembra ancora lontana, non abbandonando mai la speranza e la fiducia in Dio».

Oggi — afferma il cardinale Gualtiero Bassetti, presidente della Conferenza episcopale italiana — «vogliamo pregare per tutti coloro che sono stati strappati alla vita dal virus che da più di un anno sta flagellando l’Italia e il mondo intero. Oggi è il momento di fare silenzio e di rivolgere il nostro pensiero alle oltre centomila persone che non ce l’hanno fatta. Un silenzio che si fa preghiera e che apre alla speranza. Oggi è l’occasione per fare memoria, perché chi non ha memoria non ha radici e viene sradicato da qualunque vento», ricorda. Per l’occasione, l’Ufficio liturgico nazionale ha composto una preghiera il cui testo è stato recitato nelle chiese.

A Bergamo anche l’arcivescovo di Milano, Mario Delpini, il quale ha visitato i cimiteri di cinque parrocchie di rito ambrosiano; il pellegrinaggio, da Vercurago, ha toccato i comuni di Calolziocorte, Monte Marenzo, Erve, Carenno, piccoli centri della valle San Martino le cui comunità ecclesiali appartengono alla diocesi orobica ma sono storicamente legate a quella ambrosiana. Alle 14 di oggi è invece prevista l’accensione, davanti all’ospedale Giovanni xxiii e con diretta sulla pagina Facebook del nosocomio, della fiaccola benedettina nota anche come “torcia della pace”, la quale ogni anno tocca una città d’Europa, come simbolo di luce, rinascita e speranza per tutto il Paese. Nel corso della cerimonia, in forma statica e ridotta alla presenza dei sindaci di Cassino, Norcia e Subiaco e di una rappresentanza di medici, ricercatori, infermieri e operatori sanitari dell’ospedale, viene letto il “messaggio di pace” di Papa Francesco. Due ore dopo, presso il cimitero monumentale della città, è in programma un incontro interconfessionale e interreligioso alla presenza di rappresentanti di diverse fedi e comunità religiose di Bergamo, organizzato congiuntamente dal comune e dalla diocesi locale. Alle 20, inoltre, ogni parrocchia è invitata a suonare le campane “a morto” così che i rintocchi raggiungano tutti ovunque si trovino, nelle case, negli ospedali, nei luoghi di lavoro: un invito a sostare in un breve momento di silenzio e raccoglimento, immersi nel conforto della fede e affidando al Signore i propri cari vittime del morbo. La Giornata commemorativa nella diocesi bergamasca si conclude con un concerto nella cattedrale di Sant’Alessandro dal titolo “Dona pacem”, manifestazione volta a rendere in musica quella «sinfonia dell’unità di riflessione e preghiera delle diverse fedi, religioni, comunità» celebrata nel pomeriggio.

Appuntamenti nel segno della memoria anche quelli previsti dalla diocesi di Cremona, particolarmente colpita dalla pandemia, come del resto tutto il suo territorio, che partecipa a questa giornata con una celebrazione liturgica presieduta dal vescovo Antonio Napolioni alle ore 18 nella cattedrale di Santa Maria Assunta. Una messa commemorativa è celebrata anche dal vicario generale di Carpi, Ermenegildo Manicardi, nella cattedrale cittadina, «un momento di vicinanza alle tante famiglie che in questi mesi hanno perso un loro caro e in particolar modo verso coloro che non hanno avuto la possibilità di celebrare il rito delle esequie o prendervi parte». Nell’ultimo anno monsignor Manicardi ha accompagnato numerosi pazienti e familiari che hanno vissuto la drammatica esperienza della degenza e purtroppo anche della dipartita a causa del covid-19, percorso che lascia una ferita profonda che nella fede può trovare un senso e motivi di consolazione. «A volte — ha spiegato lui stesso — ce lo dimentichiamo: noi abbiamo paura del coronavirus ma il Signore non teme il contagio con i malati: essi, anche se sono soli, hanno il Signore vicino. Lui non ha paura di toccarli, Lui non è bloccato dal covid-19. Può far sentire la sua presenza e il suo calore».

“Fermarsi. Ricordare. Rialzarsi. Commemorare insieme le vittime della pandemia”: all’insegna di questo motto, il consiglio e la giunta provinciale, la diocesi di Bolzano-Bressanone, l’Associazione delle residenze per anziani dell’Alto Adige, la Caritas, le associazioni giovanili e della terza età invitano a organizzare momenti comuni dedicati al ricordo e alla riflessione. Campane a distesa per cinque minuti e candele accese alle finestre sono la risposta partecipativa dei fedeli della diocesi di Bolzano che ha messo inoltre a loro disposizione un sussidio on line per la preghiera e la riflessione all’interno delle mura domestiche. Anche nelle residenze per anziani verranno organizzati momenti di riflessione nel corso dei quali saranno ricordati gli ospiti deceduti a causa della pandemia. Analogamente, gli assistenti spirituali nei sette ospedali altoatesini dedicheranno questa giornata al ricordo.

di Rosario Capomasi