Questa domenica prende il nome dai rami di ulivo e di palme che la gente agitava al passaggio di Gesù, nel suo ingresso a Gerusalemme.
In alcune regioni è scattato l’allarme per un batterio killer che provoca ingenti danni alle piante di ulivo. Mi è venuta spontanea una riflessione sulla nostra fede.
Perché, forse, si annida anche in noi un batterio che rischia di danneggiare la nostra fede in Cristo. È utile riflettere su questo, durante i giorni della settimana santa, in preparazione alla Pasqua.
Vedete, la nostra fede poggia sulla cosa più bella del mondo: un atto d’amore. Dio consegna alla morte suo Figlio per la nostra salvezza.
Bello è chi ama; bellissimo chi ama fino all’estremo! La mia fede poggia su questo atto di amore perfetto. E Pasqua mi assicura che questo amore non può andare deluso! (Ermes Ronchi).
Questo non può fare di noi dei cristiani abitudinari o, peggio, mediocri ! Dobbiamo essere cristiani innamorati . Innamorati a vita!
Divorati da una passione incontenibile (prima lettura).
L’amore si diffonde per contagio; e se il nostro amore è freddo, non può trasmetterlo. L’amore cresce... quando perde; quando si dona. L’amore si irrobustisce solo quando qualcosa fa resistenza.
Impariamo dalla croce di Cristo. Amare vuol dire essere disposti a soffrire. Siamo disposti a soffrire per la nostra fede?
Se non vogliamo apparire marginali nella società; se non vogliamo essere emarginati dalla società, impegniamoci con passione a testimoniare il fermento del Vangelo, il seme dell’amore di Dio!
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