Con cuore di padre

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17 marzo 2021

Quando abbiamo letto Patris corde ci siamo chiesti come avremmo potuto valorizzare questa Lettera che non celebra solo una ricorrenza per quanto importante, il centocinquantesimo della proclamazione di San Giuseppe come Patrono della Chiesa universale, ma si collega a un Anno speciale dedicato alla figura dello Sposo di Maria e dunque traccia un percorso su cui siamo invitati a procedere. Il testo di questa Lettera è tanto breve quanto profondo, analogamente a quanto avviene nei Vangeli con la figura di Giuseppe a cui sono dedicate poche parole ma ognuna preziosa e feconda. Leggendo il “Giuseppe secondo Francesco”, il cuore si allarga e al tempo stesso si amplia lo sguardo sulla paternità, forse mai così sbiadita, così in crisi come lo è oggi, eppure proprio per questo mai tanto bisognosa di essere ri-compresa e riaffermata.

Ci è sembrato che una rubrica mensile, quindi scandita da un tempo lento in un mondo che corre sempre più veloce perdendo il gusto di tante cose, potesse rispondere a questa esigenza. Una rubrica che vuole essere un piccolo contributo di riflessione e approfondimento su quello che Papa Francesco vuole comunicarci con cuore di padre.

Non abbiamo voluto tuttavia che questo appuntamento mensile fosse contraddistinto da una analisi erudita, specialistica, ma piuttosto che questa meditazione donata dal Papa su San Giuseppe potesse intrecciarsi con la vita concreta delle persone, si potesse annodare con le gioie e le fatiche di padri e di figli, ma pure di madri perché non può esserci paternità senza figliolanza, né paternità senza maternità.

Nel succedersi degli appuntamenti della rubrica, ci faremo guidare dal testo di Patris corde nel tentativo di “far dialogare” Giuseppe di Nazareth con i padri del nostro tempo. Così ogni mese — a partire da aprile e fino ad ottobre prossimo — verrà riproposto il testo di ciascun capitolo, pubblicato integralmente o per ampi stralci. Oggi per l’avvio della rubrica riproponiamo l’introduzione della Lettera. I titoli stessi dei capitoli saranno i segnali che daranno la direzione alla rubrica. «La vita è il paragone delle parole», si legge in un passo dei Promessi sposi amato da Papa Francesco. In un qualche modo, le testimonianze — attraverso articoli e interviste — che pubblicheremo vogliono essere proprio segno di quella vita che è il paragone, la “verifica” delle parole scritte nella Patris corde. Una nuova prospettiva, dunque, per leggere o rileggere la Lettera. Un ipertesto, si direbbe oggi, scaturito dall’esperienza di chi ha trovato nella figura di San Giuseppe un sostegno nella prova o la fonte a cui attingere per trovare quella “creatività dell’amore” a cui tante volte il Papa ci ha chiesto di ricorrere, specie in questo tempo angusto segnato dalla pandemia. E del resto, padre dal coraggio creativo è proprio uno dei modi in cui il Papa lo definisce in Patris corde.

I nostri lettori potranno dunque incontrare Giuseppe attraverso il testo della Lettera e gli articoli che la accompagneranno di volta in volta. Sarà un modo per metterci in ascolto dell’uomo dei sogni, un’altra dimensione, quella del sogno, tante volte richiamata da Francesco che la collega inscindibilmente alla dimensione della profezia. Giuseppe è l’uomo della disponibilità pronta e docile alla volontà del Signore. È lo sposo che custodisce quanto di più prezioso gli è stato affidato. È il padre il cui cuore — come ha scritto Anna Maria Canopi — «veglia anche nel sonno». Ma è anche l’uomo che sa prendere decisioni risolute e portarle a compimento per proteggere Maria e il Bambino. Sa infatti, come recita il Salmo, che «il Signore veglia sul cammino dei giusti» anche se questo può sembrare incerto e rischioso. Giuseppe è il padre che agisce nell’ombra e nel silenzio. Quale esempio controcorrente, e non solo per i padri, in un mondo che sembra ripeterci ossessivamente che per “realizzarci” dobbiamo sedere in prima fila e avere l’ultima parola. Giuseppe però è innanzitutto l’uomo che vive con gioia l’obbedienza al Padre perché sa che solo così l’amore trova il suo perfetto compimento.

di Alessandro Gisotti
e Andrea Monda