Il rapporto del Sipri sulle esportazioni mondiali

Mercato delle armi,
nuovi assetti

Il Rafale Dassault, aereo francese da combattimento, fotografato all’inizio di un volo di prova (Foto Francois Nascimbeni Photo/Afp)
15 marzo 2021

Sono 25 compagnie a dividersi il mercato legale delle armi che alimentano i conflitti del pianeta: per la prima volta dall’inizio del secolo, dice un’autorevole analisi dello Stockholm Internacional Peace Reserch (Sipri), questo mercato dà segni di un apparente rallentamento: secondo il più recente rapporto rilasciato ieri, i flussi delle compravendite, infatti, si sono stabilizzati nell’ultimo quinquennio. Dopo anni di crescita.

Questo non significa, però, che ci sia una tendenza a produrne di meno. Sembra significare piuttosto, a leggere i dati del Sipri, Arms Military Expenditure Programme, che gli attori principali sulla scena internazionale stiano cambiando strategie, atteggiamento, obiettivi. E che alcuni soffrano la concorrenza sul mercato, pur pronti a riprendersi parte della scena.

La mancata crescita pare più frutto di un riassetto verso nuovi equilibri — influenzato solo in parte della pandemia — che una tendenza a raffreddare il flusso del commercio legale delle armi, stabilizzandolo sul massimo del volume di affari possibile.

Alcuni Paesi producono in proprio. La Russia, uno dei maggiori esportatori, ha subito la concorrenza statunitense — la più forte sul mercato — ma visti i contratti già stiplati dovrebbe tornare a riprendersi le quote di esportazioni perdute (soprattutto con l’India): ben il 22%.

Gli Usa, da parte loro, restano leader delle esportazioni e, anzi, crescono nel volume di affari. La Cina, quinto esportatore di armi, invece, ha registrato un calo delle esportazioni del 7,8% negli ultimi dieci anni.

C’è poi l’exploit della Francia a contribuire al bilancio finale: il rapporto le attribuisce l’8,2% delle esportazioni globali con una crescita del 44% delle esportazioni soprattutto verso India, Egitto e Qatar

Egitto, Corea del Sud e Algeria, si rivolgono anche alla Germania, che cresce nel volume di esportazioni globali di armi: ne vende il 21% in più e ha il 5% del mercato internazionale.

Un mercato che non teme crisi. Le spese militari nel mondo nel 2020 hanno toccato i 1.830 miliardi di dollari, e sono una dei principali fattori di influenza nei rapporti internazionali.

Rispetto al 2019 si tratta di un aumento reale del 3,9%: una richiesta che comunque influenzerà anche le esportazioni, oltre alle nuove esigenze nazionali. Cosa che suggerisce, per il futuro, un cambio di assetti nel quadro di un mercato in ottime condizioni di salute. C’è da notare, poi, ch e a sul volume complessivo della circolazione delle armi per alimentare i conflitti mondiali, incide pesantemente anche il parallelo traffico illegale delle stesse armi. Un mercato estremamente elastico nel trovare forme di logistica e distribuzione creative, per così dire. Una caratteristica che lo porta a sfuggire in buona parte ai radar.