Nell’agone dialettico di «Romanae Disputationes»

Filosofi per un giorno

 Filosofi per un giorno   QUO-060
15 marzo 2021

Sono stati oltre mille gli studenti e i docenti delle scuole secondarie di secondo grado che il 12 e il 13 marzo si sono riuniti, in diretta streaming, per confrontarsi su Affetti e legami. Forme della comunità, in occasione dell’ottava edizione del Concorso nazionale di filosofia per le superiori «Romanae Disputationes», promosso dall’associazione Amore per il Sapere (Apis). La ragione di questo straordinario coinvolgimento, sia in termini di continuità che di costante crescita numerica negli anni, è legata all’intuizione che ne è alla base: rendere gli studenti protagonisti di una vera e propria comunità di ricerca.

Nella proposta di «Romanae Disputationes», infatti, gli studenti non “imparano” la filosofia, ma si muovono, per così dire, da filosofi. Durante l’anno studiano, ricercano, propongono ipotesi sulle grandi domande non sulla base della semplice intuizione, ma come esito della fatica della ricerca e soprattutto con la certezza di una guida. Il valore aggiunto è proprio nella ricchezza della guida: quella dei docenti della classe, che curano il percorso durante l’anno; quella dei filosofi incontrati durante lo studio, che così non sono più un contenuto nozionistico ma un punto di confronto reale rispetto alle domande messe a tema; infine quella degli studiosi di rilievo nazionale e internazionale, con cui è permesso loro di confrontarsi durante il percorso. Ma la proposta, soprattutto, riconosce dignità e valore al pensiero degli studenti, che sono chiamati a produrre papers di riflessione filosofica sui temi trattati e a sfidarsi nelle dispute «Age Contra».

Di grande urgenza le domande messe a tema. Che cosa vuol dire essere comunità oggi? L’uomo è per natura altruista o egoista? Come ripensare gli spazi e le forme della convivenza e dei legami? Quest’anno, peraltro, il senso di queste domande è stato più intenso e carico di domanda in relazione alla contingenza della pandemia.

In dialogo con i giovani sono intervenuti Massimo Cacciari, con una lectio sul tema «Pensare la comunità. Affetti e legami» e Ivano Dionigi dell’Alma Mater di Bologna. Rimandata la conferenza dell’architetto Stefano Boeri. La due giorni ha concluso un percorso annuale che era stato avviato il 30 settembre scorso con la lectio magistralis di Francesco Botturi.

Cacciari, in particolare, ha posto l’attenzione sulla relazione. «Lo studio e la ricerca sono sempre un fatto comunitario, mai isolato. E la filosofia è il contrario dell’astrattezza: è la comprensione dell’intero dell’esperienza». Sulle questioni contingenti è intervenuto anche Dionigi: «Già Seneca, nelle Lettere a Lucilio, era critico verso la didattica a distanza: serve il corpo in presenza per apprendere».

Costantino Esposito, che ha tratto le conclusioni in qualità di presidente del Comitato Scientifico di «Romanae Disputationes», ha detto che «i legami sono determinanti per la convivenza sociale e anche politica tra le persone in termini di appartenenza. Quest’ultima non va però intesa come una matrice identitaria o un’aggregazione meramente socio-culturale, perché essa nasce piuttosto dalla scoperta della propria costitutiva solitudine. In senso positivo la solitudine nasce dalla scoperta che il nostro bisogno umano di compimento, di realizzazione, di “felicità” è irrisolvibile con i nostri tentativi, ma è anche il segno, la traccia di un “altro” che ci chiama ad essere, di un’amicizia o di una compagnia dalla quale nasce la percezione della nostra solitudine e così quest’ultima diviene il luogo in cui scopriamo di essere con gli altri compagni di avventura perché condividiamo lo stesso bisogno».

Per Mario De Caro, vice presidente del Comitato scientifico «un’acquisizione recente delle scienze cognitive e della filosofia più avvertita (un’acquisizione che ribalta secoli di concezioni iperrazionalistiche) è il ruolo centrale che i cosiddetti stati non cognitivi (gli affetti, le passioni, le emozioni, i sentimenti) giocano nella nostra vista conoscitiva e in quella morale. Detto in breve: noi non conosciamo né ci comportiamo moralmente nonostante gli stati non cognitivi (come troppo a lungo si è pensato): lo facciamo grazie ad essi».

Anche Gian Paolo Terravecchia, presidente del Comitato didattico, ha posto la questione in relazione al momento presente: «Viviamo tempi di distanziamento sociale, tempi in cui le istituzioni, per ragioni gravi, intervengono sul sociale ridisegnandone tempi e modalità. Un di più di pensiero su affetti e legami è particolarmente prezioso per gli studenti, assetati di inclusione, amicizia e amore». Marco Ferrari, direttore di «Romanae Disputationes», ha annunciato il tema della prossima edizione: «Ragionando sul tema di quest’anno ci siamo accorti che non c’è affetto, non c’è legame se non nella relazione fisica. Dall’affetto nasce sempre una comunità, che però per essere ha bisogno di un corpo. Per questo vogliamo indagare, per il prossimo anno, lo statuto ontologico della fisicità, della corporeità: il suo valore e mistero, anche in relazione all’esperienza della distanza che tutti abbiamo vissuto». Il tema per il prossimo anno sarà perciò «La questione del corpo. Soma Res extensa Leib». Insomma, il corpo torna al centro.

di Giuseppe Suriano