Approfondimenti
Sul nucleare iraniano dopo le recenti aperture di Teheran

Washington pronta
a rientrare nell’accordo

Il presidente iraniano Rohani (Epa)
12 marzo 2021

L’Iran parteciperà a una serie di incontri con l’Aiea a partire dall’inizio di aprile. Biden ha posto fra le sue priorità la valutazione del rientro degli Usa nell’accordo


Alla luce dei più recenti sviluppi, la strada verso il rientro degli Stati Uniti nell’accordo sul nucleare iraniano (Joint Comprehensive Plan of Action o Jcpoa) sembra avere finalmente raggiunto una parziale discesa. La scorsa settimana, il direttore dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea) Rafael Grossi ha infatti annunciato che l’Iran parteciperà a una serie di incontri con i funzionari dell’ente a partire dall’inizio di aprile. Contemporaneamente, i media nazionali iraniani hanno comunicato la decisione da parte del presidente Hassan Rohani di sospendere la produzione di uranio metallico, e alcuni Paesi europei hanno ritirato la mozione di sfiducia che intendevano presentare in seno all’Aiea contro la repubblica islamica. Dopo un inizio anno caratterizzato da crescenti tensioni fra Usa e Iran, culminate nella dichiarazione della suprema guida iraniana Ali Khamenei che la produzione nazionale di uranio arricchito sarebbe aumentata, sembra quindi aprirsi finalmente la possibilità di un negoziato fra i Paesi aderenti al Jcpoa. Alla fine di febbraio, il governo iraniano aveva deciso di ritardare di tre mesi la sospensione delle ispezioni dell’Aiea sui suoi siti nucleari in seguito a un accordo con Grossi, una mossa interpretata da molti analisti come apertura al dialogo. Numerosi Paesi aderenti all’accordo hanno manifestato il loro sostegno per un rinnovato accordo fra Usa e Iran, in particolare Russia e Germania. Il cancelliere tedesco Angela Merkel aveva infatti contattato Rohani a febbraio, chiedendo di rispettare il Jcpoa per consolidare la fiducia reciproca. La Russia ha invece lanciato un appello a entrambe le parti per un dialogo costruttivo.

Il Jcpoa è entrato in vigore nell’ottobre 2015, in seguito a lunghi negoziati fra le parti coinvolte. Ad aderire sono stati – oltre all’Iran – i membri permanenti del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite più la Germania e l’Unione Europea. L’accordo prevedeva l’impegno da parte iraniana a smantellare parte del proprio programma nucleare e ad accogliere ispezioni da parte dell’Aiea, in cambio di un allentamento alle pesanti sanzioni economiche che gli erano state imposte da parte degli Usa. Nel maggio 2018 l’amministrazione statunitense di Donald Trump annunciò però l’uscita del Paese a stelle e strisce dall’accordo, unita all’instaurazione di pesanti sanzioni finanziarie ed energetiche contro l’Iran.

Questa mossa, parte della strategia di “massima pressione” dell’ex presidente americano, diede inizio a un crescendo di tensione fra l’Iran e l’Aiea, caratterizzato da un incremento delle attività nucleari iraniane e da una sempre maggiore chiusura verso le ispezioni. L’Iran, segnato da recessione, deprezzamento della moneta e inflazione in seguito alle sanzioni imposte, ha incrementato il processo di arricchimento dell’uranio oltre i limiti previsti dal Jcpoa, causando crescenti preoccupazioni da parte dei Paesi aderenti.

La tensione è stata ulteriormente amplificata da eventi come l’uccisione del generale Qassem Soleimani durante un’operazione militare statunitense nel gennaio 2020 e la morte di Mohsen Fakhridazeh, il principale scienziato nucleare iraniano, rimasto vittima di un attentato a novembre.

Fin dal suo insediamento, la nuova amministrazione statunitense di Joe Biden ha posto fra le sue priorità la valutazione del rientro degli Usa nell’accordo sul nucleare iraniano. Biden ha fortemente criticato la decisione del suo predecessore di uscire dal Jcpoa, accusandolo di avere isolato gli Stati Uniti sul piano internazionale e di avere favorito lo sviluppo del nucleare iraniano, destabilizzando ulteriormente la regione. Gli Stati Uniti si sono quindi dichiarati intenzionati a rientrare nell’accordo, ma a condizione che l’Iran riducesse prima le sue attività nucleari. Teheran, dal canto suo, ha invece richiesto un alleviamento preventivo delle sanzioni in segno di buona volontà. In mancanza di un accordo, l’apertura di un dialogo fra Iran e Aiea rappresenta dunque senza dubbio un primo passo in avanti verso una nuova intesa con gli Stati Uniti. Gli ispettori dell’agenzia riporteranno i risultati del negoziato in una riunione straordinaria prevista per giugno, contemporaneamente alle elezioni presidenziali in Iran. Le trattative sul nucleare giocheranno quindi un ruolo fondamentale anche nella politica interna del Paese del Golfo.

di Giovanni Benedetti