Luoghi di Chiesa
Cinquant’anni fa nasceva in Belgio Louvain-la-Neuve per gli studenti francofoni

Una città anzi un’università

La tradizionale messa settimanale dei giovani nella parrocchia di Saint-François
10 marzo 2021

Èil 2 febbraio 1971, nel bel mezzo della campagna del Brabante Vallone, in Belgio. Circondato da una grande folla, spicca l’alta figura del re Baldovino; accanto a lui il cardinale Léon-Joseph Suenens, arcivescovo di Malines-Bruxelles. Il sovrano presiede alla cerimonia di posa della prima pietra di una nuova e promettente città chiamata Louvain-la-Neuve, una presenza che riveste un valore altamente simbolico: come spesso nella storia belga, la figura del monarca è garante dell’unità nazionale in un Paese storicamente diviso in due regioni linguistiche, culturali e confessionali. Un dualismo che alla fine degli anni Sessanta si cristallizza nella cosiddetta “Crisi di Lovanio”, che porterà alla caduta del governo di Paul Vanden Boeynants, al termine della quale si separano le sezioni di lingua francese e olandese dell’Università cattolica di Lovanio, nel Brabante fiammingo, una delle più antiche in Europa. Nel giugno 1968, infatti, dopo mesi di tensioni, viene approvato il progetto di trasferimento della sezione francofona. Due anni dopo, con la legge del 28 maggio 1970, sono create due entità distinte con rango universitario: UCLouvain, per la Vallonia, e KU Leuven per le Fiandre. Gli studenti di lingua olandese rimangono quindi nella sede storica di Lovanio mentre gli studenti di lingua francese si trasferiranno in due nuove sedi ancora da creare: una situata alla periferia di Bruxelles, l’altra precisamente sui novecento ettari di terreno messi a disposizione dalla Corona, per edificare la città di Louvain-la-Neuve.

All’inizio degli anni Settanta, tuttavia, il sito è solo una vasta distesa di praterie. Si decide pertanto di realizzare una città universitaria e una serie di edifici sul modello di un borgo medievale, con strade pedonali, non rettilinee, in modo da mantenere una dimensione umana e — si dice — per permettere ai giovani di evitare le forze dell’ordine più facilmente durante le manifestazioni studentesche di allora. Il piano urbanistico prevede gli assi principali, l’ubicazione delle diverse facoltà (teologia, scienze umane, fisica, eccetera) e degli alloggi per studenti. Nei progetti originali non c’è traccia di edifici religiosi: la celebrazione eucaristica si svolge prima nella casa delle suore dell’Annunziata, poi in una scuola e infine in una stanza messa a disposizione sopra l’ufficio postale. Bisognerà aspettare la seconda metà degli anni Settanta per vedere emergere i primi campanili, grazie alla determinazione di un uomo, don Raymond Thysman. Forte della sua precedente esperienza a contatto dei giovani nell’allora Zaire, è lui a dare l’impulso alla fondazione delle diverse parrocchie di Louvain-la-Neuve. Oggi, con la stessa energia, nonostante i suoi 94 anni, colui che viene soprannominato “la memoria spirituale” della città continua a girare per le strade.

Tre edifici religiosi attirano l’attenzione: la cappella della Sorgente, eretta tra il 1975 e il 1977, la chiesa di Saint-François, consacrata nel 1984 dal cardinale Godfried Danneels, e la chiesa di Notre-Dame d’Espérance, situata in un quartiere abitato per lo più da famiglie e anziani che pian piano sono venuti anch’essi a popolare la città.

A Louvain-la-Neuve la vita di fede non è stata affidata a una cappellania universitaria ma alla parrocchia di Saint-François, in particolare al suo vicario, don Sébastien Dehorter. A lui spetta l’organizzazione, il mercoledì sera, della tradizionale messa degli studenti, uno dei momenti più salienti della settimana per i giovani cattolici. «Ho notato un vero spirito di fratellanza, di amicizia, che spesso si prolunga anche oltre il periodo di studi», racconta il sacerdote a L’Osservatore Romano, ma anche di «apertura ai non-credenti». Parlare della propria religione non è un tabù, anche se i cattolici non rappresentano la maggioranza della popolazione studentesca, anzi si assiste a una maggiore testimonianza della fede cristiana. Inoltre nell’ambito dell’insegnamento «Società, cultura, religione» — obbligatorio in tutte le facoltà dell’UCLouvain — viene proposto, come alternativa ai temi “Questioni di senso” e “Questioni di etica”, un approfondimento della Bibbia. L’esegesi biblica costituisce tra l’altro una delle specialità della facoltà di teologia, una delle prime a essere state trasferite dalla sede di Lovanio, nel 1974.

«Mentre in Belgio si sente di solito un discorso molto negativo sulla Chiesa, vedo nella nostra città un luogo di entusiasmo, di speranza, di progetti comuni», commenta don Sébastien. Uno spirito di apertura che si è concretizzato nel 2017, quasi cinquant’anni dopo il trauma del «Walen buiten» (Valloni fuori) e la scissione dell’Università cattolica in due entità linguistiche, attraverso il gemellaggio dei comuni di Louvain-la-Neuve e Lovanio.

di Charles de Pechpeyrou