La carezza di Francesco
sulle ferite di un popolo

Pope Francis speaks at the Presidential Palace during his historic tour in Baghdad, Iraq, March 5, ...
05 marzo 2021

Papa Francesco è arrivato oggi a Baghdad, capitale dell’Iraq, per il primo e storico viaggio di un Pontefice nella terra di Abramo, dove porta un messaggio di pace e convivenza tra cristiani e musulmani, nel contesto dei conflitti di questa regione e in un Paese devastato dalla guerra e dal terrorismo. Dopo un anno difficile, segnato dalla lotta contro il coronavirus, il Papa ha cominciato quello che sicuramente sarà il viaggio più difficile, ma anche «il più importante di tutti i tempi», secondo il cardinale Louis Raphaël  Sako, patriarca caldeo.

Il vescovo di Roma, atterrato a Baghdad alle 13.55 (ora locale), è stato accolto all’aeroporto dal primo ministro Mustafa Al-Kadhimi e si è poi recato al palazzo presidenziale per una visita di cortesia al presidente Barham Ahmed Salih Qassim. Sulla pista due bambini con abiti tradizionali gli hanno dato il benvenuto.

Tra rigide misure di sicurezza e grande entusiasmo per l’arrivo di Francesco, bandiere, striscioni e murales cercano di abbellire alcuni dei muri di cemento che proteggono molti angoli delle strade e tutte le chiese della capitale irachena. Il colore ha invaso la città. Oggi non c’è posto per i grigi della paura e della guerra. Ma la distruzione del conflitto è quella ferita con cui si fanno i conti  lungo tutto il percorso. Perciò la presenza di Francesco qui, oggi, è una carezza immediata per una comunità che ha sperimentato una brutalità senza precedenti.

«Grazie di essere venuti. Io sono contento di riprendere i viaggi, e questo è un viaggio emblematico. È anche un dovere in una terra martoriata» ha detto il Pontefice ai 74 giornalisti di 15 Paesi presenti sul volo prima di salutare ognuno di loro rispettando anche ad alta quota i protocolli di sicurezza anti-covid. «Io cercherò di seguire le indicazioni e non dare la mano ad ognuno, ma non voglio rimanere lontano», ha aggiunto.

All’arrivo in Iraq, nel  primo viaggio dopo un anno a causa della pandemia, Francesco ha percorso i 23 km che separano l’aeroporto dal Palazzo di As-Salam in un’autovettura blindata, su richiesta del governo locale. Da settimane l’esercito e i servizi segreti locali stanno ispezionando a tappeto tutte le zone attraversate dal corteo papale per evitare qualsiasi imprevisto. I controlli sono capillari.

Nonostante che, a causa dell’aumento di casi di covid-19, il governo iracheno abbia proibito atti religiosi e attività sociali, così come lo spostamento tra province, lungo il percorso del corteo papale si è registrata una discreta presenza dei cittadini di Baghdad nelle strade ma soprattutto alle finestre degli edifici e ai terrazzi.

La capitale è la maggiore città del Paese e una delle più grandi del mondo arabo, a lungo centro culturale, commerciale e intellettuale di grande importanza. Quasi la metà dei cristiani iracheni vive qui a Baghdad. Ma secondo il vescovo ausiliare Andreas Abouna, dall’inizio della guerra circa il 75% della popolazione cristiana ha abbandonato la capitale, cercando protezione nel Kurdistan iracheno o al nord, in Paesi limitrofi come la Turchia, la Siria e la Giordania.

Il patriarca di Babilonia, che ha la sua sede a Baghdad, è a capo dell’organizzazione religiosa della Chiesa cattolica caldea. La Chiesa latina costituisce l’arcidiocesi di Baghdad. La città è inoltre la sede storica del patriarca della Chiesa assira d’Oriente.

Al suo arrivo al palazzo del governo, antica dimora dell’ex presidente Saddam Hussein e sede delle forze della coalizione statunitense durante l’invasione del 2003, Papa Francesco ha tenuto nel salone principale il suo primo e potente discorso pubblico di fronte alle autorità e ai rappresentanti della società civile e del corpo diplomatico.

L’Iraq è la chiave di tutto ciò che sta accadendo in Medio oriente, e le proteste in quello che è uno dei Paesi più colpiti dalla guerra si concentrano sulla corruzione, sulla disoccupazione e sulla classe politica. Francesco non fa sconti e si rivolge con parole inequivocabili alla classe dirigente, il cui compito principale sarà ricostruire un Paese segnato dalle diseguaglianze e dalla guerra.

da Baghdad
Silvina Pérez