A spasso per la città
di ieri e di oggi

La cupola di San Pietro prima della costruzione di via della Conciliazione
27 febbraio 2021

Il turista — pietra rara di questi tempi — che, sceso dal treno, decidesse di indugiare all’interno della stazione Termini mai e poi mai potrebbe immaginare che, al posto di una fitta serie di caffetterie, paninoteche e negozi per gli acquisti dell’ultimo minuto, il suo omologo di fine Ottocento avrebbe trovato a dargli il benvenuto nella città eterna un monumentale mosaico di epoca romana, recuperato dal vicino aggere di Servio Tullio. Inutile sperare di scoprirne almeno qualche frammento dietro un cartello pubblicitario o il pannello degli orari, o raccogliere qualche informazione dai solerti procacciatori di passeggeri dei bus panoramici che promettono di mostrare in meno di due ore tutta la grande bellezza della città. Niente da fare. Di quel mosaico, grande più di cento metri quadrati, non è rimasta neppure una tessera. Sparito, volatilizzato dopo che, nel 1910, venne rimosso dalla pavimentazione della sala d’aspetto dei passeggeri di prima classe per consentire l’ampliamento dello scalo ferroviario. Qualcuno ha ipotizzato che sia stato smantellato e che le sue pietre bianche e nere siano state riutilizzate per l’allestimento della sala del Mappamondo di palazzo Venezia. Ma, anche in questo caso, vana sarebbe ogni ricerca di conferme e di prove documentali.

Una “memoria” di questa come di altre leggendarie bellezze svanite nel nulla la si può però trovare sfogliando le pagine di un’originale guida della città firmata da Stefano Caviglia: Guida inutile di Roma – Luoghi e storie dalla città di un tempo (Intra Moenia, 2020, 280 pagine, euro 18,90). Giornalista di lungo corso e appassionato ricercatore di curiosità cittadine, l’autore — dopo due volumi dedicati alla comunità ebraica (L’identità salvata – Gli ebrei di Roma tra fede e nazione, Laterza, 1996, e Alla scoperta della Roma ebraica. La storia, i luoghi e la vita della più antica comunità della diaspora, Intra Moenia, 2013) ed uno centrato sul rapporto tra Roma e il suo fiume (A proposito del Tevere. Storia, bellezza e futuro del fiume che ha fatto grande Roma, Intra Moenia, 2018) — ci propone ora un nuovo viaggio attraverso il tempo, alla scoperta di una città che non c’è più.

I passi del narratore si muovono dalla stazione Termini per raggiungere piazza del Popolo, il Colosseo e San Pietro, “svelando”, dietro le automobili parcheggiate in doppia fila o lungo i rettilinei di via Nazionale e via della Conciliazione, antichi palazzi, vicoli, viali alberati e fontane che gli interventi urbanistici seguiti alla proclamazione di Roma a capitale d’Italia hanno rimosso o modificato. Il tutto accompagnato dalle descrizioni di scrittori del tempo e da una ricca documentazione fotografica recuperata da archivi e collezioni.

Anche se gli itinerari proposti sono oggi del tutto impraticabili, questa guida si rivela tuttavia davvero “inutile” — come avverte il titolo — solo per chi fosse alla ricerca di una nostalgica “Roma sparita” o cercasse una sponda per buttarsi nella mischia delle polemiche sulle travagliate trasformazioni urbanistiche della città. L’obiettivo è tutt’altro: condurre il lettore a trovare o a intuire nel paesaggio di oggi le impronte del passato, aiutandolo a conoscere in profondità le vicende che nell’ultimo secolo e mezzo hanno trasformato il volto di Roma. Insomma, una guida “utile” a carpire il segreto dell’eterna bellezza di questa città, in questi mesi immelanconita, che attende di poter tornare a incantare i viaggiatori di tutto il mondo.

di Piero Di Domenicantonio