
L’attività più nota del Segretariato attività ecumeniche (Sae), associazione fondata da Maria Vingiani, è la sessione di formazione ecumenica estiva giunta ormai alla cinquantaseiesima edizione. In quella del 1992 avvenne un episodio degno di nota. Alla tavola della presidenza sedevano il teologo Luigi Sartori, Maria Vingiani e l’ex segretario di Papa Roncalli, monsignor Loris Capovilla. Quest’ultimo donò alla fondatrice del Sae un oggetto. Dalla foto non si comprende bene, la didascalia che l’accompagna non dà però adito a equivoci: si tratta della lente di ingrandimento impiegata da Giovanni
Nata a Castellammare di Stabia da una famiglia numerosa giusto un secolo fa (28 febbraio 1921), Maria crebbe a Venezia; il padre, a motivo del suo antifascismo, era stato infatti trasferito in una città lontana. Se fosse rimasta nel Napoletano, forse la sua vocazione ecumenica non sarebbe sorta. Quando si è in possesso di lenti adatte, si scorgono angolature inedite. Nei campi e nei campielli veneziani sorgono molte chiese, ce ne sono parecchie di non cattoliche. Ortodossi greci, valdesi, metodisti, luterani, anglicani annunciano lo stesso Signore Gesù Cristo ma separati sia tra loro sia dalla Chiesa cattolica. Perché c’è questa varietà fra le comunità ecclesiali? Come capita spesso, le domande sono il motore della vita intellettuale e spirituale. Maria Vingiani frequentava l’università di Padova; chiese una tesi al professor Agostino Faggiotto (Storia delle religioni). Le fu affidato questo titolo: Una controversia dottrinale agli inizi del
Una rapida crescita spirituale porta Vingiani ad abbandonare l’apologetica e a cominciare a pensare in modo ecumenico. In quegli anni giovanili inizia a profilarsi la peculiare vocazione di introdurre all’ecumenismo presbiteri cattolici, vescovi, pastori protestanti e preti ortodossi. Lei, donna laica, fu maestra a uomini consacrati. Il suo fu un magistero de facto non de jure e in ciò si trova il sigillo della sua autenticità. A Venezia si formò un piccolo gruppo interconfessionale quasi clandestino con Maria come unica cattolica. Negli anni Cinquanta Vingiani si dedicò anche all’impegno civile e politico nelle fila della Democrazia Cristiana. Nel 1956 fu assessore alle Belle arti nella prima giunta di centrosinistra del Comune di Venezia. Il clima in città era cambiato, uno dei motivi del mutamento è ascrivibile alla presenza di Angelo Giuseppe Roncalli, dal 1953 patriarca della diocesi veneziana. In sede locale la carica ricoperta dall’assessore Vingiani favorì frequenti contatti con la curia e in particolare con il segretario di Roncalli, Loris Capovilla. In ambito internazionale, l’incarico le consentì scambi con vari paesi europei, in particolare con quelli dell’est: Polonia, Romania, Cecoslovacchia, Jugoslavia. È probabile che l’interesse, diventato negli anni sempre più vivo, di Vingiani per la dimensione europea dell’ecumenismo, affondi le proprie radici in quel periodo.
Dalla Laguna al Tevere. A trasferirsi per primo a Roma per diventarne vescovo fu Roncalli; al suo seguito si mosse Capovilla. Maria Vingiani avvertì subito il mutamento. Lasciata la politica e i parenti, si trasferì a Roma. La scelta comportò un distacco, molti problemi da affrontare, non ultimo sul fronte lavorativo, ma anche l’opportunità di vivere “in presa diretta” il clima esaltante legato alla decisione di Giovanni
Grazie all’incontro con Isaac e alla dichiarazione conciliare, la prospettiva in Vingiani si era fatta chiara: l’ecumenismo intracristiano poteva svilupparsi in modo fecondo solo guardando alla comune radice biblica ed ebraica. Nacquero le sessioni di formazione ecumenica, sorse il Sae che, dopo una fase sperimentale, si costituì formalmente come associazione nazionale nel 1966. La sua definizione ufficiale concentra in sé già quasi tutto; si tratta di «un’associazione interconfessionale di laici [attualmente integrata con l’aggiunta del termine “laiche”] per l’ecumenismo e il dialogo a partire dal dialogo ebraico-cristiano». Il Segretariato attività ecumeniche è quindi un’associazione indipendente da tutte le Chiese la cui vita interna è regolata in modo rigorosamente democratico. Su questa scelta, fortemente voluta e sostenuta da Vingiani, ha senza dubbio inciso l’esperienza politica della fondatrice, da lei abbandonata nella prassi ma non nello spirito. «Interconfessionale» che significa? Innanzitutto vuol dire che all’associazione possono iscriversi membri di qualsiasi Chiesa cristiana; in secondo luogo la qualifica comporta il fatto che il carattere indipendente del Sae sia volto a favorire l’incontro, anche sul piano spirituale e orante, tra le varie comunità cristiane. Proprio in quest’ambito, si è particolarmente esercitato il “magistero” di Maria Vingiani la quale fu sempre consapevole che il «pensare, sentire e vivere ecumenicamente» è ancora e sempre una meta da raggiungere.
Di tutto ciò — a cent’anni dalla nascita (e a uno dalla morte, 17 gennaio 2020) — si parlerà in Aprire strade di dialogo: Maria Vingiani, due eventi online organizzati dall’Università Ca’ Foscari di Venezia – Dipartimento di studi umanistici, dal Sae, dall’Istituto di studi ecumenici «San Bernardino», dall’Associazione Amici di don Germano e dalla famiglia Vingiani. Il primo, dal titolo «Nello spazio ecumenico», si terrà il 26 febbraio dalle 17 alle 19, con la partecipazione di Mauro Velati («Una vita per il dialogo: uno sguardo storico») e di Paolo Ricca, Traian Valdman, Donatella Saroglia, Tecle Vetrali, «Testimoni di un percorso». Modera Anna Urbani. Al secondo, intitolato «L’incontro ebraico cristiano», il 1° marzo dalle 17 alle 19, interverranno Gadi Voghera Luzzatto e il presidente del Sae, e, come «Testimoni di un percorso», Andrea Yaakov Lattes e Meo Gnocchi. Modera Giovanni Vian. Gli incontri saranno trasmessi in streaming su YouTube.
di Piero Stefani
Presidente del Segretariato attività ecumeniche