Nella memoria liturgica dei tre pastorelli di Fátima

La meraviglia dei bambini

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20 febbraio 2021

«Benedetta sia in Cielo e in Terra / Santa Maria, che per venirci a salvare / parlò a Fátima a quei pastorelli / ed è a lei che ora, prega e canta il mare». Sono versi del poeta portoghese Alfonso Lopes Vieira, composti nell’agosto del 1929 per l’inaugurazione della piccola cappella della sua abitazione — dedicata all’apparizione della Vergine di Fátima ai tre pastorelli — in San Pedro de Muel. Quando era giovane Lopes Vieira si dichiarava ateo, con sporadiche pretese di anarchismo, ma quel segno luminoso in cielo cambiò la sua esistenza di uomo, di poeta.

Qualche anno prima, l’esistenza dei tre pastorelli era cambiata. Loro ebbero il privilegio di trovarsi «dentro la Luce di Dio che si irradiava dalla Madonna». Così, li descrive Papa Francesco il 13 maggio del 2017, in occasione della canonizzazione di Francesco e Giacinta. Fátima e tre bambini. Lucia dos Santos, di 10 anni, e i suoi cugini Francesco e Giacinta Marto, fratelli di 9 e 7 anni, stanno giocando mentre pascolano un piccolo gregge, in un terreno di proprietà del padre di Lucia. Verso mezzogiorno, recitano il Rosario. Ma la loro preghiera a Maria è tutta particolare: dopo aver pronunciato il Pater noster, cercano di abbreviare l’Ave Maria, per giungere al Pater successivo. È un Rosario, senza regole. Sono bambini, in fondo. E ai bambini, le regole non piacciono poi così tanto. Aveva proprio ragione Merton: «Provate ad essere come bambini. Non fate le cose perché sono assolutamente necessarie, ma liberamente e per amore».

Ed è proprio in questo puerile gioco che i lampi dell’amore di Dio scuotono il cielo di Cova da Iria, questo il nome più preciso della località del Portogallo centrale ormai passata alla storia con il nome di Fátima. Quei lampi entrano nei cuori dei tre pastorelli, li scuotono e li sorprendono. Così il loro gioco diviene altro. Le anime di quei pastorelli sembrano quasi fare un girotondo con la Vergine. Sarà un girotondo che sconvolgerà e coinvolgerà tutto il mondo. Migliaia di pellegrini iniziano ad arrivare a Fátima non appena si diffonde la voce degli eventi soprannaturali. Il 13 ottobre una folla stimata tra le trentamila e le centomila persone assiste al “miracolo del sole”, il grande segno che era stato preannunciato dalla Vergine. Dopo una pioggia battente — così ci racconta Avelino de Almeida, caporedattore all’epoca della testata giornalistica «O Século» — «l’astro sembra un disco di argento scuro ed è possibile fissarlo senza il minimo sforzo. Non brucia, non acceca. Si direbbe realizzarsi un’eclissi. Ma ecco che un grido colossale si alza, e dagli spettatori che si trovano più vicini si ode gridare: “Miracolo, Miracolo! Meraviglia, meraviglia!”». Il cielo si apre e il disco solare viene visto cambiare colore, dimensione e posizione per circa dieci minuti. Il sole anche ha voluto giocare con i pastorelli. È l’«esplosione traboccante del soprannaturale in un mondo dominato dal materiale» ( Paul Claudel). È la meraviglia dei bambini davanti al gioco. È la meraviglia di Dio.

di Antonio Tarallo