Atlante - Cronache di un mondo globalizzato

Fraternità e speranza
risposte a un mondo in crisi

Padre e figlio, segnati dalla guerra, in un campo profughi nei pressi di Aleppo. A quasi dieci anni dallo scoppio del conflitto in Siria le condizioni di vita della popolazione civile restano drammatiche (Reuters)
19 febbraio 2021

Il discorso del Papa al Corpo diplomatico è una mappa per guardare al futuro post-pandemico


Una crisi con ricadute globali profonde, come quella sanitaria, ha prodotto «un carico di paura, sconforto e disperazione, insieme con molti lutti». Il risveglio deve partire dal superamento di un capitalismo unilaterale schiacciato sulla logica del profitto che addormenta le coscienze rendendole indifferenti alla realtà. La vera missione è una riscoperta del valore della persona umana ispirata alla carità. Carità verso un mondo in crisi, senza punti di riferimento, senza un centro condiviso, aperto e inclusivo.

Con il suo discorso al Corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede, Papa Francesco ha tracciato una mappa dei conflitti che lacerano il mondo contemporaneo, delineando una geopolitica della sofferenza umana spesso invisibile alle cancellerie, alla politica e ai grandi media. Il Papa ha di nuovo mostrato la peculiarità dell’occhio della Santa Sede sul mondo. Un occhio globale, che non si accontenta di individuare una singola crisi, ma è capace di collegare ogni fatto a uno scenario più vasto, alle dinamiche profonde e di lunga durata. Ogni guerra, ogni emergenza, ogni decisione è connessa ad altre e non può essere compresa senza guardare anche al quadro generale e alla storia che lo ha preceduto. E questo è ancor più vero oggi, nel pieno della pandemia di coronavirus che — ha detto il Papa — «ci ha messo in crisi, mostrandoci il volto di un mondo malato non solo a causa del virus, ma anche nell’ambiente, nei processi economici e politici, e più ancora nei rapporti umani». La pandemia «ha messo in luce i rischi e le conseguenze di un modo di vivere dominato da egoismo e cultura dello scarto e ci ha posto davanti un’alternativa: continuare sulla strada finora percorsa o intraprendere un nuovo cammino». Non possiamo capire la crisi economica se non facciamo riferimento anche alla crisi del modello capitalistico oggi dominante, così come non possiamo capire il fenomeno migratorio se non facciamo riferimento non solo ai conflitti che lacerano l’Africa e il Medio Oriente, ma anche alla crisi sociale e spirituale dell’Occidente.

Tuttavia, nel suo discorso Papa Francesco non si è limitato a riflettere sugli eventi. Ha anche indicato una soluzione, una visione diretta al futuro. Questa visione passa attraverso due parole chiave: fraternità e speranza, principi di una autentica “rivoluzione copernicana” dei modi di pensare e agire. «Il 2021 è un tempo da non perdere» ha detto il Papa. «E non sarà sprecato nella misura in cui sapremo collaborare con generosità e impegno. In questo senso ritengo che la fraternità sia il vero rimedio alla pandemia e ai molti mali che ci hanno colpito. Fraternità e speranza sono come medicine di cui oggi il mondo ha bisogno, al pari dei vaccini». Indicazioni rivolte soprattutto al mondo della politica, anch’esso in profonda crisi con la crescita delle contrapposizioni e l’incapacità di trovare soluzioni. Come dimostra la situazione attuale in Myanmar, dove «il cammino verso la democrazia intrapreso negli ultimi anni è stato bruscamente interrotto dal colpo di stato».

Il presente numero di «Atlante» intende rilanciare questo fondamentale messaggio di Papa Francesco sviluppandone le indicazioni, gli spunti, la visione. Per questa ragione abbiamo scelto di organizzare l’inserto in base ai contenuti del discorso al Corpo diplomatico. Nelle pagine interne Anna Lisa Antonucci approfondisce le conseguenze sociali ed economiche della crisi sanitaria, soffermandosi in particolare sull’emergenza educativa. Il Papa ha infatti evocato la “catastrofe educativa”, davanti alla quale «non si può rimanere inerti, per il bene delle future generazioni e dell’intera società». Alle migrazioni è invece dedicato l’articolo di Elisa Pinna, che parla della storia di un padre e di un figlio honduregni separati alla frontiera tra Messico e Stati Uniti. Una storia tragica, che porta alla luce un’altra indicazione cruciale del Papa: «Ogni essere umano ha diritto — ha diritto! — e dev’essere messo in condizioni di ottenere i mezzi indispensabili e sufficienti per un dignitoso tenore di vita».

Al nucleare e alla situazione in Libano, altri due punti nodali del discorso pontificio, sono invece dedicati gli articoli di Francesco Citterich e Fabrizio Peloni.

In quarta pagina, invece, l’Africa, un altro grande tema caro a Papa Francesco. Nella rubrica Hic sunt leones Giulio Albanese ricorda come per molte popolazioni del continente nero la vaccinazione anti-covid resti ancora un miraggio. Con conseguenze tragiche.

di Luca M. Possati