Il Nuovo Dizionario Teologico Interdisciplinare

La coscienza della Chiesa

Raffaello Sanzio, «Teologia» (1508)
17 febbraio 2021

Molti, ormai, considerano il dizionario un antiquato, ottocentesco strumento di accessibilità e praticabilità della ricerca o, più in generale, della divulgazione. Un vecchio residuato di quei cent’anni, fitti, fitti di rivoluzioni sociali e culturali, che, più di dieci anni fa, Marazzini definì, non a caso, «il secolo dei vocabolari». Eppure spetta al grande opificio lessicale del latino medievale, la parola dictionarium, che si fa risalire a quella dictioionis, che i latinisti traducono coi termini «espressione», «dizione», o più liberamente «discorso». Il Nuovo Dizionario Teologico Interdisciplinare (Bologna, Edb, 2020, pagine 856, euro 60) si propone come un testo da leggere e non solo da consultare, come strumento al tempo stesso riflessivo ed operativo. È una soluzione decisiva e particolarmente valida per chi voglia comprendere il discorso teologico e i numerosi discorsi ch’esso fa nascere anche oltre i suoi steccati disciplinari.

Nel 1977 fu la Marietti, una delle più antiche case editrici italiane, a celebrare l'inizio di una formula, che oggi le Dehoniane ripropongono in un contesto ecclesiale e culturale profondamente mutato. Nel 1977 erano trascorsi appena dodici anni dalla fine del concilio Vaticano ii , Paolo vi compiva il quattordicesimo anno di pontificato e presiedeva il suo sesto concistoro, nel corso del quale creò quattro nuovi cardinali, tra i quali Joseph Ratzinger. Fuori dalle Mura Leonine, gli Stati Uniti accoglievano Jimmy Carter quale nuovo presidente, Gheddafi annunciava la Gran Giamahiria, un terremoto impetuoso abbatteva trentatré palazzi di Bucarest, uccidendo 1.500 persone, e le Madri di Plaza de Mayo cominciavano a protestare per la sparizione dei figli davanti alla Casa Rosada. In sostanza, cela fait longtemps!

Da allora, il mondo è cambiato moltissimo e, con esso, anche la Chiesa: sono occorsi altri quattro pontificati per raccogliere i frutti del concilio. Abbiamo maturato con progressiva cognizione la necessità di venire fuori dal «moggio» (Matteo 5, 15) e dalla situla cerimoniale presso cui la nostra luce, quantunque sempre sfavillante nell’aspirazione evangelica, rischiava di rimanere nascosta. Lasciandosi illuminare dalla realtà, la Chiesa ha cominciato nuovamente e lentamente a illuminarla.

Leggendo le 95 voci del Nuovo Dizionario Teologico Interdisciplinare, redatte da illustri autori dell’intellettualità cattolica italiana (e non solo), abbiamo riconosciuto segni chiari ed evidenti di questa nuova coscienza della Chiesa: promettente, propositiva, generativa, aperta al senso, al futuro, alla gioia possibile di vivere «per l’uomo», «con Dio», in un mondo più sano e più giusto. Abbiamo riscoperto che cosa meravigliosa sia la tradizione apostolica. Non solo e non tanto perché tra gli autori ci sono stimati vescovi, ma perché ogni autore si è espresso grato — come ha fatto giustamente notare Luciano Pacomio nella sua Prefazione — «rispetto ad un passato di insegnamento e di pensieri cui è debitore».

Nella prima sezione, i curatori hanno proposto, in maniera ordinata e ben strutturata, gli elementi fondamentali della fede cristiana, ponendo in rapporto la perenne attualità del Vangelo, l’Evento e la Parola, con le coordinate culturali, antropologiche e teologiche del tempo presente. Nella seconda sezione, hanno enucleato, con saggio vaglio, una sessantina di «voci nodali», scelte sia per la loro valenza intrinseca sia per la loro attualità: Alterità, Ateismo, Bene/Male, Creazione, Dignità Umana...

La terza e ultima sezione del Dizionario, di tono prospettico, se non addirittura progettuale, ci ha particolarmente trascinato. Essa eleva il compito di un dizionario ben oltre l’orizzonte lessicale o nozionistico. Mentre presenta un bilancio della storia del cristianesimo e delle Chiese, a partire dalla metà del Novecento fino ad oggi, si apre alle loro prospettive con uno sguardo rivolto al futuro, ponendo già il daffare che ci aspetta. La lettura che propone sembra aderire a quanto suggerisce Gadamer con la «fusione di orizzonti», ma anche alla necessità espressa da Bachtin di leggere la realtà, raffrontando, lottando, «co-creando» e inventando. Ma aderisce soprattutto alla Veritatis gaudium e ai tre criteri indicati da Papa Francesco per la teologia «nel suo farsi»: contemplazione, dialogo, interdisciplinarietà. Seguendo tale via, questa terza sezione risponde perfettamente alla necessità di «venire fuori dal moggio», di uscire «per le strade» e andare «ai crocicchi» (Matteo 22, 9). Di incontrare le piaghe del mondo. Essa ci racconta, sin dall’intitolazione delle voci, cosa c’è là fuori, quali i nodi da districare e le bufere in cui operare: Chiesa, Chiese e cristianesimo dal concilio ad oggi, Cristianesimo e Chiese del futuro, Corpo, Donna, Evangelizzazione, Futuro/Speranza, Globalizzazione, Povertà/Ineguaglianza.

L’ultima voce, Covid 19. Il presente e il futuro del mondo (di Giuseppe Zeppegno), è stata inserita in coda quando le bozze del Dizionario erano già avviate. Un’aggiunta preziosa, senza la quale l’intero lavoro avrebbe corso il rischio dell’inattualità.

Quando, nel gennaio del 2020, la pandemia si è diffusa in tutto il mondo, nulla è rimasto immutato. Un processo di crisi ampiamente generalizzato ha investito ogni settore della vita, della società, della religione, della cultura ed anche della teologia, implicando tantissimi aspetti toccati dalle voci del Dizionario. Potremo così valutare se, come e quanto la pandemia e le sue conseguenze debbano intervenire a riformulare quanto viene proposto in questo dizionario, che abbiamo letto e rileggeremo spesso, con cuore grato, insieme alla sua ultima, urgente domanda: Quale futuro? Ce lo chiederemo ogni giorno. E proveremo ogni giorno a rispondere.

di Roberto Rosano